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giovedì 26 novembre 2015


dove si parla del passaggio dalla forza bruta alla intelligenza


35-Forza bruta




I rettili ormai sono in piena espansione. Seguendo il corso dei fiumi, contornati da vegetazione fittissima, hanno abbandonato quelle foreste dal caldo umido e soffocante. La scena ora si è fatta più varia e la zona è piena di vegetazione, corsi d’acqua, torrentelli che scendono a valle; l’aria è più fresca, ma il sole picchia sui sassi disseminati lungo i corsi d’acqua. Il primo rettile giunto in questo ambiente idilliaco  è stato un piccolo animale insettivoro che trovò un insperato banchetto, per di più senza la presenza di predatori. Seguiranno poi  rettili dalla taglia sempre più grande, pacifici lucertoloni erbivori con un corpo massiccio e tondeggiante, lunghi fino a tre metri. Sono grandi mangiatori di vegetali ed hanno un voluminoso apparato digerente. Questi animali sono, in genere, molto grandi, ma, molto vulnerabili. E allora anche per i nostri pacifici rettiloni arriveranno i tempi duri Sono sempre le prede ad attirare i predatori e...a soccombere. Cosa che accadrà ai nostri simpatici animaloni con l’arrivo dei loro simili, anch’essi muniti di vela, ma carnivori. In realtà questi rettili carnivori non è che arrivassero da chissà dove. Sono soltanto un ramo evolutivo diverso dai precedenti, e spinti dal loro vorace appetito, hanno trasformato il loro apparato digerente in modo da divenire carnivori. La bocca è piena di denti aguzzi adatti a strappare a brandelli la carne delle malcapitate vittime, la inghiotte senza masticarla e la sua voracità è forte. 





Le predazioni che questi animali compiono sono delle vere e propri lotte tra titani. Interi alberi scossi da una lotta furibonda tra giganti. Ma ad avere la meglio, alla fine, sarà sempre il carnivoro, anche se di stazza più piccola. L’erbivoro, si dibatterà a lungo, ma poi cadrà a terra con il collo dilaniato dai denti possenti e acuminati del vorace predatore. Una volta che l’appetito del carnivoro è stato placato non c’è più pericolo per gli altri rettili che si crogiolano al sole lì intorno. Questa forza bruta dei carnivori, in grado di atterrare i mastodonti erbivori, fu la naturale conseguenza dello sviluppo degli esseri viventi nel senso della grandezza in grado di rispondere solo ai propri istinti di cui quello della fame è uno dei più importante. La loro scatola cranica conteneva, si, un cervello, ma esso era ancora troppo primitivo. Erano cresciuti troppo nella loro mole, ma il cervello era rimasto a livello di quello della medusa, fatte le dovute differenze di grandezza. In quel periodo la crosta terrestre era ancora riunita in un unico grosso continente, ma cominciavano i suoi primi stravolgimenti grazie alla attività vulcanica interna. Le nuove zone createsi in seguito a questi stravolgimenti della crosta furono in breve colonizzate dai rettili che proseguirono nella loro opera di conquista di territori sempre più vasti. Ben presto si adattarono ai nuovi climi subendo le trasformazioni che l’evoluzione ritenne necessarie, per dare origine ad un ramo molto importante dei rettili: i Terapsidi.




36-Terpsidi




L’importanza dei Terapsidi sta soprattutto nel fatto che da questo ramo si svilupperanno in futuro i mammiferi. Infatti essi cominceranno a subire quelle trasformazioni che li porteranno ad assumere caratteristiche tipiche dei mammiferi: temperatura corporea costante (animali a sangue caldo), peli e pellicce per adattarsi alle zone più fredde, maturazione delle uova all’interno del corpo, cure parentali e latte dalle mammelle per i piccoli.  In questo periodo i Terapsidi occupano grandi spazi nella fascia equatoriale ed anche nei territori a nord e a sud dove il clima è più secco e la temperatura diminuisce. Le forme e l’aspetto che questi animali assumono sono veramente terrificanti e degni dei film dell’orrore. Teste piene di protuberanze, corna, creste, corpi massicci corazzati da piastre e borchie, ma anche alcuni con rivestimenti più lisci e privi di squame. Molti animali, evidentemente vegetariani, vivono in branco per potersi meglio difendere dall’assalto dei predatori carnivori. Anche a sud del pianeta i Terapsidi la fanno da padroni.






