Dove si parla dei progressi fatti dall'uomo, dalla creazione dei primi manufatti artistici fino alla domesticazione degli animali, la nascita della agricoltura e la fondazione delle prime città.
67-Rinascimento
Una sepoltura risalente a 23 mila anni fa; sullo scheletro del defunto sono chiaramente visibili i resti di un abito sontuoso, tempestato di perline in osso, ornato di braccialetti e di denti di volpe artica, con una banda di avorio lavorato sulla fronte. Portava pantaloni, calze e stivali, di cui si sono ritrovati i fermagli. Molte altre sepolture mostrano ornamenti analoghi, e copricapi che chiaramente non erano destinati solo a proteggere dal freddo, ma rispondevano ad un gusto estetico, e forse servivano anche a dare importanza al personaggio.
un cranio di 23 mila anni fa
Il ritrovamento, in Israele, di un bambino sepolto con un cucciolo di cane tra le braccia, ci indica che, in questa ultima fase della età della pietra, l’uomo comincia già a domesticare gli animali. Alcuni ricercatori pensano addirittura che alcuni siti individuati non fanno pensare a semplici accampamenti di sapiens sapiens, ma a degli insediamenti assai più consistenti, forse a delle città abitate da molti individui che vi risiedevano per lungo tempo. Altri ritrovamenti, come capanne costruite con ossa di mammut, aghi in osso per cucire abiti, bottoni in avorio, strumenti musicali (un flautino in osso di uccello), statuette snodabili, ci indicano una vera e propria esplosione culturale che può essere definita come una specie di Rinascimento preistorico. Tutto ciò doveva preludere a nuove importanti rivoluzioni anche nella organizzazione sociale. Bisogna, a questo punto, aprire una parentesi per inquadrare il problema delle razze. Gli uomini e donne che oggi popolano il pianeta, sono, in definitiva, tutti discendenti da una unica donna vissuta in Africa circa quattro milioni di anni fa. L’albero genealogico di questa donna, per successive ramificazioni si è esteso dapprima in Africa, poi si è propagato nei vari continenti, dove gli altri animali e i vegetali l’avevano preceduto. Dovunque egli affermava la propria superiorità grazie alla sua enorme capacità di adattamento. Proveniente dalla calda Africa, l’uomo riuscì ad adattarsi a climi ben più diversi da quello di origine, e fu proprio la risposta a questa diversità di situazioni climatiche, sotto forma di trasformazione delle proprie caratteristiche somatiche a determinare la nascita delle razze. Infatti un uomo partito dall’Africa alla volta delle regioni artiche del nord, essendo ovviamente di pelle scura, avrebbe potuto sopravvivere ed assicurare sopravvivenza ai suoi figli solo cambiando il colore della sua pelle e adottando altri piccoli accorgimenti che ora vediamo in dettaglio. La prima regola è che dove fa caldo conviene essere di pelle scura, mentre nelle regioni dove fa freddo conviene essere chiari di pelle. La pelle scura, infatti, protegge più della chiara dai raggi del sole, compresi i più pericolosi ultravioletti. Ma queste sono le trasformazioni più superficiali e appariscenti; in realtà le innovazioni biologiche determinate dalle mutazioni genetiche e accettate dall’ambiente, che si sono verificate, hanno determinato la formazione di diverse caratteristiche del corpo e della faccia, che fanno parte del design biologico più adatto ai vari climi.
68-Razze
Vediamo come l’ambiente possa aver favorito e determinato l’insorgenza di quei caratteri somatici che oggi sono peculiari delle diverse razze Ad esempio in un clima caldo umido come è quello equatoriale della foresta tropicale si sono sviluppati, degli uomini caratterizzati dalla bassa statura. Infatti a causa della forte umidità si suda parecchio e il sudore evaporando produce freddo. Siccome gli uomini piccoli hanno una superficie cutanea maggiore il raffreddamento in essi avviene più facilmente.
