Dove si parla di una teoria sulla creazione e dello spazio tempo
138-E’ cresciuto
Dobbiamo vedere questa ed altre teorie sulla nascita dell’universo come il tentativo di spiegare, con un linguaggio che è proprio delle generazioni di uomini del nostro tempo, quello che le generazioni di 2000 anni fa hanno fatto con il loro linguaggio. Una evoluzione, quindi, identica all’atto della creazione; una l’evoluzione cosmica e biologica come proiezioni dell’atto creativo nei nostri cervelli; una storia evolutiva della natura animata e inanimata intesa come la forma in cui noi viviamo da dentro la creazione, la quale, invece, da fuori, in una prospettiva trascendentale, è un atto istantaneo. Ma come è possibile che il processo penosamente lento della evoluzione cosmica e biologica, così come appare ai nostri imperfetti cervelli di osservatori ancora non del tutto smaliziati, possa coincidere con un solo istante, quello della creazione? In effetti il tempo in cui si dipana e continuerà a dipanarsi l’evoluzione cosmica e biologica è sorto insieme allo spazio, all’energia, alla materia e alle leggi naturali in quell’istante di 15 miliardi di anni fa. Esso pertanto va considerato come una categoria dell’universo e della sua esistenza. Per la nostra ingenua immaginazione e per noi che viviamo dal di dentro questa serie quasi interminabile di eventi, il tempo va considerato con certe caratteristiche che gli sono state fornite nell’atto creativo stesso.
Se, per ipotesi, riuscissimo ad essere al di fuori di questo atto creativo, non saremmo più avvolti dal tempo, così come lo è l’universo, teatro dell’evoluzione. Al di fuori, nel mondo che trascende la nostra esistenza, non ha più senso spazio, tempo, nè qualsiasi altra categoria o elemento caratteristico del prodotto della creazione. Per cui non è possibile paragonare l’attimo che la nostra energia creatrice sta vivendo e il tempo inesorabilmente lungo necessario perché tale energia si esplichi negli eventi della evoluzione cosmica e biologica. D’altronde noi uomini del 2000 abbiamo imparato, grazie alla teoria della relatività di Einstein che anche qui, nel nostro mondo il tempo non è una categoria assoluta, ma è suscettibile di variazioni. Sono concetti che appena cominciamo a penetrare, ma è chiaro che sarebbe un peccato non far funzionare il cervello di cui siamo dotati, e continuare a raccontarci le storielle che potevano essere adatte per l’uomo di 2000 anni fa. Oggi l’uomo è cresciuto, la sua capacità di penetrare i problemi e il loro significato è a livelli molto alti, è in grado di partecipare all’atto creativo che continua a svolgersi su questa nostra terra e in tutto l’universo; le sue capacità aumenteranno a dismisura, e comunque l’evoluzione proseguirà il suo corso verso stadi più avanzati, nei quali, senza dubbio, il processo creativo determinerà una complessità sempre maggiore e più perfezionata.
139-Imperfezione
Questa teoria, ha cercato di mettere d’accordo la visione materialistica del mondo basata sul metodo scientifico e quella metafisica che si avvale di principi di carattere religioso, consapevole del fatto che le due concezioni più che essere antitetiche, possano, in effetti, completarsi a vicenda. E’ tempo che la religione si scrolli di dosso una concezione medioevale del mondo, e si avvii ad accettare e ad utilizzare un nuovo modo di vedere le cose. Se non altro bisogna considerare che una ipotesi di evoluzione in continuo divenire, intesa come l’equivalente temporale di un atto creativo che avviene al di fuori del tempo, viene in soccorso della concezione religiosa e ne risolve alcuni lati oscuri e fino ad ora irrisolti, spesso motivi di attacchi dei non religiosi, e pretesti per accuse di incompletezza e superficialità. Uno dei grossi interrogativi, rimasti irrisolti è quello di un Dioche potrebbe aver riempito il mondo con tutta una serie di mali, malattie, paure, dolori; come è possibile conciliare l’onnipotenza di Dio, la Sua perfezione con questo mondo così imperfetto, così pieno di contraddizioni? L’obiezione perde il suo mordente non appena contempliamo la possibilità che il mondo che noi conosciamo sia ancora in una fase di creazione.
