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martedì 22 novembre 2016


Dove si parla della nascita della scrittura e della scienza

85-Incapacità



Questi stati, che le comunità civili, dai Sumeri in poi, hanno saputo creare nel corso dei millenni, a differenza dei gruppi paleolitici e delle comunità di villaggio neolitiche, non sono mai rimasti isolati l’uno dall’altro, anzi si sono spesso scontrati, e queste collisioni hanno portato alle guerre, uno dei mali della civiltà. Oggi si contano circa 170 stati, e se i rapporti tra loro (o per lo meno tra alcuni di loro) non sono confortanti, altrettanto si può dire sia successo in tutte le epoche passate. In ogni tempo e in ogni luogo gli stati hanno sempre finito col farsi la guerra, la quale si è sempre conclusa con l’imposizione di una pace forzata in virtù della quale era sempre il popolo sconfitto a soccombere e a sottostare ai dettami del popolo vincitore. Molti ritengono che l’attuale insieme globale di stati sovrani oggi non sia in grado di salvare l’ambiente dall’inquinamento provocato dalle scorie liberate dalle società tecnologiche create dall’uomo, nè di conservare la pace, nè di conservare le risorse naturali non ricostituibili. Anche questa palese incapacità dell’uomo a risolvere  i problemi da lui stesso creati, esercita una continua azione frenante sul normale sviluppo della società tecnologica e ancora a tutt’oggi lo sviluppo tecnologico deve fare i conti con la questione morale. Così come è successo con la recente invenzione delle armi nucleari, che hanno conferito agli uomini poteri enormi, oggi c’è la paura che future conquiste possano riproporre di nuovo il problema di un utilizzo giusto e non malvagio delle conquiste stesse.




Sono passate alcune migliaia di anni da quando, con l’invenzione della scrittura l’uomo muoveva i primi passi verso un impensabile futuro tecnologico; gli uomini che popolavano le pianure e gli altipiani di Mesopotamia e Anatolia, non erano diversi dai futuri discendenti che oggi stanno per vivere l’avventura del terzo millennio; il cervello è rimasto sostanzialmente lo stesso, con le sue aree motorie e sensitive, i suoi collegamenti e circuiti interconnessi, la sua corteccia e i suoi miliardi di neuroni. Quella che è cambiata è la capacità di capire i problemi e di cercare la loro soluzione; in questo aiutati da un progressivo miglioramento degli strumenti a disposizione cui l’evoluzione culturale e tecnologica ha portato nel corso dei millenni. Soprattutto è cambiato, nel corso degli ultimi secoli, l’atteggiamento culturale con cui porsi di fronte alle problematiche che da sempre avevano assillato l’uomo. Si andava facendo strada, infatti, la necessità di spiegare il mondo attraverso soluzioni che nulla avevano di mistico e di soprannaturale, ma attraverso dimostrazioni più concrete e legate al mondo  terreno e concreto in cui vive. L’intuizione fondamentale di questo nuovo modo di pensare, nasceva dalla considerazione che, fino a che l’uomo vive su questa terra deve, comunque, cercare di spiegarla nella maniera più pratica e accessibile; i fenomeni della natura e tutto ciò che ci circonda, devono pur avere qualche significato nascosto da ricercare nella natura stessa delle cose, e non altrove.


86-Potente




Con il nascere della scienza e con la sua rapida evoluzione, l’uomo ha finalmente trovato delle risposte definitive a molti quesiti e, senz’altro la verità è così vicina (pur nella sua infinita lontananza) come non lo è mai stata. Tuttavia la scienza, con il potere di cui ha dotato l’umanità, sembra aver acuito ulteriormente quel divario già esistente tra uomo buono e uomo malvagio. Infatti questo nuovo modo di porsi di fronte ai problemi, se da un lato ha fatto diventare l’uomo il signore della terra, fornendogli un potere inaudito e pressocchè illimitato, dall’altro ha messo di nuovo a nudo la sua debolezza, dovuta non solo al fatto di trovarsi di fronte ad una sorta di gioco inesauribile di scatole cinesi nelle quali sono inseriti i problemi da risolvere, ma anche agli effetti collaterali insiti nelle tecniche adottate per la risoluzione tecnologica dei problemi, e, soprattutto ad una innata capacità dell’uomo di saper fare tutto e il contrario di tutto. E’ diverso tempo, ormai, ma forse oggi più che mai, che l’uomo si trova costantemente di fronte a un bivio, e deve, continuamente, fare delle scelte, per riaffermare, giorno dopo giorno, la sua supremazia sul mondo. Grazie al suo alto livello di sviluppo cerebrale, egli oggi è in grado di distinguere, e fare di conseguenza le sue scelte, tra ciò che è bene e ciò che è male. Il potere conferitogli dalla scienza lo rende capace, oggi, di decidere se usare questo potere a fini utili per ulteriori progressi, o per scopi distruttivi.





E’ un po’ come la storia del Dottor Jeckill e Mister Hyde che narra della continua lotta tra le due personalità di uno stesso uomo. Il primo di animo mite e incline a fare solo del bene mettendo le sue scoperte di scienziato al servizio del progresso della scienza; il secondo di aspetto terrificante, pronto a usare il potere di cui dispone per fare del male. E’ l’eterna lotta tra bene e male cui solo l’uomo è in grado di sottostare. Le infinite capacità dell’uomo, dopo avergli conferito enormi poteri, rischiano di ritorcersi su se stesso; dopo aver trasformato l’ambiente a suo piacimento, l’uomo rischia di distruggerlo. Potrebbe evitare di farlo solo se usasse quelle capacità di cui l’evoluzione l’ha dotato. Egli è potente e sa di esserlo; sa di poter distruggere il mondo, ma sa anche che, se lo fa, si auto distrugge. Oltre ad essere malvagio, pertanto, può essere anche virtuoso, in quanto la sua coscienza gli permette di darsi un’etica che stabilisca i confini tra quello che va fatto e quello che non va fatto. Insieme, coscienza ed etica costituiscono il modo “spirituale” di esistere, che non si era mai visto prima in nessun  altro animale. Si tratta, in poche parole di quel risveglio alla coscienza che ha permesso all’uomo di salire molti gradini più in su rispetto ai suoi immediati predecessori.



