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martedì 28 novembre 2017

Dove si parla di come tutto può essere iniziato

134-Pacchetto



In realtà dentro l’atomo le cose esistono ma nessuno le può vedere se non nel momento in cui compie l’osservazione. Il fatto è che noi non possiamo piazzare delle telecamere dentro l’atomo che possano farci vedere in diretta tv quello che succede, minuto per minuto. Tuttavia li succedono tante cose e in continuazione. Solo che a paragonarli con il mondo macroscopico pare che quegli eventi non abbiano senso, avvengano a caso. E così è nella realtà. Gli elettroni nascono e muoiono all’improvviso e senza causa apparente. L’atomo non è infatti, contrariamente a quanto si era pensato all’inizio, composto da un nucleo interno e centrale con i suoi bravi elettroni orbitanti intorno, tipo pianeti del sistema solare. A parte i continui salti da un’orbita all’altra in un ambiente a dir poco turbolento, gli elettroni sorgono dal nulla all’improvviso e altrettanto improvvisamente scompaiono. La scena la possiamo immaginare con un esempio. Pensiamo di trovarci su un aeroplano che sorvola l’oceano a grande distanza. Quello che noi vedremo di sotto, sarebbe una massa di acqua immobile e calma. Il regno della tranquillità. E’ questa la visione che avremmo anche dell’atomo, osservato a debita distanza. Immaginiamo di essere, nello stesso istante, sopra una barca non tanto grande sopra quel mare che, visto da sopra, da l’idea di una tranquillità infinita. Ebbene con la nostra povera barchetta ci troveremmo nel bel mezzo di una turbolenza, con le onde che si alzano minacciose intorno a noi. 



Compaiono e scompaiono sorgendo dal nulla senza un perché. E’ tutto un continuo ondeggiare. Ora questi elettroni che si fanno vivi e poi, come le onde del mare si perdono di nuovo oltre  i confini del nulla, nella loro breve vita sono responsabili di una serie di fenomeni frutto della loro irrefrenabile irrequietezza. Nonostante la brevissima vita di cui godono gli elettroni, non è che essi abbiano poca importanza. In quelle frazioni di secondo in cui si fanno vivi ne fanno di lavoro. Basti pensare alla loro attività elettrica e magnetica. Se qualcuno, nonostante le spiegazioni che mi sono affannato a dare, continua ad essere scettico, o continua a non capire, vorrei consolarlo dicendogli che, in ogni caso, è in buona compagnia. Infatti uno dei più grandi scettici e avversari, questa fisica l’aveva niente di meno che nella persona del Albert Einstein. Quello che il grande fisico non sopportava era soprattutto il fatto che, tra le tante stranezze, ce n’era una che proprio non gli andava giù. Ed era questa. Dicono i fisici quantistici che due micro particelle emesse, pur allontanandosi tra loro, continueranno sempre ad avere una forma di azione comunicazione tra loro. Continuerebbero cioè sempre a comunicare tra loro in maniera immediata, anche se si dovessero trovare su due galassie differenti. Ciò faceva infuriare Einstein il quale aveva sempre sostenuto che nulla potesse viaggiare e comunicare a velocità maggiori di quella della luce. Per lui comunicazioni istantanee tra due particelle lontanissime tra loro, non erano possibili.



135-Alfa e omega



Un’ultima parola va spesa sul perché sia stato dato questo nome a questo nuovo tipo di fisica. Il quanto, o pacchetto, non è altro che l’insieme dei corpuscoli luminosi, detti fotoni, i quali, una volta emessi dagli elettroni, viaggiano, non da soli, ma in formazione, cioè vicini gli uni agli altri, come fossero  legati tra loro in piccoli pacchetti o quanti. Penso che per una conoscenza limitata, da non addetti ai lavori, quanto detto fin qui possa bastare. In realtà ci sono tante altre stranezze in questo mondo quantistico. Un mondo, quello quantistico, a cui toccherà prestare in futuro molta attenzione, perchè forse diventerà l’anello di congiunzione tra l’universo su cui viviamo e ciò che sta dietro quella immane esplosione di quindici milioni di anni fa. Paradossalmente la fisica quantistica, forse metterà d’accordo scienza e religione nella loro perenne ricerca su cosa ci sia oltre quel momento iniziale. Pensano gli scienziati, infatti, che a quel tempo e a quelle dimensioni, solo la fisica quantistica potesse essere valida, in quanto la sola in grado di spiegare la nascita dal nulla della materia, con quegli elettroni che compaiono e scompaiono. E i teologi intanto si fregano le mani, perché con questa fisica si spiega tutto, ma non si spiega nulla, dal loro punto di vista, non si dice, cioè perché e per causa di chi ciò avvenga. Il problema è solo spostato ulteriormente all’indietro. Non si tratta quindi di vedere l’inizio della storia, ma quello che c’è prima dell’inizio. 



