Dalle prime credenze religiose alla nascita della scrittura l'uomo fa passi da gigante
71-Ultraterreno
Lo sviluppo delle diverse culture non era scritto nei geni dell’umanità; fattori esterni determinarono il diverso orientamento degli uomini che vivevano a contatto con i propri simili, si scambiavano pensieri, interagivano prendendo decisioni corali, e non più individuali; cosa che sviluppava ulteriormente la capacità dei singoli. E’ in questa fase che nasce la consapevolezza e, soprattutto, l’auto consapevolezza. L’Uomo non ha più solo un cervello, ma ha anche una mente, una autocoscienza. C’è la certezza di essere vivo, la consapevolezza della morte, la capacità di formulare un pensiero astratto, la formazione di simboli e l’uso di un linguaggio. A questo punto l’Uomo prendeva le distanze dai suoi predecessori, gli animali, essendo capace di vivere una vita “coscientemente pianificata sotto la guida di un sistema di valori”, come afferma Eccles. In questa fase iniziale, l’Uomo scopre che è utile stare insieme ai propri simili. All’interno del proprio gruppo egli soffoca gli istinti violenti perché capisce che è più produttivo, nella economia del gruppo e, in fondo, anche del singolo, rimanere coalizzati per poter essere vincenti nei confronti di altri gruppi. La nascita di questo fondamentale e primitivo valore viene datata a 60 mila anni fa, quando scoperte fatte indicano che un individuo ferito è stato tenuto in vita per due anni.
UOMINI DI 60 MILA ANNI FA
Sembra che in questo periodo dei funerali siano stati accompagnati da tributi floreali, come rivela l’analisi dei pollini. E’ lecito comunque sperare che la nascita di questo valore sia ancora più antica, visto che cervelli come i nostri esistevano almeno 100 mila anni fa. Già a quell’epoca, pertanto l’uomo primitivo era capace di fare ragionamenti complessi, capiva cosa fosse utile, riusciva a prevedere gli effetti di un suo determinato comportamento e, quindi, ad adeguare i comportamenti stessi a seconda dei risultati che voleva ottenere. Ciò non era frutto degli istinti primitivi, ma di un complesso ragionamento basato sull’esperienza e sulla necessità di agire perseguendo un fine prefissato. Tutto ciò portò l’Uomo molto lontano, come accadrà sempre da ora in poi. La complessità cerebrale sarà causa della nascita di nuovi stimoli, mentre nuovi e più complessi stimoli saranno causa di uno sviluppo cerebrale maggiore in termini di complessità. Il passo successivo, una volta consolidata l’esigenza e la utilità della vita di gruppo, fu quello di permettere la nascita, all’interno del gruppo, delle specializzazioni. Ogni individuo, o ogni gruppo di individui aveva una specializzazione, un compito ben preciso che andava perseguito sempre per il bene della comunità. La sopravvivenza del gruppo era pertanto assicurata solo da alcuni individui che proteggevano tutta la comunità dalle offese che potevano giungere dall’esterno. All’interno del gruppo, poi, nacque chi aveva il tempo e la capacità di “perdersi” dietro a questioni che nulla avevano a che fare con la propria sopravvivenza fisica. Nascevano così spontanee le prime domande in quegli uomini che più degli altri avevano la capacità di porsele. La risposta a queste domande poteva essere trovata solo in qualcosa di ultraterreno che qualche mente più elevata di quel tempo andava figurandosi.
