Dove si parla dei progressi fatti dall'uomo in campo filosofico, religioso e politico. Ma anche della sua malvagità.
81-Adulto
Con l’avvento della scrittura, pensieri, idee, opere, potevano essere trasmesse alle generazioni future, gettando le fondamenta per la futura evoluzione culturale. Con il tempo si accumularono documenti, testimonianze delle varie epoche, culture e civiltà che, compatibilmente con le periodiche distruzioni, lasciarono una impronta indelebile che le più recenti civiltà hanno imparato ad apprezzare e a conservare. Sul piano spirituale l’uomo delle prime aggregazioni sociali, imparò ad osservare il mondo che lo circondava e i fenomeni il cui significato non era facilmente comprensibile. Cercò, pertanto, di farlo a modo suo, dapprima ricorrendo al mito, che ebbe diverse connotazioni a seconda delle latitudini e dei popoli, poi creando le religioni, basate su rivelazioni divine, perché pervenute ad uomini eletti, direttamente dal mondo sede dell’anima e della spiritualità. Queste rivelazioni, trasferite ai popoli, tramite questi uomini eletti, altro non erano che un insieme di leggi e dogmi da rispettare e da osservare, in grado di conferire una sorta di premio finale di cui fruire nella vita ultraterrena. Un’altra forma di adesione ai problemi dell’esistenza fu la filosofia che, a partire da società di livello avanzato, come quella Greca, si diede da fare, tramite i suoi rappresentanti, per fornire spiegazioni relative a problemi esistenziali, utilizzando schemi ora di tipo religioso, ora di tipo laico. Trasformazioni ed evoluzioni successive portarono la filosofia e i suoi filosofi a discutere e dissertare dei problemi più reconditi dell’animo umano, del significato dell’esistenza, dei meccanismi insiti al mondo di cui l’uomo è circondato.
Ogni volta che un filosofo sembrava avesse dato esaurienti spiegazioni su varie problematiche, un rappresentante di una diversa scuola di pensiero confutava le tesi precedenti, sostituendole con altre più adeguate e più al passo con i tempi. Diciamo che, con la nascita della filosofia, l’uomo ha voluto dare sfogo al suo innato desiderio di sapere, di capire il mondo; un’ansia che si è portato dentro fin dal momento in cui è diventato cosciente. Prima della civiltà greca, e a partire dalle prime civiltà, solo con i miti si era riusciti a spiegare tutto ciò che non poteva essere spiegato altrimenti. Con la civiltà greca, l’uomo diventato ormai adulto, non si sentiva più appagato dai racconti di favole mitologiche le quali altro non erano se non la trasposizione del mondo terreno e umano nel mondo spirituale. Nacquero i primi pensatori che si occupavano di questioni filosofiche e che cercarono di rispondere alle domande esistenziali basandosi esclusivamente sulla osservazione dei fenomeni naturali. L’origine e il divenire di tutte le cose era il principale oggetto di studio da parte dei filosofi e ciascuno dette la propria interpretazione, anche in base al livello di conoscenza e di cultura raggiunto. Ci furono filosofi greci che compresero la difficoltà e l’impossibilità di trovare una spiegazione soddisfacente ai quesiti riguardanti gli enigmi della natura e dell’universo, e allora diressero la loro attenzione all’uomo e al suo posto nella società.