87-Scienza





Ci fu  uno studioso di nome Galileo Galilei il quale si accorse che il mondo doveva aver qualche motivo per essere così come era, e permettere ai suoi ospiti di viverci. Doveva pur esserci una logica all’interno di quel mondo, e più in la, in quell’universo, fino al punto in cui arrivava a vedere con i suoi strumenti e ancora oltre. La Terra, i Pianeti, gli Astri dovevano pur avere delle regole o leggi  che determinavano i loro movimenti. Egli si accorse, pur essendo fortemente osteggiato nei suoi studi dalle istituzioni ormai consolidate e timorose che un ribaltamento in senso materialistico di una visione del mondo, potesse turbare equilibri ormai solidamente costruiti, si accorse che, effettivamente queste leggi o regole esistevano e che con esse era possibile stabilire dei punti fermi per la  comprensione  dei meccanismi interni al mondo. Bastava capire la logica insita negli avvenimenti, scoprire la regolarità nel ripetersi di certe situazioni per formulare teoremi e postulati capaci di fornire la chiave per l’interpretazione  dei fenomeni.






 Nasceva così la scienza, sistema finalmente nuovo e totalmente non speculativo di approccio alla realtà, basato sulla osservazione e sulla sperimentazione dei fenomeni che divenivano perfettamente dimostrabili e riproducibili in maniera chiara e comprensibile. Da allora la scienza ha fatto passi da gigante, sempre nuove tecnologie sono sorte ed hanno conferito sempre maggiore potere all’uomo che, finalmente, riusciva a penetrare il significato e il meccanismo intimo del mondo da cui era nato e in cui viveva. La sensazione comunque, in questo periodo di frenetico sviluppo scientifico, è stata che, ogni volta che si trovavano soluzioni a problemi fino ad allora ritenuti insolubili, sorgevano nuove problematiche che, pur elevando il livello della ricerca, davano l’idea di un pozzo senza fondo. Del resto, ancora oggi, il fondo del pozzo è ancora di la da venire, né sembra sia una meta raggiungibile nel breve volgere di anni. Oggi gli scienziati, che per molto tempo hanno lottato contro coloro che facevano della concezione religiosa e della fede le uniche chiavi utili per capire il mondo, sono giunti ad invadere il campo stesso in cui fino a poco tempo fa pascolavano esclusivamente teologi e filosofi. Gli scienziati oggi si trovano fianco a fianco con teologi e filosofi a discutere sul problema cruciale, che è quello della origine dell’Universo, al quale sarà forse difficile dare una soluzione, almeno a breve scadenza. Fin da quando l’uomo ha acquisito una coscienza, come abbiamo visto, ha cominciato il lungo cammino verso la verità, cercando di trovare una risposta ai vari quesiti che si poneva. Le risposte venivano trovate in base al livello di intelligenza e di consapevolezza raggiunti in quel periodo, e con il passare del tempo sono, comunque, diventate più complesse e articolate.



88-Materia




Vediamo allora come l’uomo sia riuscito a spiegare gli eventi che hanno portato alla sua nascita, alla luce della scienza che oggi si sostituisce alla religione, nel tentativo di dare un senso alla propria esistenza. Grazie alla nascita e alla evoluzione del pensiero scientifico sono state elaborate delle teorie che cercano di spiegare come sia accaduto che 20 miliardi di anni fa un evento particolare detto Big bang sia stato l’atto di nascita della materia. Non sappiamo chi o cosa ci sia dietro questo evento, e vedremo, più in là come l’uomo oggi stia studiando anche questo aspetto del problema, ma è probabile che il tutto sia scaturito dal nulla grazie ad un accumulo di energia presente al di là dell’invisibile muro che separa il nostro mondo reale da quello precedente. Tutto ha inizio, quindi, nel momento in cui la enorme quantità di energia preesistente, con una enorme esplosione, da luogo alla formazione di una piccolissima quantità di massa, in perfetta sintonia con la formula che, circa 20 miliardi di anni dopo, sarà enunciata da Einstein. Il big bang o grande botto è, comunque la si pensi, un atto creativo. All’interno di questa piccolissima massa vigono le leggi della fisica quantistica, scoperta nei primi anni del secolo scorso.







Una fisica che ha dimostrato come a livello microscopico le leggi siano ben diverse da quelle che vigono nel mondo che ci circonda. In quelle condizioni, gli elettroni e quindi parti infinitesimali di materia sgorgano dal nulla e si formano aggregandosi tra loro per formare la futura materia. Possiamo assimilare questa piccolissima quantità di massa ad un semino dentro il quale sono contenute tutte le informazioni per costruire la materia, con le sue leggi e le sue regole e dare origine così alla realtà che conosciamo. In questo seme c’era infatti  l’idea di ciò che sarebbe stato, come in un seme c’e’ l’idea della futura pianta. A noi esseri umani che oggi stiamo ripensando tutta la storia fin dagli inizi, riesce difficile anzi impossibile capire cosa ci sia al di fuori del nostro mondo. a noi riesce difficile anche pensare ad un mondo diverso dal nostro. Ma i fisici sanno bene che la fisica quantistica dimostra proprio l’esistenza di un mondo diverso dal nostro un mondo che trova la sua ragione d’essere nelle realtà infinitesimali. Un mondo che nasce dal nulla, ma non per caso, e che trova nel seme gettato in quel mare di nulla la capacità di esplodere per liberare le istruzioni, in esso contenute, necessarie per la creazione dell’universo. Quelle infinitesime frazioni di materia liberate dall’immane esplosione iniziale, insomma, avevano in sé la capacità di organizzarsi in modo tale da formare tutto l’universo, sarebbero occorsi solo tanto tempo e tanto spazio. E da allora di tempo ne è passato, quindici o venti miliardi di anni, miliardo più miliardo meno. E di spazio da allora se ne è formato, visto che l’universo non ha cessato più di espandersi, ancora lo sta facendo, sotto la potente spinta iniziale, ed ancora per miliardi di anni lo farà.


mercoledì 26 ottobre 2016

Dove si parla dei progressi fatti dall'uomo in campo filosofico, religioso e politico. Ma anche della sua malvagità.