Non è il prodotto compiuto della creazione, ormai concluso da parte di Dio. L’innegabile imperfezione e manchevolezza del mondo dipenderebbe così dal fatto che esso sorge da una creazione non ancora completa. Fin dai primi esseri coscienti l’uomo ha sempre lottato contro il male, le disgrazie le imperfezioni della sua stessa natura; e non sembra che da allora le cose siano cambiate. Con la sua intelligenza l’uomo è riuscito a creare delle effimere protezioni contro questi mali, ma restano sempre le imperfezioni di una natura che si evolve con una lentezza esasperante, per noi. Da esseri viventi ancora imperfetti, abbiamo pertanto ragione a dolerci dei lati negativi della nostra esistenza, in quanto il nostro grado di perfezione ci ha messo in condizione di farlo; ma non possiamo e non dobbiamo prendercela con il Creatore, reo di aver creato il male, il dolore, l’ingiustizia, e quant’altro di negativo esiste sulla faccia della terra. Al contrario egli ha originato la perfezione, e non poteva essere altrimenti; semplicemente, però l’ha trasposta in un mondo reale, dove, per estrinsecarsi ha bisogno di un certo periodo di tempo, che noi uomini oggi calcoliamo in miliardi di anni. Non dimentichiamo che gli anni, come i mesi, i giorni e tutte le altre unità di misura adottate per misurare il tempo, sono delle convenzioni di cui l’uomo si serve per misurare il tempo che passa, e quindi non valide universalmente e a priori, ma solo nel mondo reale.
140-Specchio
Resta il fatto che questa copia dell’essere creatore, nata per realizzare, nel mondo reale, la sua forma, completa e identica all’originale, necessita di un certo tempo che l’uomo oggi misura a modo suo. C’è pertanto una estrema dilatazione di quell’attimo virtuale in cui, al contrario, non esistono eventi e nulla che abbia bisogno di scorrere e di divenire. Questo perché, mentre nel virtuale il tempo non esiste, nel reale il tempo è alla base stessa dello scorrere degli eventi. Molti studiosi spesso si sono posti il problema relativo alla presenza di un Dio, al di fuori di questo mondo, continua e perenne. L’esistenza di un Dio, di un Creatore al di fuori del mondo reale è, e rimane, una questione di fede, almeno fino a che l’evoluzione non produrrà forme viventi più intelligenti e perfette della nostra in grado di risolvere il mistero. Ma, considerando la storia evolutiva cosmica e biologica fino ad oggi, immaginando una futura evoluzione, come prosecuzione del processo che ci ha portati sin qui, verso forme sempre più perfette, e considerando tutto questo interminabile tempo come l’equivalente di quell’attimo in cui il Creatore ha esplicato il suo atto creativo, sembra che ogni dubbio svanisca. Nessun Dio che ci guarda da lontano, compiacendosi o dolendosi di noi, nessuno ha abbandonato a se stesso questo meraviglioso giocattolo. Semplicemente Dio crea (non “ha creato”, perchè siamo al di fuori del tempo e dello spazio)
Egli crea un qualcosa che gli somigli, un suo specchio. Essendo egli la perfezione, non può creare altro se non una cosa perfetta. Ma, essendo, questa perfezione creata, posta al di fuori del Suo mondo irreale, essendo cioè realtà diversa da Lui, fatta di materia e di cose tangibili, questa realtà si è andata formando attraverso una categoria di cui Egli stesso l’ha dotata, il tempo. Il tempo lo spazio e tutte le leggi secondo cui il cosmo e tutta la realtà in evoluzione si estrinseca, sono categorie facenti intimamente parte della realtà stessa, non valide al di fuori, ma solo dentro la realtà tangibile. Per questo motivo la realtà creata, dal Big Bang ad oggi si è modificata e continuerà a farlo fino a toccare la perfezione, ad essere essa stessa perfezione, così come vuole il suo Creatore. Oggi quello scimmione di tanto tempo fa è arrivato al punto di capire, o per lo meno di discutere i problemi relativi alla sua stessa origine, e chissà dove saremo ancora capaci di arrivare. La storia dell’Uomo, intesa come storia di una delle tante forme viventi che hanno partecipato alla più ampia storia del cosmo e della vita, può essere a buon diritto considerata come la fase più importante della storia evolutiva cosmica e biologica. Senza dubbio ogni fase, ogni momento ha avuto la sua importanza, e il merito di aver determinato le fasi successive, ma con l’uomo si ha qualcosa di nuovo, qualcosa di fondamentale e di innovativo in un prodotto della evoluzione.
