dove si parla della discesa in campo di un nuovo elemento che caratterizzerà i nuovi protagonisti di questa storia: dalle taglie più contenute ma muniti di un nuovo cervello che permetterà loro di avere comportamenti innovativi.
48-Sguardi vuoti
Dieci milioni di anni sono un periodo di tempo
sufficiente per permettere un rapido sviluppo evolutivo delle masse ossee e
muscolari, e passare dallo scoiattolo al rinoceronte, ma insufficiente per
permettere un aumento di volume del cervello, e quindi della intelligenza. Gli
sguardi vuoti di questi animali sono la prova della loro stupidità; certo la
loro vita è priva di stimoli, non hanno competizione per il cibo, nè predatori
che possano impensierirli e, comunque, indurre comportamenti intelligenti.
Corpo massiccio, carattere pacifico, protuberanze sul capo, zampe tozze,
acquartierato preferibilmente tra pozze d’acqua e terraferma, il futuro
rinoceronte sarà l’animale verso cui convergeranno diverse linee evolutive che
si incroceranno e sovrapporranno, permettendo in futuro anche un discreto
sviluppo della massa cerebrale. E infatti d’ora in poi ci sarà un progressivo aumento di intelligenza anche
negli erbivori che, pur continuando a soccombere, metteranno a dura prova le
capacità dei predatori. Sarà ben poca cosa, ma la lotta per la sopravvivenza
diventerà sempre più difficile e dura. Così 30 milioni di anni fa esistevano
dei predatori con una tecnica di caccia che ci fa capire come i rapporti tra
prede e predatori stessero gradualmente cambiando. Gli erbivori, cioè le prede,
cercavano con la loro mole, di intimorire o scoraggiare il predatore dallo
sferrare un attacco. Essi istintivamente sapevano di non poter avere la meglio,
ma che, con un calcio ben assestato potevano sperare in una rinuncia del
predatore. Il predatore, dal canto suo, dopo aver sferrato un attacco, era
capace di frenare i suoi istinti e attendere che la vittima designata morisse
dissanguata. Come al solito, una storia cruenta ma fa parte del gioco
dell’esistenza che, per quanto crudele, è necessario e soprattutto finalizzato
al proseguimento della vita. Essa si perpetua solo con il sacrificio dei più
deboli, dei meno adatti, che permetteranno ai più forti di continuare sulla
strada dell’esistenza.
Ma la caccia stava diventando più
raffinata, rivolta soprattutto ad elementi di un branco non in grado di opporre
resistenza perché giovani o malati.. Oggi un leone aggredisce animali di
piccola e media taglia (al massimo un bufalo), che possono essere immobilizzati
e soffocati, e tralasciano le fortezze viventi della savana, come gli elefanti
i rinoceronti e gli ippopotami. C’è poi il moderno sistema di cacciare in
gruppo, adottato da diversi predatori moderni che rappresenta il massimo della
raffinatezza in una attività come la caccia che sta alla base della
sopravvivenza di ciascun essere vivente. Una escalation, quindi, nel modo di
cacciare, a partire da un sistema guidato da pura e cieca violenza, per
arrivare ad un sistema estremamente complesso fatto di assalti consapevoli
condotti in base a precise regole, sempre finalizzate al raggiungimento dello
scopo rischiando il meno possibile. Ciò denota che la evoluzione degli animali
sta avvenendo di pari passo con una evoluzione a livello cerebrale,
responsabile delle variazioni dei comportamenti.
un cervello più grande permette al tirannosauro di avere nuovi comportamenti nella caccia
49-Cabina di regia
L’evoluzione dei comportamenti degli animali, e in primo
luogo della caccia, ci fa capire che la massa cerebrale sta subendo delle
trasformazioni. Infatti nel cervello dove si trova la cabina di regia e dove si
decide la condotta da seguire e il modo di reagire agli stimoli, stanno
avvenendo trasformazioni epocali che porteranno i mammiferi ad occupare
moltissime nicchie disponibili e a popolare l’intero pianeta. In questa cabina
si gioca insomma il futuro dei futuri esseri che popoleranno il pianeta. Se il
regista si fa più esigente, le risposte ai suoi comandi variano di conseguenza,
e i comportamenti sono più complessi. I ritrovamenti fossili dei crani degli
animali dimostrano che vi è stato un graduale aumento del volume del cervello,
man mano che si è saliti nella scala dell’evoluzione. In realtà si tratta di un
processo che ha preso inizio nel momento in cui, nella storia del processo
evolutivo, presero a specializzarsi alcune cellule di forma filamentosa, di
collegamento tra superficie esterna e i muscoli, capace di condurre, quasi
fossero dei fili elettrici, uno stimolo in grado di provocare una reazione da parte del muscolo. Questa reazione altro
non era che una contrazione e relativo rilasciamento in grado di determinare il
movimento di tutta la struttura pluricellulare. Ricordiamo che simili
strutture, già abbastanza complesse, nella loro apparente semplicità, erano in
dotazione, 600 milioni di anni fa, a meduse, idre e attinie che già allora
popolavano gli oceani. In questi esseri viventi i filamenti nervosi andavano a
formare un sistema intricato che rispecchiava la loro simmetria raggiata. Lo
scopo di queste reti era senz’altro quello di fornire un coordinamento
d’insieme ai movimenti.