82-Il centro
Altri filosofi si lanciarono alla ricerca di regole che stabilissero ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, e, mentre c’era chi riteneva che ciò variasse a seconda delle epoche e dei luoghi presi in esame, altri pensavano che esistessero, a questo proposito, regole eterne e atemporali. Molti misero in rilievo la caducità e la inutilità della realtà in continuo movimento e trasformazione, che i nostri sensi possono apprezzare solo in maniera incerta e insicura, in contrapposizione con una realtà esistente oltre il mondo sensibile che noi conosciamo attraverso la ragione, e che è la sede dei modelli eterni e immutabili. Si fece quindi strada l’idea di un’anima che vive in un mondo che sta al di là di quello reale, prima di trasferirsi in un corpo. Successivamente il mondo delle idee innate verrà contestato per essere sostituito da idee e pensieri scaturite dalla conoscenza in seguito alle esperienze fatte con i sensi nel mondo reale. Si cominciò, quindi a fare distinzione tra vita terrena e vita contemplativa, e ad esprimere regole di comportamento a livello di etica e di politica. Nella sua evoluzione il pensiero filosofico porterà verso la ricerca della vera felicità, ora liberandosi dai beni materiali e dalle passioni, ora inseguendo il piacere terreno. Varie regioni o aree culturali si formarono, il pensiero filosofico si differenziò, si fuse con le tematiche religiose. L’ansia di fede e quella di sapere a volte vennero considerate come due aspetti di uno stesso problema. La ragione, si disse, ci fa conoscere solo una parte della verità; la fede ce la fa conoscere in modo totale.
Dopo secoli in cui ogni aspetto della vita venne interpretato alla luce di Dio, l’uomo tornò ad essere il centro di ogni cosa. Verità rivelate che la religione aveva contribuito a conservare, saranno messe in dubbio e verranno gettate le basi per la futura nascita del pensiero scientifico, figlio di quella osservazione caldeggiata già dai primi filosofi e delle esperienze che gli uomini di cultura andavano facendo nel tentativo di trovare il perchè di ogni cosa. Parallelamente, notevole fu la fioritura di arti figurative, come pittura, scultura e architettura, i cui esponenti erano più che altro al servizio dei potenti delle varie epoche. Gli stili si susseguirono e, sempre, erano l’espressione del pensiero dominante dell’epoca. Idealismo e materialismo furono i fili conduttori del pensiero filosofico, il primo alla perenne ricerca di un rapporto tra anima e corpo, il secondo con lo sguardo rivolto ai problemi terreni. Le scienze naturali portarono alla scoperta delle leggi universali che governavano il mondo e i primi scienziati elaborarono un metodo valido per la risoluzione dei vari problemi; altrettanto cercarono di fare i filosofi. D’ora in poi scienza e religione si intrecceranno e influenzeranno spesso a vicenda, ma la strada tracciata era quella di una sempre maggiore attenzione verso i problemi pratici, verso le società ancora ancorate a vecchi schemi in cui il potere aveva relegato le masse nell’ignoranza e nella povertà.
83-Libero
Ci furono vere e proprie rivoluzioni per risolvere tali problemi, in nome di un pensiero filosofico secondo cui ogni individuo doveva trovare dentro di sé le risposte a tutte le domande. Si svilupparono la ragione e il sapere, contro la irrazionalità e l’ignoranza dilagante fino ad allora. Ci fu, però, chi fece notare che la medaglia aveva un suo rovescio: l’uomo era più felice quando era ignorante. Molti furono coloro che rifiutarono l’idea di un Dio, ma il pensiero dominante era comunque che la razionalità dell’universo non poteva prescindere dalla presenza di un Dio che l’avesse ordinato razionalmente. Ormai il pensiero umano trovava espressioni e forme in vari campi del sapere e si estrinsecava in maniera omogenea nella filosofa come nell’arte, nella letteratura come nella scienza e nella musica. Quando la razionalità ebbe acquisito un peso troppo grande, molti passarono a sostenere l’importanza dei sentimenti e della fantasia. Si fece strada un culto sfrenato dell’io ed una personale interpretazione dell’esistenza. Fu il grande momento dei geni artistici, capaci di grandi innovazioni e di esprimere liberamente le proprie emozioni e i propri desideri. Rinacque il desiderio e la nostalgia per le culture classiche e lontane, e grande fu il fascino esercitato dai lati oscuri dell’esistenza; si predicò il ritorno alla natura e si arrivò persino a sostenere che l’esistenza stessa fosse frutto della fantasia.