81-Adulto



Con l’avvento della scrittura, pensieri, idee, opere, potevano essere trasmesse alle generazioni future, gettando le fondamenta per la futura evoluzione culturale. Con il tempo si accumularono documenti, testimonianze delle varie epoche, culture e civiltà che, compatibilmente con le periodiche distruzioni, lasciarono una impronta indelebile che le più recenti civiltà hanno imparato ad apprezzare e a conservare. Sul piano spirituale l’uomo delle prime aggregazioni sociali, imparò ad osservare il mondo che lo circondava e i fenomeni il cui significato non era facilmente comprensibile. Cercò, pertanto, di farlo a modo suo, dapprima ricorrendo al mito, che ebbe diverse connotazioni a seconda delle latitudini e dei popoli, poi creando le religioni, basate su rivelazioni divine, perché pervenute ad uomini eletti, direttamente dal mondo sede dell’anima e della spiritualità. Queste rivelazioni, trasferite ai popoli, tramite questi uomini eletti, altro non erano che un insieme di leggi e dogmi da rispettare e da osservare, in grado di conferire una sorta di premio finale di cui fruire nella vita ultraterrena. Un’altra forma di adesione ai problemi dell’esistenza fu la filosofia che, a partire da società di livello avanzato, come quella Greca, si diede da fare, tramite i suoi rappresentanti, per  fornire spiegazioni relative a problemi esistenziali, utilizzando schemi ora di tipo religioso, ora di tipo laico. Trasformazioni ed evoluzioni successive portarono la filosofia e i suoi filosofi a discutere e dissertare dei problemi più reconditi dell’animo umano, del significato dell’esistenza, dei meccanismi insiti al mondo di cui l’uomo è circondato.



 Ogni volta che un filosofo sembrava avesse dato esaurienti spiegazioni su varie problematiche, un rappresentante di una diversa scuola di pensiero confutava le tesi precedenti, sostituendole con altre più adeguate e più al passo con i tempi. Diciamo che, con la nascita della filosofia, l’uomo ha voluto dare sfogo al suo innato desiderio di sapere, di capire il mondo; un’ansia che si è portato dentro fin dal momento in cui è diventato cosciente. Prima della civiltà greca, e a partire dalle prime civiltà, solo con i miti si era riusciti a spiegare tutto ciò che non poteva essere spiegato altrimenti. Con la civiltà greca, l’uomo diventato ormai adulto, non si sentiva più appagato dai racconti di favole mitologiche le quali altro non erano se non la trasposizione del mondo terreno e umano nel mondo spirituale. Nacquero i primi pensatori che si occupavano di questioni filosofiche e che cercarono di rispondere alle domande esistenziali basandosi esclusivamente sulla osservazione dei fenomeni naturali. L’origine e il divenire di tutte le cose era il principale oggetto di studio da parte dei filosofi e ciascuno dette la propria interpretazione, anche in base al livello di conoscenza e di cultura raggiunto. Ci furono filosofi greci che compresero la difficoltà  e l’impossibilità di trovare una spiegazione soddisfacente ai quesiti riguardanti gli enigmi della natura e dell’universo, e allora diressero la loro attenzione all’uomo e al suo posto nella società.

82-Il centro



Altri filosofi si lanciarono alla ricerca di regole che stabilissero ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, e, mentre c’era chi riteneva che ciò variasse a seconda delle epoche e dei luoghi presi in esame, altri pensavano che esistessero, a questo proposito, regole eterne e atemporali. Molti misero in rilievo la caducità e la  inutilità della realtà in continuo movimento e trasformazione, che i nostri sensi possono apprezzare solo in maniera incerta e insicura, in contrapposizione con una realtà esistente oltre il mondo sensibile che noi conosciamo attraverso la ragione, e che è la sede dei modelli eterni e immutabili. Si fece quindi strada l’idea di un’anima che vive in un mondo che sta al di là di quello reale, prima di trasferirsi in un corpo. Successivamente il mondo delle idee innate verrà contestato  per essere sostituito da idee e pensieri scaturite dalla conoscenza in seguito alle esperienze fatte con i sensi nel mondo reale. Si cominciò, quindi a fare distinzione tra vita terrena e vita contemplativa, e ad esprimere regole di comportamento a livello di etica e di politica. Nella sua evoluzione il pensiero filosofico porterà verso la ricerca della vera felicità, ora liberandosi dai beni materiali e dalle passioni, ora inseguendo il piacere terreno. Varie regioni o aree culturali si formarono, il pensiero filosofico si differenziò, si fuse con le tematiche religiose. L’ansia di fede e quella di sapere a volte vennero considerate come due aspetti di uno stesso problema. La ragione, si disse, ci fa conoscere solo una parte della verità; la fede ce la fa conoscere in modo totale. 