 Queste terre sono molto giovani; cento milioni di anni prima esse erano ricoperte di ghiaccio, mentre ora, dopo essersi spostate verso l’equatore, il ghiaccio si è sciolto rendendo disponibile una superficie crescente di terre che la vita non ha tardato ad occupare: prima le piante, poi gli invertebrati, ora i rettili Terapsidi. Anche qui mandrie di animali enormi ed erbivori scorazzano in lungo e in largo, divorano quantità enormi di fogliame, si abbeverano, stando sempre in gruppo, ai laghi e ai corsi d’acqua. Sono animali pacifici, ma, certo, quando sono contrariati e attaccano con la loro mole, sono dei veri e propri carri armati che travolgono ogni cosa. Si pensa combattessero le loro lotte per la dominanza e il possesso del territorio e delle femmine, cozzando le loro teste, dotate di ossa frontali di eccezionale spessore. Se sulla terra, come dentro il mare, il destino era quello di avere animali sempre più grossi, il cielo invece, era stato preso d’assalto da quegli insetti di cui abbiamo già parlato e che, da tempo, non facevano altro che saltare di qua e di là per sfuggire ai predatori, come facevano anche i loro progenitori dentro l’acqua. Essi all’incirca 310 milioni di anni fa  impararono a fare salti sempre più lunghi e inventarono il volo. Rimasero di taglia minuscola, si moltiplicarono all’infinito e continuarono a popolare i cieli e lo spazio aereo tra gli alberi delle foreste. Il loro ronzio diventò tutt’uno con il fruscio degli alberi d’alto fusto. Stavano senz’altro bene lassù al riparo da  tanti pericoli, mentre sulla terra la vita già da tempo era un vero e proprio inferno.


37-Uccelli




Prima che l’era dei dinosauri finisca, avviene un fatto importante che porterà alla nascita di esseri molto particolari. Le prime avvisaglie del fatto che un nuovo e importante ramo evolutivo sta per nascere, ci vengono dagli incontri che è facile fare in zone, a ridosso delle lagune costiere, dove una estesa ragnatela di piccoli corsi d’acqua, crea numerosi isolotti, pieni di verde e di piante, soprattutto bassi cespugli di felci. Qui è facile incontrare un curioso dinosauro le cui dimensioni sono quelle di... una gallina, una versione miniaturizzata degli enormi dinosauri bipedi. Rapido, timido, questo piccolo dinosauro si è adattato a una vita da predatore e opportunista. Ha un becco con i denti, due zampe con gli artigli, il corpo rivestito da piume e abbozzi di ali. Non vola ancora ma è sulla buona strada. In pratica è il terrore degli insetti e dei piccoli vertebrati che vivono all’ombra della vegetazione. Prima planando, poi con una sempre più attiva partecipazione, sbattendo le ali, lentamente il nuovo filone evolutivo trova il modo di mettere in pratica la nuova invenzione. Intuisce che ai vantaggi di poter catturare piccole prede e insetti per altri irraggiungibili, avrebbe sommato i vantaggi di poter sfuggire con facilità al pericolo degli ormai numerosi predatori terrestri. In questa epoca non è difficile vedere strani rettili di piccola taglia e con la forma affusolata solcare i cieli grazie al fatto che hanno sviluppato una membrana lungo gli arti anteriori, tesa a mò di ali. Eseguono più che altro voli planati, catturano pesci sotto il pelo dell’acqua e atterrano pesantemente. Sono timidi tentativi alla ricerca di strutture idonee per spiccare il volo e per mantenerlo a lungo. Dopo questo tentativo di creare una macchina volante, altri ne seguirono e i cieli si fecero sempre più affollati. 