La storia della filosofia, è stata la storia dell’ansia di sapere, del bisogno di cultura e, come tale, ha abbracciato tutti i campi dello scibile umano: l’elaborazione di ogni pensiero è sempre partito dai pensieri preesistenti. Tuttavia, non appena formulato, ciascun pensiero veniva contraddetto da un altro, e, dalla tensione tra i due modi contrastanti di pensare, scaturiva l’enunciazione di un terzo pensiero, che si arricchiva delle migliori intuizioni di entrambi i punti di vista. La trasformazione della società determinò una ulteriore evoluzione del pensiero filosofico e del pensiero umano in genere. I progressi della scienza; la progressiva e prepotente avanzata delle donne in campo sociale; il crollo della spiritualità in favore del materialismo; l’abolizione delle antiche classi sociali; l’invenzione del capitalismo e del proletariato, con le nuove tensioni sociali; il sorgere di nuove idee di tipo politico e pratico perché finalizzate al sistema di governare gli stati; le idee che tenevano conto dello stato di inferiorità delle classi sociali più deboli, e ne proponevano il riscatto tramite una regolamentazione del lavoro in termini di ore e di salario; nuove problematiche che si affacciano in una società sempre più tecnologica in cui le nuove teorie scientifiche, i progressi della medicina e le lotte sociali rendono progressivamente l’uomo sempre più libero; le tensioni internazionali; le guerre in nome di ideali di supremazia e di sopraffazione; la nascita, grazie ad un cattivo uso di nuove scoperte scientifiche, di nuovi strumenti di morte e di guerra; i lodevoli ma difficoltosi tentativi di dare al mondo, un assetto definitivo, sotto il controllo di organizzazioni internazionali.
" Da dove veniamo? chi siamo? dove andiamo" di Paul Gaugin
La storia della filosofia, è stata la storia dell’ansia di sapere, del bisogno di cultura e, come tale, ha abbracciato tutti i campi dello scibile umano: l’elaborazione di ogni pensiero è sempre partito dai pensieri preesistenti. Tuttavia, non appena formulato, ciascun pensiero veniva contraddetto da un altro, e, dalla tensione tra i due modi contrastanti di pensare, scaturiva l’enunciazione di un terzo pensiero, che si arricchiva delle migliori intuizioni di entrambi i punti di vista. La trasformazione della società determinò una ulteriore evoluzione del pensiero filosofico e del pensiero umano in genere. I progressi della scienza; la progressiva e prepotente avanzata delle donne in campo sociale; il crollo della spiritualità in favore del materialismo; l’abolizione delle antiche classi sociali; l’invenzione del capitalismo e del proletariato, con le nuove tensioni sociali; il sorgere di nuove idee di tipo politico e pratico perché finalizzate al sistema di governare gli stati; le idee che tenevano conto dello stato di inferiorità delle classi sociali più deboli, e ne proponevano il riscatto tramite una regolamentazione del lavoro in termini di ore e di salario; nuove problematiche che si affacciano in una società sempre più tecnologica in cui le nuove teorie scientifiche, i progressi della medicina e le lotte sociali rendono progressivamente l’uomo sempre più libero; le tensioni internazionali; le guerre in nome di ideali di supremazia e di sopraffazione; la nascita, grazie ad un cattivo uso di nuove scoperte scientifiche, di nuovi strumenti di morte e di guerra; i lodevoli ma difficoltosi tentativi di dare al mondo, un assetto definitivo, sotto il controllo di organizzazioni internazionali.