Dopo secoli in cui ogni aspetto della vita venne interpretato alla luce di Dio, l’uomo tornò ad essere il centro di ogni cosa. Verità rivelate che la religione aveva contribuito a conservare, saranno messe in dubbio e verranno gettate le basi per la futura nascita del pensiero scientifico, figlio di quella osservazione caldeggiata già dai primi filosofi e delle esperienze che gli uomini di cultura andavano facendo nel tentativo di trovare il perchè di ogni cosa. Parallelamente, notevole fu la fioritura di arti figurative, come pittura, scultura e architettura, i cui esponenti erano più che altro al servizio dei potenti delle varie epoche. Gli stili si susseguirono e, sempre, erano l’espressione del pensiero dominante dell’epoca. Idealismo e materialismo furono i fili conduttori del pensiero filosofico, il primo alla perenne ricerca  di un rapporto tra anima e corpo, il secondo con lo sguardo rivolto ai problemi terreni. Le scienze naturali portarono alla scoperta delle leggi universali che governavano il mondo e i primi scienziati elaborarono un metodo valido per la risoluzione dei vari problemi; altrettanto cercarono di fare i filosofi. D’ora in poi scienza e religione si intrecceranno e influenzeranno spesso a vicenda, ma la strada tracciata era quella di una sempre maggiore attenzione verso i problemi pratici, verso le società ancora ancorate a vecchi schemi in cui il potere aveva relegato le masse nell’ignoranza e nella povertà.


83-Libero




Ci furono vere e proprie rivoluzioni per risolvere tali problemi, in nome di un pensiero filosofico secondo cui ogni individuo doveva trovare dentro di sé le risposte a tutte le domande. Si svilupparono la ragione e il sapere, contro la irrazionalità e l’ignoranza dilagante fino ad allora. Ci fu, però, chi fece notare che la medaglia aveva un suo rovescio: l’uomo era più felice quando era ignorante. Molti furono coloro che rifiutarono l’idea di un Dio, ma il pensiero dominante era comunque che la razionalità dell’universo non poteva prescindere dalla presenza di un Dio che l’avesse ordinato razionalmente. Ormai il pensiero umano trovava espressioni e forme in vari campi del sapere e si estrinsecava in maniera omogenea nella filosofa come nell’arte, nella letteratura come nella scienza e nella musica. Quando la razionalità ebbe acquisito un peso troppo grande, molti passarono a sostenere l’importanza dei sentimenti e della fantasia. Si fece strada un culto sfrenato dell’io ed una personale interpretazione dell’esistenza. Fu il grande momento dei geni artistici, capaci di grandi innovazioni e di esprimere liberamente le proprie emozioni e i propri desideri. Rinacque il desiderio e la nostalgia per le culture classiche e lontane, e grande fu il fascino esercitato dai lati oscuri dell’esistenza; si predicò il ritorno alla natura e si arrivò persino a sostenere che l’esistenza stessa fosse frutto della fantasia. 


" Da dove veniamo? chi siamo? dove andiamo"    di Paul Gaugin


La storia della filosofia, è stata la storia dell’ansia di sapere, del bisogno di cultura e, come tale, ha abbracciato tutti i campi dello scibile umano: l’elaborazione di ogni pensiero è sempre partito dai pensieri preesistenti. Tuttavia, non appena formulato, ciascun pensiero veniva contraddetto da un altro, e, dalla tensione tra i due modi contrastanti di pensare, scaturiva l’enunciazione di un terzo pensiero, che si arricchiva delle migliori intuizioni di entrambi i punti di vista. La trasformazione della società determinò una ulteriore evoluzione del pensiero filosofico e del pensiero umano in genere. I progressi della scienza; la progressiva e prepotente avanzata delle donne in campo sociale; il crollo della spiritualità in favore del materialismo; l’abolizione delle antiche classi sociali; l’invenzione del capitalismo e del proletariato, con le nuove tensioni sociali;  il sorgere di nuove idee di tipo politico e pratico perché finalizzate al sistema di governare gli stati; le idee che tenevano conto dello stato di inferiorità delle classi sociali più deboli, e ne proponevano il riscatto tramite una regolamentazione del lavoro in termini di ore e di salario; nuove problematiche che si affacciano in una società sempre più tecnologica in cui le nuove teorie scientifiche, i progressi della medicina e le lotte sociali rendono progressivamente l’uomo sempre più libero; le tensioni internazionali; le guerre in nome di ideali di supremazia e di sopraffazione; la nascita, grazie ad un cattivo uso di nuove scoperte scientifiche, di nuovi strumenti di morte e di guerra; i lodevoli ma difficoltosi tentativi di dare al mondo, un assetto definitivo, sotto il controllo di organizzazioni internazionali.
84-Stati




Nasceva quindi la consapevolezza che non tutto il mondo aveva potuto raggiungere lo stesso standard culturale e sociale, persistendo popolazioni con un bassissimo livello di tecnologia; i tentativi di eliminare le numerose sacche di povertà e di fame, senza tuttavia far morire culture antiche tramandate oralmente in popolazioni relegate in sperduti angoli del pianeta, in nome di una presunta modernità. Arriviamo così ai giorni nostri, in un mondo sempre più piccolo, non solo materialmente, ma anche dal punto di vista delle idee. Il pensiero filosofico, quello scientifico, politico, sociale, religioso, gli ideali di libertà, di progresso e di una società più giusta e moderna, andarono sempre più fondendosi in modo che sarà sempre più difficile, fino a diventare impossibile, occuparsi del sapere filosofico senza presupporre implicazioni di tipo sociale, politico, scientifico e religioso. Nelle antiche civiltà, quindi, alcuni uomini, affrancati dalla necessità di eseguire lavori pesanti e  gravosi, per poter vivere, divennero dei pensatori ed in tutte le epoche, i loro seguaci furono capaci di pensieri nobili, riuscendo a dedicarsi alla ricerca di risposte a quesiti che elevavano l’animo dell’uomo al di sopra di tutte le altre forme viventi. Tuttavia, in qualche recondito angolo del suo animo, deve essere stato sempre nascosta la sua innata avidità e malvagità, che ha il potere di affiorare ogni volta che se ne presenta l’occasione. E’ il caso, dell’ingiustizia sociale e della guerra inevitabili conseguenze della avidità di un uomo alle prese con il suo primo vero salto tecnologico avvenuto nel quarto millennio a. C. Con il passare dei secoli e dei millenni e l’ulteriore sviluppo delle civiltà, la ricchezza e il potere dell’uomo si è accresciuto ulteriormente, per cui sempre più grande si è fatto il divario tra potere fisico dell’uomo a fare il male, e la sua capacità spirituale di far fronte a questo potere.