secondo alcuni prima del Big Bang c'è stato un Grande rimbalzo

Questa infatti sembra una storia senza capo né coda. Senza inizio perché, noi uomini, nella nostra infinita scienza, ancora non siamo riusciti a capire cosa ci fosse prima che questa storia iniziasse. Senza coda, perché, in effetti la coda è ancora di là da venire. Pur tuttavia possiamo immaginare che all’inizio e alla fine ci sia sempre la stessa entità soprannaturale, da un lato capace di dare inizio a tutti gli eventi, e dall’altro pronto ad accogliere in sè la fine degli eventi stessi. L’alfa e l’omega. E allora, fin dall’inizio, da sempre, tutto è in attesa. In attesa che l’entropia del sistema, arrivi al massimo cui tende, un disordine totale dove tutto è livellato, senza differenze di sorta, e soprattutto, dove tutto sarà perfetto, unico, irripetibile, dove la materia e lo spirito si fonderanno e saranno tutt’uno.  Si, perché tutto è stato creato per essere tutt’uno con quell’essere, puro spirito, pensiero infinito, coscienza di se stesso, artefice e prodotto esso stesso del creato, artefice di quel processo che diede inizio, con una semplice fluttuazione del vuoto alla più infinitesima parte della materia, in grado di accrescersi e di originare un numero infinito di fenomeni, atomi, molecole, aggregati molecolari, inanimati e animati, cellule, esseri pluricellulari vegetali, animali dalle fogge più impensabili e sempre più complessi e sempre più coscienti, auto coscienti, coscienti della propria materia della propria struttura, di quella struttura che lì nel cosmo, tra stelle e galassie si rivelerà del tutto inutile e che cederà il passo ad una totale coscienza fatta esclusivamente di anima, di spirito, di immaterialità, di non essenza, di pensiero, di cultura, di intelligenza estrema.


136-Libero arbitrio



Tutta questa lunghissima storia si dipanava nei millenni mentre laggiù, in quella lontana galassia, in un angolo sperduto, in un tempo ormai lontano, girava una piccola stella, fornace di materia incandescente, seguita da uno stuolo di nove sassi di forma sferica e di varia grandezza tra cui quello che era stato la culla del passato di questa materia fattasi spirito, in grado di comprendere se stessa, il cosmo e il suo sommo artefice. Già, il sommo artefice, il creatore, l’essere perfetto, il punto alfa e omega, o più semplicemente Dio. In tutta questa storia c’è ancora spazio per un Dio? ha ragione chi pensa che essendo sorto tutto dal nulla l’universo si sia evoluto senza bisogno di alcuna presenza soprannaturale che ne guidasse gli eventi? O ha ragione chi pensa che, pur essendo sorto dal nulla, per una fluttuazione quantistica, le leggi, le costanti, deve pur avercele date qualcuno all’universo? Un universo così preciso, fatto in modo che tutto coincida alla perfezione, può scaturire dal nulla, dal caos? 