Quello che sembra certo è che questi tentativi siano nati dalla necessità di doversi lanciare dai rami degli alberi, dove, evidentemente, molti rettili antenati, non ancora volanti, avevano preso a vivere. Basta vedere la facilità con cui si arrampicano alcuni rettili di piccola taglia come le lucertole e i serpenti. L’evoluzione di questo nuovo filone di animali volanti ebbe notevole successo in quanto si accaparrava delle nicchie che non erano state occupate da nessuno. Tanto che, prima della fine dell’era successiva, il Cretacico, e cioè 80 milioni di anni fa, quando siamo ancora sotto il dominio degli ultimi feroci dinosauri, nel cielo volteggiavano, numerose specie di uccelli, anche di tipo moderno (gabbiani e altri uccelli costieri). Il Giurassico è finito e con esso l’era dei dinosauri più grandi. Ci inoltriamo quindi nel Cretacico dopo un nuovo progressivo cambiamento climatico che ha finito per modificare le condizioni ambientali causando una nuova crisi di sopravvivenza per animali e piante. Il progressivo inaridimento del clima, ha portato, nei pressi dell’equatore, alla formazione di zone simili alla odierna savana, punteggiata qua e là da isole di fitta vegetazione.




38-Qualcosa di umano




Siamo a circa 125 milioni di anni fa. I drammi che qui si consumano consistono in scene di caccia molto diverse dal solito. savana, inframezzata da isole di fitta vegetazione. Siamo a circa 125 milioni di anni fa. I drammi che qui si consumano consistono in scene di caccia molto diverse dal solito.  Qualcosa deve essere cambiato nel meccanismo evolutivo durante il Cretacico. Innanzi tutto le forme sono meno gigantesche. Pur esistendo ancora dei colossi tra i dinosauri, è chiaro che cominciano a svilupparsi delle tendenze evolutive che puntano in direzioni del tutto nuove, magari verso lo sviluppo di una certa intelligenza. Non a caso, infatti, una strategia di caccia di gruppo (appostamento silenzioso, attacco di sorpresa, assalto fulmineo, diversificazione dei compiti, divisione delle zone da colpire e, infine, rispetto delle gerarchie del gruppo), lascia presumere l’esistenza, a livello individuale, di prestazioni cerebrali di un certo livello. Allora viene il sospetto che, dopo 150 milioni di anni di evoluzione, come esseri dominanti, finalmente qualche dinosauro cominci a mostrare un barlume di intelligenza. E’ possibile ciò? Questi carnivori sono animali bipedi, alti quanto un uomo ed hanno un cervello che, in proporzione, è nettamente più grande di quello di un qualsiasi altro rettile mai esistito. E’ superiore persino a quello dei mammiferi dell’epoca. E’ impressionante vedere con quale agilità e grazia le loro mani prensili a tre dita rigirino sassi e pezzi di tronco scrutando ogni anfratto con i loro occhi capaci di una visione frontale, in cerca di prede da divorare. Sembra che abbiano quasi qualcosa di umano, ma, naturalmente un rettile non è un mammifero, specialmente per quanto riguarda la struttura del cervello.




uno dei primi mammifari



 Il quesito è davvero inquietante e certo nessuno può dare una risposta affermativa, o negativa, anche perchè qualsiasi risposta sarebbe allo stesso tempo giusta e sbagliata non essendo corroborata dal riscontro dei fatti. L’unica cosa su cui dovremmo riflettere è la nostra maledetta e incrollabile  posizione di assoluto antropocentrismo. Siamo troppo convinti, e ci crediamo ciecamente, che tutto sia cominciato per arrivare a noi. Pensiamo di essere al centro dell’universo, e non ci sfiora nemmeno l’idea che la nascita del gradino uomo durante la scala evolutiva, potrebbe non essere altro che una delle tante soluzioni possibili. E’ vero che il mondo e la sua storia non si sono fatti e non si fanno con i “se” e con i “ma”, però è anche vero che, se riuscissimo finalmente a scrollarci di dosso la nostra convinzione di essere “il fine ultimo”, potremmo capire più facilmente, ed accettarne la possibile esistenza, l’eventualità che intelligenze non necessariamente simili alla nostra, avrebbero potuto svilupparsi ad un certo punto del processo evolutivo. Non solo, ma capiremmo che il nostro non è affatto un punto di arrivo, bensì un punto di partenza verso un mondo forse “totalmente intelligente”.


