Dove si parla di mutazioni e ambiente fino a risolvere il famoso enigma dell'uovo e della gallina
122-Mutazione
Il numero delle combinazioni delle sequenze molecolari all’interno del DNA è certamente enorme, ma non infinito, e ciò è contrario al fatto che sulla terra esiste una varietà infinita di forme viventi e di individui. Ciò è dovuto all’intervento di quel famoso elemento che ha permesso agli individui, di concerto con l’ambiente, di continuare a vivere su questa terra e di popolarla con la propria discendenza. Quello che, in effetti è avvenuto, nel perfetto meccanismo di lettura del filamento sdoppiato del DNA primitivo, e nella formazione di un nuovo filamento da accoppiare ad esso, è un errore; uno sbaglio che determina la creazione di un filamento un tantino diverso dal precedente. Di conseguenza ci saranno delle informazioni non perfettamente identiche a quelle del DNA primitivo, e anche la costruzione del nuovo essere presenterà delle variazioni. Variazioni che potranno essere minime o anche enormi, a seconda del tipo di errore. In pratica è un meccanismo perfetto che si inceppa e permette la formazione di qualcosa di diverso da quello che invece era destinato a produrre. Ma è proprio grazie al fatto che la perfezione non è di questo mondo, se per miliardi di anni la vita ha proliferato, ed ancora per molto procederà nel suo cammino.
una mutazione in quel punto particolare comporta la nascita di qualcosa di diverso
Il termine tecnico di quello che noi chiamiamo errore è mutazione, ed in realtà, più che di errore si tratta di un cambiamento, una variazione. Dal punto di vista del DNA e quindi dell’individuo originario, una variazione che determina la nascita di qualcosa di diverso, può essere considerata un errore, ma dal punto di vista della vita, che comunque ha bisogno di progredire, le variazioni, i cambiamenti, sono comunque da considerare ben venuti ed auspicabili. Una variazione a livello molecolare, caratterizzata dalla immissione in sequenza di una molecola al posto di un’altra, o da una inversione di molecole, o dalla formazione di nuovi legami chimici, può in effetti determinare una variazione del corredo genetico della cellula o dell’individuo, determina, ad esempio, una vista più acuta, o un colore diverso dei capelli o della pelle, o una digestione più lenta. Non è detto, però che ciò sia svantaggioso per la nuova cellula o per il nuovo individuo. Alcune volte, anzi la variazione si rivela più utile e il nuovo individuo potrà adattarsi meglio all’ambiente, proprio grazie a quella piccola differenza. Ecco perchè non parliamo di errore; in quanto tutto è relativo allo scopo che si vuole raggiungere. Quello che all’inizio poteva sembrare un errore di copia, in effetti è tornato utile al nuovo individuo, che l’ha utilizzato per adattarsi meglio all’ambiente in cui vive. L’ambiente pertanto decide quale tra i prodotti delle piccole o grandi trasformazioni che avvengono nel corso delle replicazioni, debba o meno proseguire il suo cammino trasferendo il proprio patrimonio genetico ai figli. Grazie a quella mutazione, la popolazione futura presenterà quella caratteristica innovativa determinata da quell’errore di trascrizione del DNA.
123-Replicazione
Il numero delle combinazioni delle sequenze molecolari all’interno del DNA è certamente enorme, ma non infinito, e ciò è contrario al fatto che sulla terra esiste una varietà infinita di forme viventi e di individui. Ciò è dovuto all’intervento di quel famoso elemento che ha permesso agli individui, di concerto con l’ambiente, di continuare a vivere su questa terra e di popolarla con la propria discendenza. Quello che, in effetti è avvenuto, nel perfetto meccanismo di lettura del filamento sdoppiato del DNA primitivo, e nella formazione di un nuovo filamento da accoppiare ad esso, è un errore; uno sbaglio che determina la creazione di un filamento un tantino diverso dal precedente. Di conseguenza ci saranno delle informazioni non perfettamente identiche a quelle del DNA primitivo, e anche la costruzione del nuovo essere presenterà delle variazioni. Variazioni che potranno essere minime o anche enormi, a seconda del tipo di errore. In pratica è un meccanismo perfetto che si inceppa e permette la formazione di qualcosa di diverso da quello che invece era destinato a produrre. Ma è proprio grazie al fatto che la perfezione non è di questo mondo, se per miliardi di anni la vita ha proliferato, ed ancora per molto procederà nel suo cammino. Il termine tecnico di quello che noi chiamiamo errore è mutazione, ed in realtà, più che di errore si tratta di un cambiamento, una variazione. Dal punto di vista del DNA e quindi dell’individuo originario, una variazione che determina la nascita di qualcosa di diverso, può essere considerata un errore, ma dal punto di vista della vita, che comunque ha bisogno di progredire, le variazioni, i cambiamenti, sono comunque da considerare ben venuti ed auspicabili.
