Dove si parla di come il futuro uomo, da quello pseudo scimmione che era, sia potuto diventare un artista
63- Utensili
Naturalmente il Neanderthal non è emerso di colpo, come un fungo di notte; il suo predominio in Europa e altrove (tra i 100 mila e i 35 mila anni fa) è il punto di arrivo di un graduale processo di trasformazione. Egli è l’ultimo stadio di evoluzione di quell’homo sapiens partito dall’Africa, ma non è ancora un sapiens sapiens che, come vedremo, arriverà successivamente, sempre dall’Africa per annientare i neandertaliani e colonizzare tutto il globo. Alto sui 160 cm , una corporatura robusta e una muscolatura potente, un aspetto tozzo, una testa larga e piatta con una arcata sopracciliare molto accentuata, un volume cerebrale intorno ai 1500-1600 centimetri cubici, un grande naso, il mento sfuggente, le gote all’altezza dei canini superiori rigonfiate, incisivi molto grandi, la pelle chiara. Questo sembra sia l’identikit dell’uomo di Neandertal. Vissuto per circa 50 mila anni a diverse latitudini dell’Europa, dall’Italia fino alle aree ghiacciate del nord, in pieno tra due glaciazioni, era un uomo abbastanza evoluto che praticava la caccia ed aveva una tecnologia molto avanzata.
Questo elevato grado di complessità tecnologica ben si rispecchia nella evoluzione degli utensili usati dall’uomo di Neandertal. La realizzazione di manufatti sempre più sofisticati, che va di pari passo con la diversificazione delle funzioni (tagliare forare, grattare) è anch’essa legata allo sviluppo della organizzazione sociale in quanto ogni nuova tecnica doveva essere trasmessa a tutto il gruppo. Così, al di la della propria funzione, con l’uomo di Neandertal l’utensile diventa un oggetto sociale. L’uso di alcuni oggetti, inoltre, denota lo sviluppo di idee di ordine estetico e religioso; in questo periodo, infatti, compaiono i primi oggetti ornamentali: pendagli fatti con oggetti di animale che venivano bucati e scanalati per poter essere appesi. La scelta dei tipi di denti, il più delle volte di animali carnivori (volpi, orsi, lupi o iene) fa pensare che gli artigiani cercassero di beneficiare delle virtù attribuite a quegli animali, Peraltro indossare simili oggetti ornamentali era forse un tratto distintivo di età, di sesso o addirittura di stato sociale degli individui. Questi uomini, così come sono stati descritti, in base ai ritrovamenti fatti i diverse zone dell’Europa, hanno incarnato a lungo quella bestialità che la nostra immaginazione considerava tipica degli uomini preistorici. Eppure le loro occupazioni di natura spirituale, i loro utensili elaborati, risultano di una abilità che certo non hanno potuto imparare senza l’ausilio di un linguaggio. Inoltre le loro tecniche venatorie ne fanno oggi, ai nostri occhi, uomini di tutto rispetto. Per giunta il loro volume cerebrale è tale da superare spesso quello medio degli uomini moderni. I ritrovamenti di numerose sepolture risalenti a questo periodo sono testimonianze dei loro sentimenti di fronte alla morte e della loro religiosità.
Questo elevato grado di complessità tecnologica ben si rispecchia nella evoluzione degli utensili usati dall’uomo di Neandertal. La realizzazione di manufatti sempre più sofisticati, che va di pari passo con la diversificazione delle funzioni (tagliare forare, grattare) è anch’essa legata allo sviluppo della organizzazione sociale in quanto ogni nuova tecnica doveva essere trasmessa a tutto il gruppo. Così, al di la della propria funzione, con l’uomo di Neandertal l’utensile diventa un oggetto sociale. L’uso di alcuni oggetti, inoltre, denota lo sviluppo di idee di ordine estetico e religioso; in questo periodo, infatti, compaiono i primi oggetti ornamentali: pendagli fatti con oggetti di animale che venivano bucati e scanalati per poter essere appesi. La scelta dei tipi di denti, il più delle volte di animali carnivori (volpi, orsi, lupi o iene) fa pensare che gli artigiani cercassero di beneficiare delle virtù attribuite a quegli animali, Peraltro indossare simili oggetti ornamentali era forse un tratto distintivo di età, di sesso o addirittura di stato sociale degli individui. Questi uomini, così come sono stati descritti, in base ai ritrovamenti fatti i diverse zone dell’Europa, hanno incarnato a lungo quella bestialità che la nostra immaginazione considerava tipica degli uomini preistorici. Eppure le loro occupazioni di natura spirituale, i loro utensili elaborati, risultano di una abilità che certo non hanno potuto imparare senza l’ausilio di un linguaggio. Inoltre le loro tecniche venatorie ne fanno oggi, ai nostri occhi, uomini di tutto rispetto. Per giunta il loro volume cerebrale è tale da superare spesso quello medio degli uomini moderni. I ritrovamenti di numerose sepolture risalenti a questo periodo sono testimonianze dei loro sentimenti di fronte alla morte e della loro religiosità.
