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venerdì 25 marzo 2016



Dove si parla delle nuove tecniche di caccia e della esplosione di forme che avviene sul nostro pianeta. tutti animali molto più intelligenti rispetto a quelli precedenti.



51-Nuove tecniche



Con il progredire della scala evolutiva, il cervello è aumentato, oltre che di volume, anche nella sua complessità e si è affermato come centrale di comando e cabina di guida. Negli animali ogni stimolo ha sempre provocato una reazione basata sulla capacità dell’animale di reagire come la memoria genetica gli aveva insegnato. Ma a questo punto qualcosa comincia a cambiare. E naturalmente lo si nota subito nel modo del tutto nuovo di cacciare degli animali. Adottare nuove tecniche di caccia, appena un poco più raffinate dei ciechi assalti dei predatori precedenti, richiese certamente la presenza di nuove connessioni neuronali a livello cerebrale, con la relativa formazione di nuovi centri nervosi e conseguente aumento del volume cerebrale. Infatti quello che colpisce ora, è la capacità acquisita dal predatore di porre un certo freno ai propri istinti. Esso infatti agisce all’inizio in preda ai soli istinti, ma poi adotta una tecnica di attesa sicuro che in breve tempo il grosso erbivoro si accascerà al suolo e morirà. Questo nuovo e importantissimo fattore  che si inserisce a livello cerebrale, determina, nei mammiferi un salto di qualità. Più tardi, quando i predatori saranno di piccola e media taglia le cacce verranno condotte raramente da singoli predatori, ma quasi sempre in gruppo, il che richiederà dei coordinamenti tra singoli e quindi sarà necessario attivare nuovi centri nervosi capaci di coordinare i movimenti e gli assalti anche in relazione agli altri elementi del gruppo. Di fronte a branchi di erbivori di grossa taglia sarà necessario operare una scelta della preda più facile da abbordare e colpire (piccoli o malati). Siamo senz’altro di fronte a dei comportamenti più elaborati i quali hanno bisogno, per essere attuati, di centri nervosi specifici. I crani, infatti aumentano le loro dimensioni per accogliere una massa cerebrale in espansione. La parte originaria del cervello, sede degli istinti  e delle memorie antiche, che per tanto tempo è rimasta nuda all’interno della scatola cranica va rivestendosi di una pellicola che prenderà il nome di corteccia cerebrale e che aumenterà progressivamente il proprio spessore. 



E' evidente la corteccia cerebrale sede dell'intelligenza


Possiamo dire che con la formazione di questa nuova porzione del cervello gli animali si fanno più intelligenti, cosa che avviene, in maniera molto graduale, grazie ad un meccanismo  innescatosi ai primi successi ottenuti da queste nuove soluzioni evolutive e secondo cui l’apprendimento di sempre nuove soluzioni determinerà un aumento delle capacità di fare, e le capacità acquisite determineranno un maggiore apprendimento. Un circolo virtuoso, insomma, che si risolverà con la nascita, di volta in volta, di esseri sempre più intelligenti che avranno, nei loro crani dei cervelli via via sempre più grandi. I due elementi che contribuiscono ad alimentare questo circolo virtuoso sono, appunto, i comportamenti innati e il fattore ambientale; infatti nella vita degli animali c’è sempre un misto di comportamenti istintivi, non appresi, e di comportamenti frutto di apprendimento e di interrelazione con l’ambiente che lo circonda, specialmente durante il primo periodo della vita.


52-Fantasia




Lo sviluppo della massa cerebrale mai prima d’ora era stato così rapido, e sarà più o meno veloce a seconda dei rami evolutivi. In un periodo di tempo che va da 30 a 2 milioni di anni fa, l’evoluzione si è quasi divertita a creare una serie infinita di forme; apparizioni e scomparse rapide, trasformazioni, estinzioni, cambiamenti; sono storie di mammiferi vissuti in questo periodo; dalle forme più strane e diverse, che sembrano dei montaggi di vari pezzi presi da animali diversi. Ci sono stati anche tentativi di tornare alle dimensioni che furono proprie dei dinosauri, ma questi esseri si sono presto estinti. C’è stato una specie di incrocio tra un cavallo, un orso, e un gorilla con artigli enormi; una specie di cammello con una piccola proboscide e le zampe da rinoceronte; una specie di elefante dotato di una pala al di sotto delle zanne e della proboscide; folli montaggi che la natura si è divertita a costruire, quasi avesse sbrigliato la sua infinita fantasia alla ricerca delle soluzioni più adatte.