gangli nervosi
Con il progredire dell’evoluzione, in alcuni punti di
queste fitte reti nervose si svilupparono dei cosiddetti gangli, cioè delle
matasse di cellule nervose che avevano la funzione di veri e propri centri di
coordinamento degli impulsi e relative risposte; essi serviranno a moltiplicare
le capacità di coordinazione dei movimenti degli animali. Negli esseri viventi
che affollavano i mari poco più di 500 milioni di anni fa, cominciano ad
assumere importanza le matasse cerebrali in via di formazione a livello della
testa. In essa, essendo la parte che esplora l’ambiente, si vanno concentrando
anche gli organi di senso; vista, odorato, gusto e udito. Le forme marine che
abbiamo incontrato durante il Cambriano erano quindi dotate di un cervello
appena abbozzato, sotto forma di ciuffi o piccole matasse nervose. Con la Lampreda , apparsa 380
milioni di anni fa, compaiono, per la prima volta due piccoli emisferi
cerebrali nell’ambito dei quali si apprezzano i primi lobi, vere e proprie aree
specializzate, in particolare per la percezione degli odori . Lo sviluppo di
queste delicate strutture richiedeva una scatola cranica sempre più capiente,
in grado di accogliere il cervello che andava acquistando sempre maggiore
importanza come centro di coordinamento. Da esso partivano le risposte agli
stimoli provenienti dall’esterno, sotto forma di movimenti altamente coordinati
in grado di modificare i rapporti tra animale e ambiente esterno.
50-Istinti
Nella storia degli animali, infatti, ha preso sempre più
evidenza la testa, come elemento anatomico distinto dal resto del corpo, quasi
per tentare di isolare la centrale, fino ad allora sede di elaborazione degli
stimoli per la produzione dei comportamenti, dal resto del corpo che eseguiva
gli ordini partiti dalla centrale superiore. Non sempre, comunque, ad un
aumento del volume complessivo dell’animale ha corrisposto un adeguato e
proporzionato aumento del volume della
massa cerebrale nascosta dentro il cranio. Ed infatti ci sono stati
animali grossi e stupidi, e animali piccoli e intelligenti. La centrale
presente nella testa degli animali. si è andato sviluppando anche come sede
della cosiddetta memoria genetica. Il DNA di queste cellule, infatti, contiene
tutte le informazioni necessarie all’organismo per vivere, Grazie a queste
informazioni le cellule nervose dettano all’organismo e alle sue parti le
istruzioni per mettere in azioni i meccanismi del proprio funzionamento. Il
cuore batte, il rene depura, gli occhi vedono, le orecchie sentono, le unghie
crescono, ogni cellula fa il proprio dovere, indipendentemente dalla volontà
dell’organismo e senza averlo appreso preventivamente. Semplicemente è una
memoria insita nelle cellule stesse che nascono con la capacità di fare quello
per cui dalle origini si sono specializzate. Non solo ma a livello di questa
originaria matassa cerebrale sono insiti anche quei comportamenti
dell’individuo che si esplicano in maniera del tutto inconsapevole fin dalla
nascita: il ragno tesse d’istinto favolose architetture di ragnatele; certi
esseri unicellulari marini riescono a costruirsi una casa d’aculei usando
frammenti di spugna; i piccoli nati dalle uova di una tartaruga marina deposte
nella calda sabbia, si dirigono inevitabilmente verso il mare, dove sono
destinati a vivere, affrontando un viaggio pericolosissimo; gli scoiattoli
nascondono sotto gli alberi le loro provviste per l’inverno;
andare in fila indiana per le pepere è una questione di istinto
i piccoli delle
papere, poco dopo la nascita, seguono in fila indiana la madre che li guida in
posti sicuri; i piccoli dei mammiferi, appena nati, afferrano i capezzoli della
mamma per succhiarne il latte; gli uccelli volano; i pesci scivolano
silenziosamente nell’acqua; gli animali terrestri si muovono disinvoltamente aiutandosi
con gli arti. Sono tutte reazioni e meccanismi innati e vitali dell’individuo,
che nessuno ha mai insegnato loro e che danno la capacità di reagire bene con
l’ambiente e quindi di sopravvivere: una memoria e un talento di vecchia data, che si è arricchito
nel corso di miliardi di anni, modificandosi con l’evoluzione. Nella matassa
cerebrale, oltre agli istinti, frutto di ataviche memorie genetiche, trovano
posto quegli istinti primordiali che
necessitano per la sopravvivenza, come fame, sesso, aggressività, sonno, che
sono delle risposte automatiche e non frutto di apprendimento, a delle domande
pervenute alla matassa cerebrale dall’ambiente esterno.