E poi: l’orologiaio ha caricato quest’orologio perfetto e l’ha lasciato libero di ticchettare, oppure ne segue costantemente il procedere delle lancette? E poi, perché al contrario del mondo inanimato, perfetto fin dalla formazione, la materia animata ha sempre dovuto lottare per raggiungere la perfezione? Perché noi esseri umani, che pure siamo il top della materia animata evoluta, con tutta la nostra perfezione, siamo ancora così imperfetti, ignoranti, incapaci? Ma allora, se noi facciamo parte di tutta una storia che si sta evolvendo verso un punto omega, quando il prodotto finale sarà al cospetto del suo creatore, vuol dire che la nostra presunta libertà di scelta, la facoltà di agire, il libero arbitrio, non esistono affatto? Pare, infatti, secondo alcuni, che la presenza di un Essere soprannaturale che abbia già deciso dalla notte dei tempi come debbano andare le cose del mondo, limiti notevolmente e irrimediabilmente la nostra libertà. Fino a prima della comparsa di una coscienza nel mondo, il problema non si poneva. La materia, sia pure vivente, infatti non si preoccupava di poter essere più o meno libera nelle sue azioni. Oggi invece questo è un problema essenziale per l’uomo cosciente. L’uomo senza libero arbitrio finisce per assomigliare ad una marionetta, ad un attore che già ha mandato a memoria la sua parte e la ripete a pappagallo. In effetti però, e la differenza è sottile, non dobbiamo dimenticare che il grande burattinaio che muove i fili delle nostre azioni, si trova su un piano diverso dal nostro, su un mondo con il quale noi non possiamo comunicare. Egli da lì controllerebbe tutti gli infiniti universi suoi figli, ciascuno dei quali con le sue caratteristiche e i suoi burattini. All’interno del nostro mondo, come dentro gli altri, nessuno è in grado di sapere in anticipo i nostri comportamenti, né di dirigere le nostre azioni, e comunque nessuna persona in grado di fare delle previsioni sulle mie decisioni, verrebbe a rivelarmele, perché sa che io farei di tutto per contraddirlo.



137-Una teoria


E infatti il notaio che raccoglie tutte le previsioni sulle decisioni e sui comportamenti di ogni essere della terra, è al di fuori di questo mondo e noi non possiamo comunque comunicare con Lui e andiamo avanti per la nostra strada facendo, in pienissima libertà, tutto quello che alla fine è necessario perché la storia dell’Universo vada avanti verso il fine ultimo. Sembra quindi che la presenza di un Dio che sappia dalla notte dei tempi come questa storia andrà a finire, non influenzi minimamente la nostra libertà. Nonostante i problemi che sorgono quando si invoca la presenza di un creatore al di la del Big Bang, oggi l’accordo tra scienziati e teologi sulla teoria scientifica del Big Bang, o attimo primitivo da cui si è originata la materia. Pare sia totale Purtroppo sappiamo, che un attimo prima di tale scoppio, tutte le leggi che in futuro regoleranno l’evoluzione del Tutto, non sono valide; per cui è difficile se non impossibile spiegare cosa sia successo, nè è possibile vedere al di la di quel muro che oggi ancora si erge dinanzi allo sguardo di chi vuole capire. Ed è proprio lì, nel punto in cui la scienza si ferma, 

A un certo punto la scienza non ci capisce più nulla
incapace di spiegare con i consueti metodi, un evento che sfugge ad ogni interpretazione umana, è proprio lì che la religione, richiamando alla necessità di fare una professione di fede, corre in soccorso alla misera natura umana che non è in grado di penetrare i segreti del Creatore che, in un estremo atto di assoluta bontà, ha profuso la sua infinita energia al servizio di un tutto che aveva già dentro di sè il germe della evoluzione verso forme sempre più complesse. Una recente teoria, abbastanza suggestiva, per eliminare questa incapacità della scienza di risalire oltre il muro che si erge prima del Big Bang, e per evitare la possibilità che la religione possa affermare cose relative ad un istante creativo da fare esclusivo oggetto di fede, dice che la storia della evoluzione deve essere considerata come l’attimo creativo dilatato nel tempo. Una creazione, cioè, che si perpetua giorno per giorno; un atto creativo che non si è risolto nell’attimo  in cui, 15 miliardi di anni fa, il grande scoppio dette origine alla materia, e, con essa, alla vita con le sue varie forme. Questa della creazione a cui noi uomini, primi esseri coscienti e consapevoli, guardiamo dal di dentro dell’atto creativo stesso, e riconsideriamo tutta la storia che, alla fine, ha permesso che nascessimo, è senz’altro un’ipotesi suggestiva. Naturalmente l’ipotesi prevede che l’atto creativo non si sia risolto nella nascita dell’uomo che, benché sia un essere di grande complessità, non è ancora la perfezione, alla quale, si pensa l’atto creativo debba tendere. A questo proposito Hoimar von Ditfurth, docente di psichiatria e neurologia e divulgatore scientifico, nel suo saggio “Non siamo solo di questo mondo” afferma che nelle epoche passate si è cercato di rappresentare i misteri della creazione, dell’aldilà e della propria effimera esistenza attraverso il linguaggio e le immagini che erano loro familiari, in quanto forme espressive del loro tempo e della loro visione del mondo. A noi, continua l’autore, spetta lo stesso diritto. Per questo egli formula questa teoria.