64-Glaciazioni
Ma come mai in questa epoca e a queste latitudini, quando ancora non è nato l’uomo moderno, troviamo un essere così evoluto tecnologicamente e spiritualmente, con una massa cerebrale così sviluppata a dispetto del suo aspetto ancora semi cavernicolo? Una possibile spiegazione potrebbe essere questa: come già accennato l’Uomo di Neanderthal è vissuto tra due glaciazioni. Le glaciazioni sono dovute ad un notevole raffreddamento climatico causato da cambiamenti dell’orbita terrestre intorno al sole e della inclinazione dell’asse di rotazione del globo; tutto ciò è amplificato da profonde modificazioni delle correnti marine polari, nonché da variazioni del tasso di anidride carbonica nell’atmosfera: Tali variazioni hanno carattere ciclico e pertanto si ripetono ad intervalli. Prima che l’Europa del nord fosse stretta nella morsa del freddo della grande glaciazione detta Riss protrattasi per 200 mila anni, già erano presenti individui con un volume cerebrale di 1200 cc e con caratteri primitivi ma in fase di evoluzione. La glaciazione Riss fu terribile, la peggiore che l’uomo abbia mai conosciuto. Per migliaia di anni tutto il nord Europa rimase sepolto dalla neve e dai ghiacci, la temperatura estiva scese spesso sotto lo zero, ghiacciò il 30% delle terre emerse, l’attuale Gran Bretagna fu ricoperta da ghiacciai che raggiunsero addirittura lo spessore di 2 chilometri , un ponte continentale unì permanentemente la Siberia con l’Alaska. I boschi e persino gli abeti scomparvero per lasciare il posto a steppe e tundre; oltre alla vegetazione, anche gli animali ad essa legati migrarono o morirono.
Anche l’uomo si piegò a queste mutate condizioni ambientali, a causa della rottura della catena alimentare. Non si trovano fossili relativi a questo periodo ed infatti l’Uomo si sposta ai margini del Grande Freddo, nella tundra o nelle steppe dove vivono renne, mammut, rinoceronti lanosi. Con questo clima le abitudini di vita cambiarono; l’uso del fuoco e delle pelli divenne sempre più importante e così pure l’abilità nella caccia, in un ambiente più povero ed ostile. Tutti questi fattori, collegati insieme, richiesero più capacità di adattamento e, quindi, più intelligenza. Grazie alle sue già notevoli capacità di adattamento l’uomo riuscì a non soccombere, ma continuò ad esistere e a riprodursi restando ai margini dei ghiacciai dove le difficili condizioni fecero, probabilmente, aguzzare l’ingegno agli uomini, alla perenne ricerca di continue soluzioni per sopravvivere in un ambiente tanto ostile. Le glaciazioni, insomma, sarebbero diventate un fattore di accelerazione evolutiva. E questa accelerazione portò alla nascita dei primi uomini di tipo Neandertaliano così evoluto e capace di perdesi e di adattarsi nelle zone più nordiche dell’Europa lasciate libere dai ghiacciai e ripopolate dalla flora e dalla fauna. Dovettero passare, però, quasi centomila anni, che spiegano il lungo silenzio fossile relativo a questo periodo, perchè si cominciassero a vedere i primi Neanderthal.
Anche l’uomo si piegò a queste mutate condizioni ambientali, a causa della rottura della catena alimentare. Non si trovano fossili relativi a questo periodo ed infatti l’Uomo si sposta ai margini del Grande Freddo, nella tundra o nelle steppe dove vivono renne, mammut, rinoceronti lanosi. Con questo clima le abitudini di vita cambiarono; l’uso del fuoco e delle pelli divenne sempre più importante e così pure l’abilità nella caccia, in un ambiente più povero ed ostile. Tutti questi fattori, collegati insieme, richiesero più capacità di adattamento e, quindi, più intelligenza. Grazie alle sue già notevoli capacità di adattamento l’uomo riuscì a non soccombere, ma continuò ad esistere e a riprodursi restando ai margini dei ghiacciai dove le difficili condizioni fecero, probabilmente, aguzzare l’ingegno agli uomini, alla perenne ricerca di continue soluzioni per sopravvivere in un ambiente tanto ostile. Le glaciazioni, insomma, sarebbero diventate un fattore di accelerazione evolutiva. E questa accelerazione portò alla nascita dei primi uomini di tipo Neandertaliano così evoluto e capace di perdesi e di adattarsi nelle zone più nordiche dell’Europa lasciate libere dai ghiacciai e ripopolate dalla flora e dalla fauna. Dovettero passare, però, quasi centomila anni, che spiegano il lungo silenzio fossile relativo a questo periodo, perchè si cominciassero a vedere i primi Neanderthal.