Doctor Jekill e mister Hyde

 E infatti questo divario ha costretto l’umanità, negli ultimi 5000 anni ad auto infliggersi dolorose catastrofi. Fino dall’alba delle prime civiltà i fondatori si accorsero che, per le esigenze dalla tecnologia, era necessario un aumento della forza numerica delle comunità. Ciò portò a superare i limiti di una socialità fino ad allora fondata sulle relazioni interpersonali. Per questo motivo inventarono un nuovo dispositivo sociale: gli stati, istituzioni impersonali, che potevano dar vita a comunità più vaste dove gli esseri umani collaboravano, anche se non avevano alcun rapporto tra loro. Queste relazioni sociali istituzionalizzate, però, si rivelarono, e lo sono tuttora, formali e fragili e l’uomo non si sentì a suo agio. Da non sottovalutare inoltre che è sempre stato notevole il rischio che le istituzioni perdessero il controllo e si deteriorassero, determinando nelle autorità preposte alla loro conservazione, la tentazione di fare ricorso alla coercizione, per sostituire con la violenza, la collaborazione spontanea degli individui con quella imposta dall’alto.



mercoledì 21 settembre 2016


Dove si parla della nascita delle religioni nei popoli antichi

76-Religioni



Inutile dire che questi mondi, nati e cresciuti separati, ciascuno con una storia a parte, non vennero in contatto tra loro, o, se qualche contatto c’è stato, soprattutto tra Vecchio Mondo e Oriente, se ne è persa la memoria con il passare dei secoli. Soltanto i viaggi di Marco Polo misero in contatto Occidente e Oriente, mentre i viaggi degli scopritori occidentali, da Cristoforo Colombo in poi, fecero altrettanto tra Vecchio Mondo e Americhe. Questi viaggi inaugurarono stagioni in cui le culture si avvicinarono, si conobbero e si influenzarono a vicenda. Abbiamo detto che uno degli aspetti caratterizzanti ogni singola cultura o civiltà era quello religioso, inteso come sentimento che l’uomo esprimeva verso esseri soprannaturali, non tanto come esigenza innata, ma come bisogno di spiegare i fenomeni che avvenivano intorno a lui e come bisogno di placare le ire di questo o quel Dio. L’Uomo già da allora sentiva che gli Dei erano gli unici esseri  a lui superiori ed erano gli unici esseri che doveva temere e dai quali non poteva difendersi. la nascita delle religioni in seno alle varie culture servì proprio a regolamentare questo sentimento; le chiese poi ebbero il compito di razionalizzarlo, creando strutture dove poter esercitare questo bisogno e metter in pratica i riti e le funzioni proprie della religione. Ogni chiesa ha creato, nel corso dei secoli, sovrastrutture culturali fatte di credenze di dogmi, di fatti degni di fede, ha eletto uomini al rango di esseri superiori degni di essere imitati e venerati, ha cercato di dare una spiegazione ed un significato della vita e dell’Uomo come essere voluto sulla terra da qualcuno superiore a lui. Così come ha fatto la Chiesa e la religione cattolica, così anche le altre Religioni diffuse nel mondo hanno inteso, nel corso dei secoli, fare la stessa opera di persuasione e di proselitismo nell’ambito dei popoli, 



Gli DEI secondo i Greci


Dopo i miti, quindi, le religioni continuarono per secoli a mantenere gli uomini in un atteggiamento di passività nei confronti dei grandi temi della vita, della sua nascita e del suo evolversi, del mondo, dell’uomo e della sua creazione, della nascita dell’Universo così come noi lo conosciamo. Fino ad un certo punto l’uomo ha accettato  ed ha subito quanto gli veniva detto dalle religioni, senza saper dare delle spiegazioni che fossero più esaurienti e soddisfacenti. Anche i filosofi, e cioè quei pensatori che, più di ogni altro si dedicarono a trovare una risposta alle domande che si ponevano, e che affondavano le loro radici nella mitologia, non seppero dare altre risposte se non  quelle ispirate ad una concezione religiosa del mondo. Fu con lo svilupparsi della scienza e quindi del suo metodo, che l’uomo, gradualmente, prese coscienza del proprio ruolo, del significato della sua esistenza e, soprattutto di come si erano svolti i fatti: la nascita dell’universo, la vita, le sue prime forme, le piante, gli animali, l’uomo e la sua storia, passato, presente e futuro.


77-Coscienza





Ora che siamo sulla buona strada per capire lo svolgimento dei fatti, ci si comincia ad interrogare sul significato degli avvenimenti che, da uno scoppio avvenuto nel nulla 15 miliardi di anni fa, hanno portato alla nascita dell’Uomo che, nel 2000 dopo Cristo, su questa Terra, si sta interrogando sul proprio passato, si sta adoperando per rendere vivibile il proprio presente, e sta progettando il proprio futuro. Ma quello che è più sorprendente e affascinante è che, per la prima volta, un essere vivente, così come riesce a penetrare i segreti suoi e di tutto l’Universo, compresi gli altri esseri viventi, così egli coinvolge nelle sue previsioni e nei suoi progetti tutto l’Universo e gli altri esseri viventi. Tutto ciò oggi avviene grazie all’enorme sviluppo della scienza e, finalmente, grazie al fatto che scienza e religione cominciano a lavorare insieme. Oggi, ad esempio, la Chiesa Cattolica sembra riconoscere gli sbagli fatti in passato, quando, arroccata su posizioni di privilegio, a difesa di credenze arcaiche e non corrispondenti al vero, scomunicava e metteva al rogo chiunque osasse soltanto mettere in dubbio tali credenze. Oggi la Chiesa Cattolica (ma purtroppo così non è per molte altre religioni) desidera essere al passo con i tempi e, sia pure a fatica, torna sui suoi passi, aprendosi  alle più moderne ipotesi scientifiche, e cercando di scoprire e spiegare il nesso esistente tra moderna visione scientifica  del mondo e i passi della Bibbia, la quale rimane, comunque, sempre il testo scritto più antico ad aver affrontato questi argomenti. Gli scienziati, oggi, liberi dal rischio di essere considerati pericolosi dalla Chiesa, elaborano tesi e formulano ipotesi ricercando anche la collaborazione e il contributo costruttivo di teologi e studiosi di religioni. 