84-Stati
Nasceva quindi la consapevolezza che non tutto il mondo aveva potuto raggiungere lo stesso standard culturale e sociale, persistendo popolazioni con un bassissimo livello di tecnologia; i tentativi di eliminare le numerose sacche di povertà e di fame, senza tuttavia far morire culture antiche tramandate oralmente in popolazioni relegate in sperduti angoli del pianeta, in nome di una presunta modernità. Arriviamo così ai giorni nostri, in un mondo sempre più piccolo, non solo materialmente, ma anche dal punto di vista delle idee. Il pensiero filosofico, quello scientifico, politico, sociale, religioso, gli ideali di libertà, di progresso e di una società più giusta e moderna, andarono sempre più fondendosi in modo che sarà sempre più difficile, fino a diventare impossibile, occuparsi del sapere filosofico senza presupporre implicazioni di tipo sociale, politico, scientifico e religioso. Nelle antiche civiltà, quindi, alcuni uomini, affrancati dalla necessità di eseguire lavori pesanti e gravosi, per poter vivere, divennero dei pensatori ed in tutte le epoche, i loro seguaci furono capaci di pensieri nobili, riuscendo a dedicarsi alla ricerca di risposte a quesiti che elevavano l’animo dell’uomo al di sopra di tutte le altre forme viventi. Tuttavia, in qualche recondito angolo del suo animo, deve essere stato sempre nascosta la sua innata avidità e malvagità, che ha il potere di affiorare ogni volta che se ne presenta l’occasione. E’ il caso, dell’ingiustizia sociale e della guerra inevitabili conseguenze della avidità di un uomo alle prese con il suo primo vero salto tecnologico avvenuto nel quarto millennio a. C. Con il passare dei secoli e dei millenni e l’ulteriore sviluppo delle civiltà, la ricchezza e il potere dell’uomo si è accresciuto ulteriormente, per cui sempre più grande si è fatto il divario tra potere fisico dell’uomo a fare il male, e la sua capacità spirituale di far fronte a questo potere.
E infatti questo divario ha costretto l’umanità, negli ultimi 5000 anni ad auto infliggersi dolorose catastrofi. Fino dall’alba delle prime civiltà i fondatori si accorsero che, per le esigenze dalla tecnologia, era necessario un aumento della forza numerica delle comunità. Ciò portò a superare i limiti di una socialità fino ad allora fondata sulle relazioni interpersonali. Per questo motivo inventarono un nuovo dispositivo sociale: gli stati, istituzioni impersonali, che potevano dar vita a comunità più vaste dove gli esseri umani collaboravano, anche se non avevano alcun rapporto tra loro. Queste relazioni sociali istituzionalizzate, però, si rivelarono, e lo sono tuttora, formali e fragili e l’uomo non si sentì a suo agio. Da non sottovalutare inoltre che è sempre stato notevole il rischio che le istituzioni perdessero il controllo e si deteriorassero, determinando nelle autorità preposte alla loro conservazione, la tentazione di fare ricorso alla coercizione, per sostituire con la violenza, la collaborazione spontanea degli individui con quella imposta dall’alto.
Doctor Jekill e mister Hyde
E infatti questo divario ha costretto l’umanità, negli ultimi 5000 anni ad auto infliggersi dolorose catastrofi. Fino dall’alba delle prime civiltà i fondatori si accorsero che, per le esigenze dalla tecnologia, era necessario un aumento della forza numerica delle comunità. Ciò portò a superare i limiti di una socialità fino ad allora fondata sulle relazioni interpersonali. Per questo motivo inventarono un nuovo dispositivo sociale: gli stati, istituzioni impersonali, che potevano dar vita a comunità più vaste dove gli esseri umani collaboravano, anche se non avevano alcun rapporto tra loro. Queste relazioni sociali istituzionalizzate, però, si rivelarono, e lo sono tuttora, formali e fragili e l’uomo non si sentì a suo agio. Da non sottovalutare inoltre che è sempre stato notevole il rischio che le istituzioni perdessero il controllo e si deteriorassero, determinando nelle autorità preposte alla loro conservazione, la tentazione di fare ricorso alla coercizione, per sostituire con la violenza, la collaborazione spontanea degli individui con quella imposta dall’alto.
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