animali strani dopo i dinosauri

 In realtà ricordiamo sempre che in natura niente è senza scopo: ogni organo, ogni caratteristica corrisponde a una funzione, a un adattamento. La fantasia, lo abbiamo visto più volte, è al servizio della selezione naturale, per proporre continuamente nuove soluzioni, con montaggi sempre diversi, premiati o puniti dall’ambiente. E infatti tanta fantasia  e i numerosi tentativi messi in atto tramite il meccanismo della selezione naturale, in questo periodo darà i suoi frutti e, finalmente, porterà alla nascita di gran parte di quella fauna che ancora oggi popola il nostro pianeta. Nascono elefanti, cammelli, delfini, cervi, cavalli, pipistrelli, scimmie, talpe, orsi, formichieri, maiali, foche, giraffe, e numerosi altri dei cosiddetti animali moderni che si sommeranno a quelli di origine più antica. L’elemento comune in tutto questo fervore creativo è stato senz’altro l’aumento della massa cerebrale, con relativo aumento della intelligenza. In tutta questa varietà di animali cosiddetti moderni, infatti abbondano quelli dotati di una notevole vita sociale e di gruppo. Sarà questa la nuova soluzione adottata da animali predatori che durante la caccia si trovano a dover assalire animali erbivori a volte molto più grandi di loro. Essi capiscono che da soli non potrebbero ottenere grossi successi e, probabilmente sarebbero destinati ad uscire malconci  dalla battuta di caccia, se non a soccombere.


53-Esperienze




Nei mammiferi superiori, grazie all’enorme sviluppo della massa cerebrale i genitori adottano nuove tecniche per insegnare ai cuccioli la caccia. Essi, infatti, spendono molto tempo nelle cure parentali, in seguito alle quali il cucciolo impara a cacciare, impara a riconoscere gli animali da cacciare e tutte le finezze o astuzie necessarie per ottenere il raggiungimento dello scopo. I mammiferi ormai hanno scoperto anche che agire in gruppo costituisce una via più semplice per uccidere animali altrimenti irraggiungibili; anche se poi, alla fine della caccia, si è costretti a dividere il bottino. Tutto ciò fa parte del bagaglio delle esperienze che l’animale incamera nei suoi centri cerebrali e costituisce stimolo per un ulteriore sviluppo della massa cerebrale. Ma la caccia in comune è senza dubbio una delle fasi più spettacolari della vita sociale di alcuni animali; in realtà essa è solo uno degli aspetti della loro socialità. Una socialità che ritroviamo a diversi livelli di complessità a seconda che si tratti di animali più o meno evoluti. Intesa come una spinta, o attrazione, o impulso dell’individuo, iscritta nel proprio codice genetico. 