Galileo Galilei

Da quel lontano giorno in cui il risveglio alla coscienza ha permesso uno sviluppo ed un progresso sempre più accelerato e finalizzato alla conquista di spazi sempre maggiori all’interno del proprio mondo, l’uomo è giunto, già da alcuni anni, all’imbrigliamento dell’energia atomica. La sua capacità distruttiva e anche la sua cattiveria è diventata enorme e tutti abbiamo sotto gli occhi quello che questo essere è stato in grado di fare nel secolo scorso che, tutto sommato può essere considerato abbastanza pacifico. E così oggi non sono pochi quelli che sperano che in futuro, nei rapporti tra popoli, possano prevalere le armi della discussione. Infatti, se su larga scala le difficoltà di socializzazione e di pacificazione sono sempre state enormi, entro lo stretto ambito delle relazioni interpersonali l’uomo sa essere anche diverso. Egli è anche in grado di provare un senso di pietà per un suo simile che si trova in difficoltà, anche se si tratta di un estraneo, egli ha pietà di un malato, di un bambino perduto e si muove in aiuto di chi soffre.



78-Soprannaturale





Facendo leva su questi sentimenti, sul lato buono e sulla disponibilità dell’uomo a prodigarsi per il prossimo, le religioni hanno costruito la loro forza e la loro capacità di diffondere il proprio credo tra i popoli. Hanno insegnato agli uomini che era necessario chiedere perdono al proprio Dio, o agli Dei, per i propri peccati, e per redimere coloro che istigavano a compiere atti fuori della morale. Saper distinguere tra bene e male, tra giusto e ingiusto, tra buono e cattivo, è però un fatto esclusivamente personale. Ogni uomo può e sa essere buono anche solo per se stesso e può decidere di confrontarsi col proprio Dio in assoluta solitudine. Questo perchè il sentimento religioso, che era nato come paura degli Dei, si è trasformato ed ha trovato nuova linfa nel bisogno interiore e nella necessità, non scevra da una buona dose di sudditanza psicologica, di rapportarsi con un essere soprannaturale, che tutto vede e tutto può. A questo essere soprannaturale si vuole addossare la responsabilità di aver dato origine al Tutto, e di aver permesso che alla fine nascesse l’uomo, il solo essere che oggi sia in grado di parlare con Lui e di considerare l’evento della creazione come qualcosa di soprannaturale che ha generato il naturale e il materiale. Se è vero che la religione ha sempre trovato la sua forza  nel fatto che non richiede necessariamente un coinvolgimento materiale, e rimane pur sempre una categoria dell’animo umano, è anche vero che oggi la scienza, nata come alternativa di un modo di vedere il mondo cieco ed ottuso, sta forse finendo per essere una sua buona alleata.

Scienza e fede

Oggi scienza e religione si apprestano a proseguire insieme un difficile cammino, dopo aver battuto per tanti secoli, sentieri diversi. Il fatto nuovo di questi ultimi anni è stato l’aver scoperto che, in fin dei conti, questi sentieri andavano entrambi nella stessa direzione, e portavano verso un unico punto: un punto comune che tutti hanno affannosamente ricercato: i teologi per millenni alla ricerca del primordiale attimo della creazione, gli scienziati per secoli alla ricerca del momento in cui  ha preso origine la materia. Oggi universalmente, teologi e scienziati, convengono sull’ipotesi formulata in campo scientifico e accettata in quello religioso, che l’evento originario sia il famoso Big bang di 15 miliardi di anni fa. Se la scienza è giunta per gradi ad una simile affermazione, dopo secoli di studi, di scoperte, di verifiche e ricerche, la religione, che pure in passato aveva sempre asserito che il mondo fosse statico con tutte le sue creature, ha riconosciuto la validità delle tesi scientifiche, cercando di dare una spiegazione di tali tesi in chiave religiosa. Oggi la religione accetta quella che ormai non è più soltanto una teoria, ma l’unico modo plausibile che  spieghi la comparsa dell’uomo sulla terra: l’evoluzione.




79-Società





Poco più di 2 milioni di anni hanno portato quegli esseri pseudo scimmieschi a diventare degli esseri di tipo abbastanza simili all’uomo di oggi, cosciente, previdente e organizzato, possiamo fare un semplice paragone che ci aiuta a capire le varie fasi dello sviluppo dell’uomo e del suo cervello. Se l’infanzia dell’uomo si è consumata nell’assolato paesaggio africano, metà sui radi alberi delle savane, e metà  a cercare di sbarcare il lunario, incapace di usufruire perfettamente di quel suo inedito stato di bipedismo, e inconsapevole della sua condizione di ex animale in corsa verso  lontani traguardi; se questa è stata appunto la sua infanzia, la sua adolescenza ha avuto come teatro le lussureggianti pianure europee dell’ultima era glaciale, quando egli non vive più alla giornata, ma comincia a pensare alla sopravvivenza. Ha imparato ad usare le mani perfettamente, con quelle dita così ben disposte, la sua stazione eretta è diventata ormai un vantaggio esclusivo dei suoi simili. Il freddo e le condizioni climatiche, cui egli stesso, inconsapevolmente, è andato incontro, e certamente non adatte ad una ex scimmia rimasta nuda, ora aguzzano il suo ingegno, e la  lotta per la sopravvivenza si fa sempre più dura. Ma  le difficoltà aiutano a crescere e così il nostro uomo, che ormai sa persino parlare e comunicare, è cosciente del suo stato ed è consapevole di lottare per migliorare la sua esistenza. Giunge alla maturità, riuscendo a trarre vantaggio per sé e per la società di cui fa parte, da quelle situazioni che madre natura gli offre sopra un piatto d’argento. Saper sfruttare queste risorse significava vita per un numero enorme di persone: animali da cui trarre il cibo per lungo tempo, prima ancora di ucciderli; animali di cui sfruttare la forza e la potenza; terreni fertili da sfruttare dopo aver scoperto che l’acqua in abbondanza e il sole fanno crescere vegetali buoni da mangiare. Per fare tutto ciò era necessario smettere di girovagare e fermarsi per creare, in particolari zone ritenute favorevoli, insediamenti che, col tempo, diventarono città. Le città si moltiplicarono e con esse fiorirono e si diversificarono le culture più varie.