72-Dogmi
Con il passare del tempo si andavano sempre più convincendo che l’ultraterreno esistesse e si manifestasse continuamente tramite i fenomeni naturali. Nell’ambito dei gruppi sempre più complessi che andavano formandosi nacque, quindi, l’esigenza di mettere ordine in queste credenze. Bisognava incanalare il sentimento religioso creando dei canoni, dei dogmi che tutti avrebbero dovuto osservare. A queste leggi avrebbero dovuto attenersi, la loro osservanza dava sicurezza a chi le osservava che si sentiva gratificato dalla supposta benevolenza degli dei, ma soprattutto dava sicurezza a chi imponeva questa cieca osservanza. Il sentimento religioso si trasformava così in religione, con le sue leggi, i suoi dogmi, i suoi libri sacri. Queste forme di religione noi le troviamo fin dai primi popoli di cui la storia ci parla. I Sumeri, gli Assiri, i Babilonesi, gli Egiziani e tutti quei popoli che prima di loro hanno popolato soprattutto la zona intorno al Mediterraneo. Erano tutti la derivazione di quei primi gruppi in cui l’Uomo si era aggregato mentre continuava a disperdersi per ogni dove e ad aumentare la propria consistenza numerica. Molto prima di queste grandi civiltà, infatti, quando la religiosità delle popolazioni era ormai saldamente incanalata nei binari di una tradizione già profondamente radicata, troviamo tracce di una religiosità complessa; numerosi sono i simboli ritrovati e datati persino 40 mila anni fa, che denotano lo sviluppo di idee di tipo religioso. Uomini vissuti in quell’epoca sono stati i primi a lasciarci testimonianze dei loro sentimenti di fronte alla morte. Non sono rari i ritrovamenti di sepolture risalenti a quel periodo e forse anche oltre. Spesso nelle tombe, a volte anche con più scheletri, si sono trovati utensili, oggetti lavorati e anche fiori. Tali inumazioni fanno parte, secondo gli studiosi, di riti che riflettono i sentimenti umani circa la vita ultraterrena. Che gli uomini vissuti più di 30 mila anni fa avessero pensieri spirituali, presagio di una religiosità più complessa di la da venire, ci è dimostrato dai numerosi ritrovamenti di sculture e di pitture eseguite sulle pareti delle caverne (specialmente in Europa). Molti studiosi sono concordi nel ritenere che tali dipinti abbiano avuto uno scopo religioso o per lo meno magico. A Lepenski Vir, una città sulla riva destra del Danubio, dove sono stati ritrovati numerosi affreschi e statuette, datate più di 40 mila anni fa, si pensa vi sia stato addirittura un centro rituale, un santuario. La località era certamente un capolinea naturale per le piste dei raccoglitori di cibo e dei cacciatori. Centri rituali fissi di questo tipo, che, si pensa, siano i precursori delle abitazioni permanenti, erano evidentemente un punto di ritrovo di alcune comunità che, ad intervalli più o meno lunghi, vi si recavano per celebrarvi riti comunitari.
Qui si svilupparono le prime civiltà
Ultime opere di carattere religioso edificate dagli uomini prima che sorgessero le grandi civiltà che, dai Sumeri in poi, si diffusero nel mondo, sono i Megaliti dell’Europa occidentale; questi edifici, risalenti a circa 30 mila anni fa, e le opere d’arte visiva ad essi associate, sono una muta testimonianza che erano fatti per servire al culto degli antenati ed a quello di una dea madre.
73-Bibbia
In questo periodo, che da 8 mila anni fa, con la nascita di Gerico ci porta fino alla nascita della cultura greca datata circa 3 mila anni fa, si sviluppano quelle sovrastrutture societarie che hanno il compito di sostenere, alimentare e, soprattutto incanalare quel sentimento religioso che l’Uomo si portava dentro fin da quando aveva imparato ad aver paura dei fenomeni naturali ai quali, nella sua ignoranza non sapeva dare una spiegazione plausibile. Coloro che, all’interno delle nuove società, avevano il compito di alimentare questo sentimento religioso, basato sul timore che catastrofi potessero abbattersi sui campi, rovinando i raccolti e compromettendo il lavoro e la sopravvivenza di numerose persone, riuscirono a creare le sovrastrutture necessarie per incanalare, sui binari che la società indicava, il legittimo desiderio degli uomini di acquistarsi la benevolenza di chiunque fosse il responsabile di questi eventi catastrofici. I capi delle organizzazioni religiose trovarono risposte utili alle domande del popolo che si sentiva così appagato e poteva avere, in più, almeno la speranza di poter fare qualcosa per evitare che il proprio lavoro potesse essere vanificato dall’intervento di un Dio ostile. Le credenze popolari nascevano proprio dalla osservazione e dalle esperienze che il popolo viveva; le autorità religiose avevano il compito di raccogliere queste credenze, mettendo un pò di ordine e creando dogmi e dottrine da rispettare. Questi dogmi e dottrine erano credibili proprio perchè avevano come base le esperienze quotidiane del popolo e la sua stessa sopravvivenza, I pericoli cui era esposta una popolazione erano notevoli e andavano dalle invasioni di altri popoli, alle epidemie, alle condizioni climatiche sfavorevoli.