molte persone devono i loro riccioli biondi a una minuscola mutazione genetica
Una variazione a livello molecolare, caratterizzata dalla immissione in sequenza di una molecola al posto di un’altra, o da una inversione di molecole, o dalla formazione di nuovi legami chimici, può in effetti determinare una variazione del corredo genetico della cellula o dell’individuo, determina, ad esempio, una vista più acuta, o un colore diverso dei capelli o della pelle, o una digestione più lenta. Non è detto, però che ciò sia svantaggioso per la nuova cellula o per il nuovo individuo. Alcune volte, anzi la variazione si rivela più utile e il nuovo individuo potrà adattarsi meglio all’ambiente, proprio grazie a quella piccola differenza. Ecco perchè non parliamo di errore; in quanto tutto è relativo allo scopo che si vuole raggiungere. Quello che all’inizio poteva sembrare un errore di copia, in effetti è tornato utile al nuovo individuo, che l’ha utilizzato per adattarsi meglio all’ambiente in cui vive. L’ambiente pertanto decide quale tra i prodotti delle piccole o grandi trasformazioni che avvengono nel corso delle replicazioni, debba o meno proseguire il suo cammino trasferendo il proprio patrimonio genetico ai figli. Grazie a quella mutazione, la popolazione futura presenterà quella caratteristica innovativa determinata da quell’errore di trascrizione del DNA.
124-Esame
E’ come se l’ambiente sottoponesse a un continuo esame le copie derivanti dalle replicazioni e decidesse quali siano degne di proseguire il loro cammino e quali debbano restare al palo. Supponiamo infatti che altri individui, figli sempre dello stesso originale, siano delle copie perfette, prive cioè di quella mutazione che solo uno dei fratelli possiede; se quella variazione viene riconosciuta utile dall’ambiente (perchè magari nel frattempo ha subito delle trasformazioni rispetto al passato), il futuro sarà popolato dai discendenti di quella copia “sbagliata” ma fortunata. Mentre i discendenti delle copie perfettamente identiche, e quindi “giuste” saranno, in effetti, bocciate dall’ambiente e destinate alla estinzione in quanto non più adatte ad esso. Per inciso sia detto che molto spesso (il più delle volte) alcune copie la cui riproduzione risulta errata perchè diversa dall’originale, sono considerate effettivamente sbagliate anche dall’ambiente. Al quale non riescono ad adattarsi perfettamente a causa di quel difetto di copia. Il risultato di questa difficoltà di adattamento sarà un rifiuto, una bocciatura del nuovo essere con la mutazione sfavorevole la cui stirpe non sarà considerata degna di popolare la terra.