Allevamento del bestiame


 Le società che andavano specializzandosi e diventavano più complesse, permettevano una diversificazione dei compiti, per cui, non tutti si dedicavano all’allevamento del bestiame o alle colture dei campi. Molti si dedicavano alle arti, come scultura e pittura, e i loro manufatti sono lo specchio del livello culturale raggiunto da  società sempre più progredite. L’uomo, ormai era diventato adulto e proseguiva in questa importante stagione della sua vita. Una stagione diventata realtà in epoche diverse a seconda delle aree geografiche. Il punto di incrocio tra gli attuali territori africano asiatico ed europeo fu l’area privilegiata per assistere alla maturità dell’uomo.


80-Scrittura





In seguito fu il vecchio mondo a diventare il teatro privilegiato di società e culture, mentre culture  totalmente diverse crebbero nella lontana Asia. Nelle Americhe poi società e culture si formarono e si estinsero. Saranno poi alcuni ben noti rappresentanti delle popolazioni del Vecchio Mondo a permettere con i loro avventurosi viaggi l’avvicinamento tra  i popoli sparsi nelle varie zone del pianeta. I progenitori di questi popoli, in un’epoca molto lontana, avevano una radice comune, quando dalle savane assolate si dispersero, in maniera del tutto inconsapevole, per tutte le terre emerse. La maturità dell’uomo iniziò, pertanto, con la sua capacità di formare società in grado di tramandare il livello culturale raggiunto dai singoli e di permettere un migliore sfruttamento delle risorse. Ciò significava vita e sopravvivenza per tutti, sia sul piano materiale che sul piano spirituale, visto che cominciavano ad affiorare problemi di carattere etico e religioso. Ormai l’altissimo grado di consapevolezza che aveva portato l’uomo sulla strada giusta per la risoluzione dei suoi problemi materiali, gli permetteva di dedicarsi anche a problemi che non fossero strettamente necessari per la propria esistenza. D’altronde l’abitudine di seppellire i morti, già presente nelle popolazioni neandertaliane, la ritualità di comportamenti che sottintendevano la convinzione che qualcosa di spirituale esistesse al di là del corpo materiale, la capacità di elaborare schemi mentali che nulla avevano di materiale e di tangibile, elevavano ulteriormente il cervello umano lungo una strada, già da tempo intrapresa, verso una sempre maggiore adesione ai problemi di tipo esistenziali.



Seppellire i morti, gli Egizi

 Sul piano materiale la storia ci insegna che, dopo i primi esperimenti di aggregazioni sorte verso l’8000 avanti Cristo, che portarono alla nascita delle prime città, numerose civiltà e culture si formarono e si estinsero negli angoli più disparati del pianeta, pur con diverse velocità tra zona e zona. In caso di reciproca influenza, dovuta alla loro vicinanza, esse spesso si combatterono o si fusero alla ricerca di una affermazione o di una supremazia che, in definitiva, portò a ulteriori sviluppi culturali con la nascita di tecnologie sempre più raffinate e progredite. Infatti dalle prime rudimentali tecnologie poste in atto per lo sfruttamento delle acque fluviali, si passò alle tecnologie metallurgiche, quando al Neolitico succedettero l’Età del Rame e l’Età del Bronzo, periodi in cui l’uomo fu in grado di lavorare i metalli. Cosa che aprì nuove e più inaspettate possibilità alla crescita delle civiltà. Ma la tecnologia più rivoluzionaria che permise una notevole crescita culturale e che sarà alla base di tutti gli sviluppi futuri, fu senz’altro la scrittura. Se con il linguaggio parlato l’uomo scoprì di poter comunicare ai suoi simili idee, pensieri e sensazioni, con il linguaggio inciso su pietra o su altro supporto, che in futuro sarà prevalentemente cartaceo, egli scoprì la memoria collettiva. 



sabato 13 agosto 2016


Dalle prime credenze religiose alla nascita della scrittura l'uomo fa passi da gigante


71-Ultraterreno


Lo sviluppo delle diverse culture non era scritto nei geni dell’umanità; fattori esterni determinarono il diverso orientamento degli uomini che vivevano a contatto con i propri simili, si scambiavano pensieri, interagivano prendendo decisioni corali, e non più individuali; cosa che sviluppava ulteriormente la capacità dei singoli. E’ in questa fase che nasce la consapevolezza e, soprattutto, l’auto consapevolezza. L’Uomo non ha più solo un cervello, ma ha anche una mente, una autocoscienza. C’è la certezza di essere vivo, la consapevolezza della morte, la capacità di formulare un pensiero astratto, la formazione di simboli e l’uso di un linguaggio. A questo punto l’Uomo prendeva le distanze dai suoi predecessori, gli animali, essendo capace di vivere una vita “coscientemente pianificata sotto la guida di un sistema di valori”, come afferma Eccles. In questa fase iniziale, l’Uomo scopre che è utile stare insieme ai propri simili. All’interno del proprio gruppo egli soffoca gli istinti violenti perché capisce che è più produttivo, nella economia del gruppo e, in fondo, anche del singolo, rimanere coalizzati per poter essere vincenti nei confronti di altri gruppi. La nascita di questo fondamentale e primitivo valore viene datata a 60 mila anni fa, quando scoperte fatte indicano che un individuo ferito è stato tenuto in vita per due anni. 