Questi fattori determinavano la decisione di intraprendere nuove migrazioni per evitare una scomparsa spesso più che sicura. Le condizioni climatiche erano, comunque, il fattore che, più di ogni altro polarizzava l’interesse di quegli antichi abitatori di terre sottoposte a frequenti alluvioni e inondazioni e che, proprio nella frequenza di questi eventi, trovavano il segreto della loro fertilità. Periodi lunghi di siccità si alternavano a periodi di profonde perturbazioni con uragani, alluvioni disastrose, piogge torrenziali, paurose inondazioni nella piana compresa tra il Tigri e l’Eufrate dove gli insediamenti erano numerosi. Lo scioglimento dei ghiacciai sui monti della attuale Turchia e dell’Iran, dovuto ai bruschi cambiamenti del clima, era causa ulteriore di inondazione dei territori sottostanti, E’ in questa ottica, ad esempio, che va letto il racconto della Bibbia sul diluvio universale e su Noè che salvò sopra una arca le specie animali che popolavano la terra: Questi racconti, dapprima tramandati oralmente di generazione in generazione, e poi messi per iscritto, parlavano alle generazioni future di episodi secondo i quali il genere umano veniva sottoposto a punizioni divine che si rendevano necessarie a causa della sua malvagità e dei suoi peccati.
scrittura sumera
74-Tradizioni
Anche la storia di Adamo ed Eva va vista in questa ottica. La credenza popolare aveva creato questo mito secondo cui uomini che vivevano in un mondo idilliaco, venivano cacciati e costretti a vivere nella sofferenza. Infatti, per gli antichi abitanti della Palestina, regione frequentemente colpita da carestie e siccità, la vicina regione della Mesopotamia, regione fertile, ricca di acqua e vegetazione dove la terra dava grandi quantità di frutti, poteva apparire come un paradiso in terra. la Mesopotamia era stata, infatti, la culla delle prime civiltà agricole del Medio Oriente e agli abitanti dei paesi vicini doveva apparire proprio come l’Eden. La tradizione popolare diceva ancora che, alle porte di quel giardino, che si trovava ad Oriente, Dio pose dei Cherubini armati di spada fiammeggiante, per impedire l’accesso all’albero della vita, e maledisse la terra che dava i suoi frutti spontaneamente, per punire la disubbidienza dell’uomo. Sempre in questa ottica, la spada fiammeggiante dei Cherubini può essere vista come il simbolo di un sole accecante che distrugge i campi e le foreste, e costringe l’Uomo a procurarsi il cibo con fatica. Tutto questo viene narrato nella Genesi, primo libro della Bibbia ed è il primo esempio di mito. Seguiranno poi altri episodi e racconti di credenze popolari tramandati di generazione in generazione che davano una spiegazione mitologica di quanto avveniva nel mondo e che l’uomo si trovava quotidianamente ad affrontare. Questi racconti andarono poi a costituire l’ossatura del Vecchio Testamento, che, in futuro, il Cristianesimo adotterà come libro sacro, o testo scritto ispirato direttamente da Dio e che servirà da guida per i seguaci di quella Religione. Ma prima ancora di giungere al Cristianesimo, quelle antiche popolazioni avevano i loro miti, spiegazioni pratiche ed alla portata di uomini comuni, di eventi naturali causati da presenze soprannaturali.