i pigmei sono di bassa statura
Oltre alla bassa statura altre caratteristiche sono: la testa di grandezza normale, il torace muscoloso, braccia e gambe sottili e affusolate, gambe un pò corte; l’insieme è però aggraziato, sono atletici e salgono con agilità sugli alberi. Gli occhi sono lunghissimi e il naso molto largo; anche questo è un adattamento alla foresta in quanto l’aria calda può arrivare con maggiore facilità ai polmoni. Dove il clima, invece, è freddo, è utile avere le narici piccole in modo che l’aria abbia più tempo per arrivare ai polmoni e quindi riscaldarsi. Gli occhi sono protetti da cuscinetti di grasso dentro le palpebre che riducono la fessura palpebrale: a questi climi l’individuo tende ad essere simile ad una palla, più corto e largo, grande e rotondo con una superficie minima rispetto al volume del corpo tale de diminuire la dispersione del calore prodotto dal corpo. Accanto ai cambiamenti biologici determinati dalle differenze climatiche, sono avvenute anche importanti innovazioni culturali. La selezione naturale, pertanto, se non agisce in modo diretto, lo fa in modo indiretto. Questi due estremi nelle condizioni climatiche del pianeta (caldo umido e freddo secco), ci hanno permesso di delineare le caratteristiche somatiche di due razze ancora oggi presenti sulla terra: i pigmei e gli esquimesi. Evidentemente situazioni climatiche intermedie e ambienti diversi alle diverse latitudini e longitudini hanno portato alla nascita di caratteristiche diverse e, quindi, di nuove razze. Da quanto detto sin qui e dal fatto che in realtà tutti gli uomini esistiti sulla terra sono figli di quegli ominidi partiti dalla savana africana per disperdersi su tutte le terre emerse, si capisce che la differenza tra gruppi insediatisi nei vari punti del globo, dando origine con la discendenza alle varie razze umane, non è sostanziale ma solo superficiale. E’ un semplice adattamento della pelle e della struttura esterna alle condizioni climatiche, onde potersi proteggere dal caldo o dal freddo. Oggi, infatti, abituati a notare le differenze tra pelle bianca e pelle nera o tra le varie strutture facciali, siamo portati a credere che debbano esistere grandi differenze tra europei, africani, asiatici e così via. La realtà è che ad essere premiate dall’ambiente sono state le differenze determinate dalle mutazioni dei geni responsabili dei caratteri superficiali. Una più lunga sopravvivenza nell’ambiente ha premiato, nel corso dei millenni, quegli individui che presentavano caratteristiche più idonee a vivere e a sopravvivere in quell’ambiente. Piccolissime modificazioni hanno portato a trasformazioni superficiali che si sono trasmesse geneticamente alle generazioni successive.
69-Storia culturale
Oggi popolazioni che vivono in una determinata regione più o meno vasta, hanno tutti gli stessi caratteri somatici pur con le profonde differenze tra individuo e individuo. L’ambiente, infatti, non tollera troppa variazione individuale per caratteri che controllano la capacità di sopravvivere nell’ambiente stesso. Ma il resto della costituzione genetica non presenta differenze sostanziali. Avevamo lasciato il nostro uomo, ormai padrone del globo, non più solo cacciatore e nomade, ma anche artista. I ritrovamenti di grotte con le pareti affrescate sparse in diversi punti della terra, di statuette, sepolture e altre testimonianze di questo genere ci danno ampia documentazione di come egli sia giunto ad un elevato livello culturale e tecnologico. Si può ben dire che a questo punto è finita la storia biologica dell’Uomo e comincia quella culturale. L’uomo di questo periodo è simile a noi nei tratti somatici ed un suo neonato, opportunamente educato, potrebbe diventare un letterato, un fisico, un agente di borsa. Il suo cervello è al suo massimo sviluppo e il suo pensiero, la sua capacità di pensare non ha eguali nella scala biologica. E’ veramente l’ultimo gradino.