65-Sapiens sapiens
Così questo uomo nuovo, plasmato dal grande freddo in modo da riuscire a popolare gran parte dell’Europa fino alle più alte latitudini, cominciò la sua avventura sulla terra che sarebbe durata, di generazione in generazione, appena 50 mila anni. Il suo declino e la sua abbastanza rapida scomparsa ebbe inizio quando l’Europa fu presa nella morsa di una nuova glaciazione (detta Wurm), che iniziò 80 mila anni fa per terminare circa 20 mila anni fa. Fu verso la fine di questa glaciazione che in Europa avvenne, in maniera inspiegabilmente molto rapida, il cambio della guardia tra l’ultimo esponente dell’Homo sapiens e il Sapiens sapiens, uomo del tutto simile a noi per caratteristiche somatiche e per potenziale intellettivo. Il cambio della guardia che determinò la rapida scomparsa del Sapiens e la altrettanto rapida ascesa del Sapiens sapiens, trova le sue prime testimonianze nei fossili ritrovati a datati 30 mila anni fa, quando non si trovano più resti di Neanderthal, nè ossa nè strumenti, nè oggetti. I crani che si trovano dopo i 30 mila anni presentano ormai le caratteristiche tipiche dell’uomo moderno, senza più quei tratti neandertaliani che avevano contraddistinto per decine di migliaia di anni gli antichi abitatori dell’Europa.
Sempre proveniente dall’Africa, e ancora più evoluto del suo predecessore, il Sapiens sapiens nel momento della sua partenza in territorio africano non era più un essere scimmiesco ed aveva già quel grado evolutivo conquistato dal suo predecessore. La sostanziale differenza stava nel fatto che il sapiens sapeva, mentre il sapiens sapiens sapeva di sapere. Questo nuovo essere, molto simile a noi, probabilmente era gia presente in Africa 100 o 130 mila anni fa, quando circolavano delle forme arcaiche di Sapiens sapiens, cioè individui che appartenevano al filone dell’uomo moderno. Essi avevano l’impronta della faccia, la conformazione cranica e un volume cerebrale molto simile alle caratteristiche dell’uomo moderno. Un uomo così evoluto, in grado di muoversi nel suo ambiente con autosufficienza, non poteva far altro che migrare, ed infatti lo fece a partire da circa 50 mila anni fa seguendo le orme dei suoi antenati. Dall’Africa si portò in Medio Oriente e quindi in Asia (40 mila anni fa) dalla quale successivamente si diffuse in Europa soppiantando il Neandertal. Sempre dall’Asia raggiunse 30 mila anni fa l’Australia e le terre dell’Estremo Oriente, mentre 12 mila anni fa riuscì a portarsi in Alaska, dalla quale dilagò nell’attuale Canada, Stati Uniti e America centrale e del Sud. Non dimentichiamo infatti che in questo primo periodo di diffusione del Sapiens sapiens era in corso la glaciazione Wurm la cui fine avvenne dai 20 ai 10 mila anni fa. Fu proprio la presenza di ghiacci alle basse latitudini con relativo abbassamento del livello dei mari che permise al nostro uomo di raggiungere l’Australia, il Giappone e altre terre che poi saranno circondate dal mare. Ma soprattutto questo fu il motivo che gli permise di attraversare lo stretto di Bering, allora perennemente ghiacciato e dilagare nelle Americhe.
La necropoli di Pantalica in Sicilia dove visse il Sapiens sapiens
Sempre proveniente dall’Africa, e ancora più evoluto del suo predecessore, il Sapiens sapiens nel momento della sua partenza in territorio africano non era più un essere scimmiesco ed aveva già quel grado evolutivo conquistato dal suo predecessore. La sostanziale differenza stava nel fatto che il sapiens sapeva, mentre il sapiens sapiens sapeva di sapere. Questo nuovo essere, molto simile a noi, probabilmente era gia presente in Africa 100 o 130 mila anni fa, quando circolavano delle forme arcaiche di Sapiens sapiens, cioè individui che appartenevano al filone dell’uomo moderno. Essi avevano l’impronta della faccia, la conformazione cranica e un volume cerebrale molto simile alle caratteristiche dell’uomo moderno. Un uomo così evoluto, in grado di muoversi nel suo ambiente con autosufficienza, non poteva far altro che migrare, ed infatti lo fece a partire da circa 50 mila anni fa seguendo le orme dei suoi antenati. Dall’Africa si portò in Medio Oriente e quindi in Asia (40 mila anni fa) dalla quale successivamente si diffuse in Europa soppiantando il Neandertal. Sempre dall’Asia raggiunse 30 mila anni fa l’Australia e le terre dell’Estremo Oriente, mentre 12 mila anni fa riuscì a portarsi in Alaska, dalla quale dilagò nell’attuale Canada, Stati Uniti e America centrale e del Sud. Non dimentichiamo infatti che in questo primo periodo di diffusione del Sapiens sapiens era in corso la glaciazione Wurm la cui fine avvenne dai 20 ai 10 mila anni fa. Fu proprio la presenza di ghiacci alle basse latitudini con relativo abbassamento del livello dei mari che permise al nostro uomo di raggiungere l’Australia, il Giappone e altre terre che poi saranno circondate dal mare. Ma soprattutto questo fu il motivo che gli permise di attraversare lo stretto di Bering, allora perennemente ghiacciato e dilagare nelle Americhe.