51-Nuove
tecniche
Con il progredire della scala evolutiva, il cervello è aumentato,
oltre che di volume, anche nella sua complessità e si è affermato come centrale
di comando e cabina di guida. Ogni stimolo ha sempre provocato una reazione
basata sulla capacità di quell’animale di reagire come la memoria genetica gli
aveva insegnato. Ma a questo punto qualcosa comincia a cambiare. E naturalmente
lo si nota subito nel modo del tutto nuovo di cacciare degli animali. Adottare
nuove tecniche di caccia, appena un poco più raffinate dei ciechi assalti dei
predatori precedenti, richiese certamente la presenza di nuove connessioni
neuronali a livello cerebrale, con la relativa formazione di nuovi centri
nervosi e conseguente aumento del volume cerebrale. Infatti quello che colpisce
ora, è la capacità acquisita dal predatore di porre un certo freno ai propri
istinti. Esso infatti agisce all’inizio in preda ai soli istinti, ma poi adotta
una tecnica di attesa sicuro che in breve tempo il grosso erbivoro si accascerà
al suolo e morirà. Questo nuovo e importantissimo fattore che si inserisce a livello cerebrale,
determina, nei mammiferi un salto di qualità. Più tardi, quando i predatori
saranno di piccola e media taglia le cacce verranno condotte raramente da
singoli predatori, ma quasi sempre in gruppo, il che richiederà dei
coordinamenti tra singoli e quindi sarà necessario attivare nuovi centri
nervosi capaci di coordinare i movimenti e gli assalti anche in relazione agli
altri elementi del gruppo. Di fronte a branchi di erbivori di grossa taglia
sarà necessario operare una scelta della preda più facile da abbordare e
colpire (piccoli o malati). Siamo senz’altro di fronte a dei comportamenti più
elaborati i quali hanno bisogno, per essere attuati, di centri nervosi specifici.
I crani, infatti aumentano le loro dimensioni per accogliere una massa
cerebrale in espansione.
La parte originaria del cervello, sede degli istinti e delle memorie antiche, che per tanto tempo è rimasta nuda all’interno della scatola cranica va rivestendosi di una pellicola che prenderà il nome di corteccia cerebrale e che aumenterà progressivamente il proprio spessore. Possiamo dire che con la formazione di questa nuova porzione del cervello gli animali si fanno più intelligenti, cosa che avviene, in maniera molto graduale, grazie ad un meccanismo innescatosi ai primi successi ottenuti da queste nuove soluzioni evolutive e secondo cui l’apprendimento di sempre nuove soluzioni determinerà un aumento delle capacità di fare, e le capacità acquisite determineranno un maggiore apprendimento. Un circolo virtuoso, insomma, che si risolverà con la nascita, di volta in volta, di esseri sempre più intelligenti che avranno, nei loro crani dei cervelli via via sempre più grandi. I due elementi che contribuiscono ad alimentare questo circolo virtuoso sono, appunto, i comportamenti innati e il fattore ambientale; infatti nella vita degli animali c’è sempre un misto di comportamenti istintivi, non appresi, e di comportamenti frutto di apprendimento e di interrelazione con l’ambiente che lo circonda, specialmente durante il primo periodo della vita.
La parte originaria del cervello, sede degli istinti e delle memorie antiche, che per tanto tempo è rimasta nuda all’interno della scatola cranica va rivestendosi di una pellicola che prenderà il nome di corteccia cerebrale e che aumenterà progressivamente il proprio spessore. Possiamo dire che con la formazione di questa nuova porzione del cervello gli animali si fanno più intelligenti, cosa che avviene, in maniera molto graduale, grazie ad un meccanismo innescatosi ai primi successi ottenuti da queste nuove soluzioni evolutive e secondo cui l’apprendimento di sempre nuove soluzioni determinerà un aumento delle capacità di fare, e le capacità acquisite determineranno un maggiore apprendimento. Un circolo virtuoso, insomma, che si risolverà con la nascita, di volta in volta, di esseri sempre più intelligenti che avranno, nei loro crani dei cervelli via via sempre più grandi. I due elementi che contribuiscono ad alimentare questo circolo virtuoso sono, appunto, i comportamenti innati e il fattore ambientale; infatti nella vita degli animali c’è sempre un misto di comportamenti istintivi, non appresi, e di comportamenti frutto di apprendimento e di interrelazione con l’ambiente che lo circonda, specialmente durante il primo periodo della vita.
Nessun commento:
Posta un commento