agricoltura nel neolitico
A questo punto della sua storia l’Uomo, pre adattato nelle sue capacità cerebrali, ha potuto imprimere una nuova velocità ai suoi stessi cambiamenti. Non erano più necessarie invenzioni genetiche da sottoporre al vaglio dell’ambiente sperando in un adattamento che risultasse vincente e, quindi, trasmissibile alle generazioni future. Quello che occorreva, erano solo invenzioni culturali. Le invenzioni genetiche avevano richiesto tempi lunghissimi perchè basati su nuovi assemblaggi del DNA, le invenzioni culturali, invece, richiedevano tempi molto più brevi perchè basate su assemblaggi di conoscenze e di idee. Si può così arrivare in breve alla nascita di nuove organizzazioni sociali, economiche e, infine, anche politiche. Sta per finire l’età della pietra, l’Uomo inventa l’arco, nasce l’allevamento e l’agricoltura, comincia ad addomesticare gli animali, ancora per poco l’Uomo lavorerà la pietra, in attesa della invenzione dei metalli, tecnologia destinata a cambiare, ancora una volta profondamente, le società antiche. In poche migliaia di anni la storia dell’Uomo ha visto una accelerazione notevole dello sviluppo culturale e tecnologico. Con un susseguirsi di invenzioni nei campi più diversi l’Uomo ha sviluppato tutta la sua creatività. Ha inventato la ruota, la scrittura, la matematica. In pochi secoli poi è nata la stampa ed il cinema; in pochi anni, infine, la televisione, i computers e le sonde interplanetarie. Ci vollero circa 4 milioni di anni per passare dall’essere scimmiesco che camminava su due piedi, al Sapiens sapiens. Quest’ultimo, invece, giunse, in 50 mila anni, alla capacità di addomesticare gli animali. In seguito tutto avvenne con una accelerazione progressiva, a cominciare dalle prime civiltà che sorsero come aggregazione di molti uomini, fino ai giorni nostri. Finita la preistoria, cominciava la Storia.
70-Città
Cose rivoluzionarie avvennero 8 mila anni fa; l’uomo addomesticava ed allevava animali, ma, soprattutto, coltivava alcune piante producendo cibo. Fu questa la molla che spinse i primi coltivatori, che sembra vivessero nell’Asia sud occidentale, a fermarsi vicino ai campi coltivati. Quelle tribù nomadi di cacciatori, impararono che era più utile coltivare i campi, nei pressi dei quali cominciarono a fermarsi per creare i primi insediamenti stabili e, col tempo, divennero dei veri centri abitati da numerose persone e dotati di strutture fisse e durature. Scelsero posti attraversati da fiumi che potessero garantire, con la abbondanza di acqua, una più sicura sopravvivenza e la possibilità per i campi una abbondante produzione di cibo. Fu proprio in Asia sud occidentale. presso una sorgente, all’estremità della valle del Giordano, che 8 mila anni fa sorse Gerico, considerata la prima città della Storia. Altre città seguirono in Anatolia, Siria, Palestina, Giordania e Libano; tutte erano costruite in zone abbracciate da fiumi. Il Nilo, il Tigri, l’Eufrate, il mar Rosso furono la culla delle prime civiltà. Intorno ad essi le popolazioni crescevano rapidamente e si svilupparono culture. Sumeri, Assiri, Babilonesi, Ittiti, Egiziani si susseguirono nel corso di millenni nella fertilissima regione che si trova a cavallo tra l’Asia e l’Africa.
prime città sumere
Popolazioni giungevano, sviluppavano la propria cultura ed estendevano il proprio dominio fin dove era possibile ed esercitavano la propria influenza fino a che non giungeva un nuova popolazione che soppiantava la precedente e sostituiva la cultura precedente con la propria. Spesso uomini di una popolazione, infatti, decidevano di abbandonare il proprio popolo per andare alla ricerca di nuovi luoghi, meno affollati, dove creare nuovi insediamenti e sviluppare così nuove civiltà. Migrazioni continue, pertanto, permettevano il ricambio delle culture e il loro sviluppo nel corso dei millenni. Come tutti sappiamo, dai libri di Storia, quelle popolazioni possedevano dei livelli di cultura molto elevati ed una tecnologia di tutto rispetto; ciascuna cultura finiva per esercitare la propria influenza anche e soprattutto dopo essere stata soppiantata da quella di un altro popolo, e così, per stratificazioni si sommavano esperienze che portavano a livelli culturali sempre più elevati. Le società avevano una organizzazione sempre più complessa. Accanto a coloro che avevano il compito di coltivare le terre e allevare gli animali, per rifornire di cibo la popolazione, vi erano coloro che avevano il compito di difendere gli insediamenti dagli assalti di altri popoli attirati dal miraggio di una zona fertile e facile da coltivare. Spesso popolazioni vicine si contendevano un canale le cui acque erano utili per l’irrigazione dei campi e quindi fonte di vita utile per la sopravvivenza degli insediamenti. L’organizzazione sociale, politica e religiosa era abbastanza complessa e costituirono le basi per le future società greca e romana.
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