la mutazione può essere accettata o meno dall'ambiente in cui vive l'animale
Altre copie “sbagliate” ma più fortunate verranno in futuro, e così, di cambiamento in cambiamento, la cellula prima, l’animale poi, si adatterà progressivamente all’ambiente che muta continuamente favorendo la nascita di questa o di quella nuova forma di vita, e le graduali trasformazioni nell’ambito di ciascuna forma. Per questo motivo mi sembra riduttivo, se non addirittura blasfemo parlare di errori di copia o di sbagli nella replicazione. In effetti era l’unico sistema che potesse consentire il fluire della vita verso una complessità sempre maggiore. Una lieve imperfezione in un meccanismo altamente perfetto consente quei graduali cambiamenti che sono alla base delle grandi trasformazioni e delle enormi diversità esistenti tra individuo e individuo, tra specie e specie. Ripeto, mi sembra blasfemo considerare frutto di uno sbaglio, o ancor di più di una serie di errori e di eventi casuali, un così stupefacente fenomeno come la vita, pervenuto, nel corso di quattro miliardi di anni, ad un sia pure provvisorio traguardo costituito da un essere perfetto quale è l’uomo. E’ più giusto dire che nel corso dei millenni si è verificata una somma di modificazioni che permetteva a ciascun essere vivente di affrontare la competizione di fronte ad un esaminatore, l’ambiente, in continua e lenta trasformazione. Le continue mutazioni premiate dall’ambiente, in definitiva hanno portato quelle cellule primitive a diventare le cellule che oggi compongono animali e individui.
125-La gallina
In pratica un bambino che nasce oggi ha circa quattro miliardi di anni; le sue cellule, anche se molto diverse da quelle primitive, provengono da esse. I suoi cromosomi si sono via via modificati, attraverso continue mutazioni, ma in realtà sono i legittimi discendenti dei cromosomi originari. Il messaggio genetico di cui essi sono portatori si è andato alterando per strada, dando luogo a cellule sempre più diverse da quelle di origine. E’ come se in un ritratto noi modificassimo, piano piano, alcuni dettagli. Prima la bocca, poi il naso, poi i capelli, poi gli occhi. Dopo un po’ il ritratto diventa totalmente diverso, irriconoscibile. Mi sembra di ricordare quel gioco che facevamo da ragazzini che si chiamava “il telefono” durante il quale uno dei compagni cominciava dicendo una parola nell’orecchio del compagno che gli sedeva accanto, senza farsi ascoltare dagli altri; a sua volta il secondo compagno riferiva la parola che aveva ascoltato nell’orecchio di un terzo compagno e così via, il più veloce possibile. Era naturale che, se si rispettava una certa velocità nel passare parola, la parola originaria subiva delle trasformazioni ed alla fine era totalmente diversa da quella di partenza. Ma, per venire ad un esempio strettamente legato al nostro argomento, prendiamo una gallina. Se si va indietro nel tempo e si modificano poco alla volta i dettagli (non solo della fisionomia, ma degli organi interni, della pelle, del metabolismo, della biochimica) ad un certo punto l’antenato della gallina finisce per assomigliare sempre più ad un rettile. E ad un certo punto ci si rende conto che è un rettile.
Chi è nato prima l'uovo o la gallina?
Questo infatti lo abbiamo letto in un capitolo di questa storia; ed abbiamo anche letto che, sempre andando a ritroso nel tempo, i rettili, prima di essere tali, erano anfibi e prima ancora pesci, creature marine dalla forma e dalla grandezza molto variabile, e prima ancora forme di vita, via via sempre più semplici, fino a passare da semplici esseri pluricellulari a forme di vita composte da una sola cellula e alle protocellule. Vediamo quindi che la nostra gallina, in effetti, non è figlia del classico uovo ma di qualcosa che sta molto più al di la nel tempo. Parliamo, di tempi incredibilmente lunghi che sfuggono quasi alla nostra capacità di immaginazione, ma ciò giustifica ampiamente la nascita di forme di vita così diverse e la enorme varietà oggi esistente. In definitiva quindi si può dire che tutti gli esseri appartenenti a ciascuna forma vivente esistita in passato ed esistente oggi, deve essere considerata figlia di quelle primissime protocellule che hanno popolato il mare primordiale. Ma perchè tutto ciò è avvenuto? La strada che dalle primissime protocellule ha portato all’uomo era l’unica possibile? Sarebbe stato possibile che le originarie forme viventi si evolvessero in maniera diversa da quella in cui si sono effettivamente evolute? Se c’era la possibilità di percorrere altre strade, perchè proprio questa? Si tratta di capire qual’è il segreto dell’esistenza di un meccanismo così perfetto, le motivazioni intime che hanno consentito alla vita, una volta sgorgata dai meandri della materia, di procedere verso tappe sempre più complesse.
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