Le api sono animali altamente sociali

La socialità negli animali si può ritrovare in uno sciame di api, in un banco di pesci, in uno stormo di uccelli, in un branco di lupi o di cervi. Alla base di questo comportamento sociale sta la comunicazione tra gli individui, cioè il passaggio da individuo e individuo di informazioni comportamentali. Questa sorta di “trasmissione culturale” si basa, appunto, sull’apprendimento, all’interno dei gruppi sociali, di tutta una serie di comportamenti, che vengono ripetuti grazie a meccanismi di imitazione e che costituiranno una forma di tradizione culturale. Questa tradizione diventerà patrimonio della popolazione e sarà tramandata anche alle generazioni seguenti. Ecco pertanto che all’interno di alcune specie animali, ad elevato grado di socialità, all’eredità genetica si sommerà l’eredità culturale, anche essa sottoposta a evoluzione e controllata dalla selezione naturale. Qualsiasi comportamento, sia che venga trasmesso per via genetica, sia che venga tramandato per via culturale, si diffonderà nella specie solo se faciliterà, negli individui e quindi nel gruppo, la possibilità di adattarsi all’ambiente. Nella trasmissione culturale esiste inoltre l’equivalente della mutazione, operante a livello di trasmissione genetica. Si tratta di invenzioni innovative del comportamento che di solito vengono attuate da individui giovani, i quali le hanno apprese per via intuitiva durante il gioco o l’esplorazione. La capacità di porre in atto delle variazioni di comportamento grazie all’intuito, già denota, all’interno del gruppo un grado di intelligenza superiore. Queste variazioni, che, evidentemente non saranno casuali come le mutazioni, verranno immediatamente trasmesse al resto del gruppo che adotterà tale comportamento. La generazione seguente apprenderà le informazioni culturali comprensive di quelle variazioni che i predecessori avranno adottate.




 54-Innovazioni




Le innovazioni culturali, sono, al pari delle mutazioni genetiche, il motore della evoluzione delle varie specie animali. Alla base della comunicazione interna alle società animali, esiste tutta una serie di comportamenti che gli animali si comunicano e che servono per trasmettere agli altri le proprie esperienze. Oltre a rumori e suoni, vi sono anche degli atteggiamenti della postura, modi cioè di atteggiare il proprio corpo o parti del proprio corpo, che comunicano agli altri elementi del proprio gruppo, i sentimenti più vari. L’intimidazione o la subordinazione, per esempio, viene comunicata durante la lotta, da un elemento all’altro, assumendo diversi atteggiamenti del corpo.


Un cane con le orecchie dritte comunica aggressività

 Il cane o il lupo comunicano agli altri le proprie intenzioni facendo assumere alla coda e alle orecchie posizioni diverse. L’ape operaia, una volta individuata una sorgente di cibo, riesce a comunicare alle altre api, mediante una danza particolare, la direzione geografica della sorgente stessa. I vari esempi di corteggiamento, che in alcune specie sono delle vere e proprie danze, che precedono l’accoppiamento. Il muflone che, mentre bruca l’erba, smette all’improvviso, riesce a comunicare al resto del gruppo la presenza di qualcosa di nuovo o, forse, di pericoloso, per cui tutti smettono di brucare. Il camoscio che protende il collo di fronte al dominante per indicare sottomissione. I richiami di allarme dei vari uccelli, gli atteggiamenti di tenerezza di alcuni mammiferi nei confronti dei propri piccoli; i richiami dei delfini o dei cetacei. I metodi ritualizzati della lotta tra maschi di varie specie, utilizzati per stabilire la dominanza. La capacità di alcuni mammiferi di attuare un’ampia gamma di espressioni facciali. Una femmina di lupo che lecca il muso della predominante per indicare sottomissione, o i cuccioli di lupo che toccano il muso per richiedere il cibo, Si potrebbe continuare all’infinito con atteggiamenti più o meno complessi, facenti parte del bagaglio culturale e genetico dei vari animali e che vengono usati dagli stessi per trasmettere sensazioni e per comunicare agli altri elementi del gruppo le proprie intenzioni. Ma è nella misura in cui questi messaggi vengono recepiti dagli altri che si attua la comunicazione e quindi l’apprendimento sociale dei singoli. E’ nella misura in cui i singoli componenti del gruppo apprendono sempre nuovi insegnamenti e si applicano a dare delle risposte adeguate a questi stimoli esterni di tipo culturale, che la totalità del gruppo trova ulteriori stimoli per progredire a livello culturale e trasmettere tali progressi. L’ultima soluzione utile, quindi, in ordine di tempo, adottata dagli animali che sono stati in grado di farlo, è stata quella consistente in un aumento veloce e progressivo della massa e del volume cerebrale. Questa strada si rivelò subito piena di sorprese e di soluzioni vincenti, in quanto portava alla formazione di nuovi centri cerebrali e connessioni nervose sempre più fitte e intricate, in grado di dirigere l’animale verso atteggiamenti e comportamenti sempre più raffinati.

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