141-Un seme
Sembra che la nuova fisica dei quanti debba essere un nuovo terreno di scontro, ma paradossalmente sia gli uni sia gli altri, pensano che la meccanica quantistica sia un elemento a proprio favore. Gli uni pensano che questa fisica dimostri la inesistenza di Dio, gli altri che sia una ulteriore prova che Dio esiste. Una cosa è certa, per quanto cerchino di fare i fisici atei, non si libereranno tanto facilmente di questo essere soprannaturale che per loro è tanto ingombrante. Quello che i teisti, invece vorrebbero e dovrebbero fare, è cercare di liberarsi della solita immagine di un Dio, magari con la barba, che sta lì ad accendere la miccia o a sorvegliare che venga fatta di sé una copia perfetta. Questa immagine di Dio l’avevano creata coloro che prima di noi si erano posti, su questo mondo, le domande classiche su chi fosse e come fosse Dio, sul perché, sul come, sul quando, sul dove. In quei periodi, la gente, era ovvio, non capiva più di tanto e solo con una tale immagine di Dio, si era riusciti a dare una spiegazione che fosse comprensibile a tutti. Ma oggi no, questo non é più possibile, e questo dovrebbe capirlo soprattutto la Chiesa. Non si può andare in giro con le foto di tanti secoli fa. Per noi, gente del duemila, sono foto incomprensibili, non corrispondono al nostro modo di pensare.
Così come anticamente si trovavano le giustificazioni, le spiegazioni ai perché dell’universo con linguaggi facili e alla portata della gente di allora, anche oggi bisogna usare un linguaggio che noi possiamo capire, adatto a noi gente del duemila che non crede più alle favole. La teoria di un mondo in perenne creazione, già abbastanza perfetto, ma che viaggia verso una perfezione assoluta, sembra riesca a risolvere tanti problemi e a dare la risposta a tante domande. Un mondo in divenire, che deve ancora completare sé stesso, e che quindi è, per forza di cose, imperfetto Alla fine poi, questa teoria è anche compatibile con quella diavoleria della fisica quantistica, perché tutto l’esistente, e cioè, una serie infinita di universi, tra cui quello in cui noi viviamo, oppure un universo unico con dentro un numero infinito di regioni tra cui la regione in cui viviamo noi, poteva benissimo, quando tutto aveva le dimensioni di un atomo, essere nato così per caso, per una semplice fluttuazione del vuoto. Ed é proprio su questa fluttuazione che dobbiamo concentrare l’attenzione, su questo elettrone che, nato dal nulla, contiene in sé tutte le informazioni del tutto. Come un piccolissimo seme che contiene in se le informazioni per la costruzione di una quercia enorme, o la piccola cellula nel quale c’è scritto come si deve costruire l’uomo che si svilupperà da essa, così quel semino, ancora più piccolo del seme della pianta o della cellula di un futuro uomo, dovrebbe avere dentro di se una specie di DNA capace di dare origine a tutte le infinite forme del tutto, tra cui anche le forme della materia che noi conosciamo nell’universo in cui viviamo, con le sue leggi e le sue regole. E allora, chi ce lo ha messo questo super DNA dentro il semino?