39-Piccola taglia




Dieci milioni di anni sono un periodo di tempo sufficiente per permettere un rapido sviluppo evolutivo delle masse ossee e muscolari, e passare dallo scoiattolo al rinoceronte, ma insufficiente per permettere un aumento di volume del cervello, e quindi della intelligenza. Gli sguardi vuoti di questi animali sono la prova della loro stupidità; certo la loro vita è priva di stimoli, non hanno competizione per il cibo, nè predatori che possano impensierirli e, comunque, indurre comportamenti intelligenti. Corpo massiccio, carattere pacifico, protuberanze sul capo, zampe tozze, acquartierato preferibilmente tra pozze d’acqua e terraferma, il futuro rinoceronte sarà l’animale verso cui convergeranno diverse linee evolutive che si incroceranno e sovrapporranno, permettendo in futuro anche un discreto sviluppo della massa cerebrale. In alcuni punti del pianeta 38 milioni di anni fa, si aggiravano dei bestioni enormi dai quali, col tempo presero origine quegli animali detti ungulati, forniti cioè di zoccoli (cavalli, bufali, maiali, cervi, elefanti) i quali, non sono dei predatori, bensì delle prede. Di lì a poco, infatti cambieranno i rapporti di grandezza tra predatori e prede, grazie all’intervento del tanto atteso nuovo fattore. Fino ad ora ci è sembrato di assistere alla ripetizione di quanto avvenuto in precedenza tra i rettili o tra gli animali acquatici: per onorare il detto “pesce grosso mangia pesce piccolo”, ancora una volta la tendenza evolutiva si dimostra essere quella di creare grossi erbivori, ben pasciuti, a causa della loro voracità e della enorme disponibilità di vegetali, ma anche carnivori predatori ben più grossi, in grado di assalire e divorare, in perfetta solitudine le loro prede. Ma i mammiferi non erano come i rettili, e così la tendenza evolutiva portò gradualmente alla scomparsa dei predatori di grosse dimensioni e alla comparsa di generazioni di predatori che avevano una anatomia più agile  e un cervello più grosso.






 Infatti, 35 milioni di anni fa, comparvero gli antenati dei cani, delle volpi, delle manguste, dei felini, e più tardi delle iene. Stava per cominciare l’era in cui per cacciare non era più necessaria unicamente la forza bruta. In futuro, predatori più piccoli, agili e più intelligenti, si sarebbero trovati a cacciare delle prede che, sebbene più grandi, mai avrebbero raggiunto le dimensioni degli erbivori del passato. Nel caso di caccia ad animali di taglia più grande, questi predatori si sarebbero dedicati soprattutto ad elementi più giovani o malati e quindi più vulnerabili. Già questa capacità di scelta presuppone una certa forma di intelligenza; se si tiene conto, poi, che molti di questi mammiferi presero a vivere e quindi a cacciare in gruppo, si capisce che ciò porterà inevitabilmente a una specializzazione e una divisione dei compiti nell’ambito del gruppo. Ciò sarà reso possibile, evidentemente dallo sviluppo del cervello. L’aumento della massa cerebrale, quindi, dei neuroni capaci di elaborare le informazioni darà la possibilità, al cervello di questi animali, di utilizzare ed elaborare meglio i dati ambientali, cercando di risolvere a favore proprio, e del gruppo nel quale vive, i problemi relativi alla sopravvivenza.