Le strutture religiose non facevano altro che dare libero sfogo alla esigenza di vita interiore e spirituale che gli uomini di allora già possedevano. Ingabbiati in strutture societarie funzionanti, dove ognuno aveva il proprio compito, non essendo più impellente il bisogno di trovare di che vivere, giorno per giorno, in quanto la società provvedeva, nel suo insieme, a tale compito, gli uomini di allora, o solo alcuni più predisposti immaginavano la presenza di un lato spirituale della vita nel quale c’era posto per credenze in esseri superiori che vegliavano sul mondo e sugli uomini, facendo sentire, ogni tanto la loro presenza da interpretare ora come approvazione, ora come disapprovazione nei confronti delle vicende umane.
luogo dove poter esercitare le prime forme di religiosità
Le strutture religiose non facevano altro che dare libero sfogo alla esigenza di vita interiore e spirituale che gli uomini di allora già possedevano. Ingabbiati in strutture societarie funzionanti, dove ognuno aveva il proprio compito, non essendo più impellente il bisogno di trovare di che vivere, giorno per giorno, in quanto la società provvedeva, nel suo insieme, a tale compito, gli uomini di allora, o solo alcuni più predisposti immaginavano la presenza di un lato spirituale della vita nel quale c’era posto per credenze in esseri superiori che vegliavano sul mondo e sugli uomini, facendo sentire, ogni tanto la loro presenza da interpretare ora come approvazione, ora come disapprovazione nei confronti delle vicende umane.
75-Nuovi mondi
Prima ancora che nascessero le prime popolazioni dell’Asia sud occidentale, uomini si erano staccati da questi primitivi insediamenti per migrare verso altri territori. Come già detto molti uomini si dispersero verso i territori che oggi prendono il nome di Europa e Asia, mentre alcuni riuscirono a passare, nel corso di millenni, lo stretto di Bering per dilagare giù nelle Americhe. Queste popolazioni, che ormai avevano perso ogni contatto con i progenitori asiatici, svilupparono culture e civiltà e sè stanti fin da circa 4 mila anni fa. Ad esempio il golfo del Messico, per la presenza del mare, di corsi d’acqua e per il clima temperato fu una zona ideale per il sorgere di insediamenti. Fu da queste parti che gli uomini cessarono, 3 mila e 5 cento anni fa, di essere cacciatori e impararono a coltivare il mais usandolo come principale fonte di sostentamento. Intorno a queste coltivazioni crebbero culture e civiltà, si svilupparono e conobbero il loro declino. Quando Cristoforo Colombo giunse da queste parti ormai le grandi civiltà del Centro America erano morte e sepolte e quei marinai spagnoli ebbero modo di fare la conoscenza solo di quelle popolazione indigene sopravvissute nelle foreste e con culture molto primitive.
Persino la flora e la fauna era molto diversa da quella a cui noi europei eravamo abituati. Testimonianze di quelle antiche ed evolute civiltà furono successivamente scoperte e ci rivelano il grande passato di quelle popolazioni. Di loro sappiamo che producevano enormi opere di architettura e scultura, non conoscevano però la scrittura. Le civiltà del Centro America si estesero anche agli attuali Equador, Colombia e in Sud America, l’attuale Perù, dove si sviluppò la civiltà Andina che fu una delle più importanti. Di essa abbiamo numerose testimonianze. Parallelamente a queste popolazioni occidentali, anche ad oriente del Mediterraneo era notevole il fermento culturale. Si ha notizia di una cultura cinese sorta 3 mila e 5 cento anni fa. Le culture che si svilupparono nei territori dell’India e della Cina non vennero mai in contatto con le culture occidentali. Curioso il fatto che la civiltà Cinese mostri alcuni elementi di contatto con le culture occidentali di quel tempo, specialmente Sumerica, ad esempio nella struttura della scrittura. Ma comunque queste culture ebbero uno sviluppo a sè e furono caratterizzate, agli inizi, oltre che dall’uso della scrittura anche dalla coltivazione del riso, dall’uso del bronzo (2 mila e 5 cento anni fa) e dall’ allevamento del bestiame. A proposito di ciò c’è da dire che troviamo mammiferi di grossa taglia, che l’uomo imparò a domesticare per propria utilità, solo nelle civiltà dell’Asia Sud occidentale e in quelle orientali, ma non nelle civiltà delle Americhe. Queste ultime ad esempio non conoscevano il bue e nemmeno il cavallo. Se consideriamo pertanto il periodo immediatamente seguente al neolitico e cioè l’era in cui l’uomo iniziò a forgiare i metalli invece della pietra, dobbiamo dire che nel Vecchio Mondo l’inizio si può datare intorno ai 6 mila anni fa, nelle Americhe intorno ai 3 mila anni fa, nel mondo orientale intorno ai 5 mila anni fa.