66-Artisti
Sembra comunque che già allora il nostro uomo fosse capace di navigare, usando primitive imbarcazioni, che furono sufficienti a percorrere il breve tratto di mare che allora separava l’Asia dall’Australia e dal Giappone. Questi uomini, durante la loro conquista del pianeta, si sostituirono alle primitive popolazioni, dove ancora esistevano, cancellandole geneticamente. Non si sa bene se questa sostituzione avvenne in tempi brevissimi tramite una eliminazione fisica violenta, oppure se l’uomo moderno si sia sostituito al sapiens tramite un più lento processo di competizione legato ad una selezione naturale che favorì il nuovo essere a scapito del primo. Infatti anche se il Sapiens aveva già acquisito quello stadio evolutivo che abbiamo visto, la sua tecnologia era ancora abbastanza rudimentale. Il Sapiens sapiens aveva, invece, una tecnologia senz’altro più avanzata e vincente. Egli era capace di pescare e navigare oltre a possedere tutte le capacità già acquisite dai suoi progenitori. Quello che sorprende di più in questi individui, tutto sommato ancora molto primitivi, è la presenza di notevoli capacità artistiche. Risalgono ad epoche in cui quest’uomo popolava la terra gli affreschi di notevole precisione e singolare attinenza alla realtà quotidiana lasciati sulle pareti interne di alcune caverne e ritrovati recentemente. E’ il caso dell’immagine di un cavallo scolpita 17 mila anni fa in una grotta e scoperta per caso solo nel 1940. Un affresco in cui ingegnose tecniche sono state usate per conferire al soggetto un senso della prospettiva incredibile e inaspettato. I reperti che affiorano nei luoghi in cui il sapiens sapiens viveva diventano sempre più abbondanti e ricchi. Nelle grotte si trovano ossa, strumenti, oggetti, decorazioni e persino sculture. Famoso è il ritrovamento di una statuetta che può essere considerata come il primo ritratto a tre dimensioni del sapiens sapiens, fatto in un campo vicino a Dolni Vestonice, una città della ex Cecoslovacchia.
Questa statuetta scolpita 26 mila anni fa nell’avorio di un mammut, raffigura la testa di un uomo, Il viso è di tipo nordico, oggi potremmo scambiarlo per un russo o uno svedese, con lunghi capelli lisci,due occhi di taglio allungato molto espressivi, larghi zigomi e una forte arcata sopracciliare. Famose anche le “veneri” statuette di argilla o avorio raffiguranti corpi femminili, a volte solo abbozzati, con forme spesso giunoniche. Numerose sepolture ritrovate nell’Europa del nord ci indicano come questo nostro diretto progenitore fosse in possesso di un elevato livello culturale. In effetti il loro cervello non differisce gran che dal nostro. Mancano solo gli stimoli esterni che oggi abbiamo a iosa ma a quel tempo ovviamente scarseggiavano o erano nulli. C’erano ovviamente degli individui con una intelligenza superiore alla norma che evidentemente erano gli autori di queste opere giunte, per fortuna fino ai giorni nostri.
Questa statuetta scolpita 26 mila anni fa nell’avorio di un mammut, raffigura la testa di un uomo, Il viso è di tipo nordico, oggi potremmo scambiarlo per un russo o uno svedese, con lunghi capelli lisci,due occhi di taglio allungato molto espressivi, larghi zigomi e una forte arcata sopracciliare. Famose anche le “veneri” statuette di argilla o avorio raffiguranti corpi femminili, a volte solo abbozzati, con forme spesso giunoniche. Numerose sepolture ritrovate nell’Europa del nord ci indicano come questo nostro diretto progenitore fosse in possesso di un elevato livello culturale. In effetti il loro cervello non differisce gran che dal nostro. Mancano solo gli stimoli esterni che oggi abbiamo a iosa ma a quel tempo ovviamente scarseggiavano o erano nulli. C’erano ovviamente degli individui con una intelligenza superiore alla norma che evidentemente erano gli autori di queste opere giunte, per fortuna fino ai giorni nostri.