UOMINI DI 60 MILA ANNI FA

Sembra che in questo periodo dei funerali siano stati accompagnati da tributi floreali, come rivela l’analisi dei pollini. E’ lecito comunque sperare che la nascita di questo valore sia ancora più antica, visto che cervelli come i nostri esistevano almeno 100 mila anni fa. Già a quell’epoca, pertanto l’uomo primitivo era capace di fare ragionamenti complessi, capiva cosa fosse utile, riusciva a  prevedere gli effetti di un suo determinato comportamento e, quindi, ad adeguare i comportamenti stessi a seconda dei risultati che voleva ottenere. Ciò non era frutto degli istinti primitivi, ma di un complesso ragionamento basato sull’esperienza e sulla necessità di agire perseguendo un fine prefissato. Tutto ciò portò l’Uomo molto lontano, come accadrà sempre da ora in poi. La complessità cerebrale sarà causa della nascita di nuovi stimoli, mentre nuovi e più complessi stimoli saranno causa di uno sviluppo cerebrale maggiore in termini di complessità. Il passo successivo, una volta consolidata l’esigenza e la utilità della vita di gruppo, fu quello di permettere la nascita, all’interno del gruppo, delle specializzazioni. Ogni individuo, o ogni gruppo di individui aveva una specializzazione, un compito ben preciso che andava perseguito sempre per il bene della comunità. La sopravvivenza del gruppo era pertanto assicurata solo da alcuni individui che proteggevano tutta la comunità dalle offese che potevano giungere dall’esterno. All’interno del gruppo, poi, nacque chi aveva il tempo e la capacità di “perdersi” dietro a questioni che nulla avevano a che fare con la propria sopravvivenza fisica. Nascevano così spontanee le prime domande in quegli uomini che più degli altri avevano la capacità di porsele. La risposta a queste domande poteva essere trovata solo in qualcosa di ultraterreno che qualche mente più elevata di quel tempo andava figurandosi.

72-Dogmi



Con il passare del tempo si andavano sempre più convincendo che l’ultraterreno esistesse e si manifestasse continuamente tramite i fenomeni naturali. Nell’ambito dei gruppi sempre più complessi che andavano formandosi nacque, quindi, l’esigenza di mettere ordine in queste credenze. Bisognava incanalare il sentimento religioso creando dei canoni, dei dogmi che tutti avrebbero dovuto osservare. A queste leggi avrebbero dovuto attenersi, la loro osservanza dava sicurezza a chi le osservava che si sentiva gratificato dalla supposta benevolenza degli dei, ma soprattutto dava sicurezza a chi imponeva questa cieca osservanza. Il sentimento religioso si trasformava così in religione, con le sue leggi, i suoi dogmi, i suoi libri sacri. Queste forme di religione noi le troviamo fin dai primi popoli di cui la storia ci parla. I Sumeri, gli Assiri, i Babilonesi, gli Egiziani e tutti quei popoli che prima di loro hanno popolato soprattutto la zona intorno al Mediterraneo. Erano tutti la derivazione di quei primi gruppi in cui l’Uomo si era aggregato mentre continuava a disperdersi per ogni dove e ad aumentare la propria consistenza numerica. Molto prima di queste grandi civiltà, infatti, quando la religiosità delle popolazioni era ormai saldamente incanalata nei binari di una tradizione già profondamente radicata, troviamo tracce di una religiosità complessa; numerosi sono i simboli ritrovati e datati persino 40 mila anni fa, che denotano lo sviluppo di idee di tipo religioso. Uomini vissuti in quell’epoca sono stati i primi a lasciarci testimonianze dei loro sentimenti di fronte alla morte. Non sono rari i ritrovamenti di sepolture risalenti a quel periodo e forse anche oltre. Spesso nelle tombe, a volte anche con più scheletri, si sono trovati utensili, oggetti lavorati e anche fiori. Tali inumazioni fanno parte, secondo gli studiosi, di riti che riflettono i sentimenti umani circa la vita ultraterrena. Che gli uomini vissuti più di 30 mila anni fa avessero pensieri spirituali, presagio di una religiosità più complessa di la da venire, ci è dimostrato dai numerosi ritrovamenti di sculture e di pitture eseguite sulle pareti delle caverne (specialmente in Europa). Molti studiosi sono concordi nel ritenere che tali dipinti abbiano avuto uno scopo religioso o per lo meno magico. A Lepenski Vir, una città sulla riva destra del Danubio, dove sono stati ritrovati numerosi affreschi e statuette, datate più di 40 mila anni fa, si pensa vi sia stato addirittura un centro rituale, un santuario. La località era certamente un capolinea naturale per le piste dei raccoglitori di cibo e dei cacciatori. Centri rituali fissi di questo tipo, che, si pensa, siano i precursori delle abitazioni permanenti, erano evidentemente un punto di ritrovo di alcune comunità che, ad intervalli più o meno lunghi, vi si recavano per celebrarvi riti comunitari. 

Qui si svilupparono le prime civiltà
Ultime opere di carattere religioso edificate dagli uomini prima che sorgessero le grandi civiltà che, dai Sumeri in poi, si diffusero nel mondo, sono i Megaliti dell’Europa occidentale;  questi edifici, risalenti a circa 30 mila anni fa, e le opere d’arte visiva ad essi associate, sono una muta testimonianza che erano fatti per servire al culto degli antenati ed a quello di una dea madre.


73-Bibbia




In questo periodo, che da 8 mila anni fa, con la nascita di Gerico ci porta fino alla nascita della cultura greca datata circa 3 mila anni fa, si sviluppano quelle sovrastrutture societarie che hanno il compito di sostenere, alimentare e, soprattutto incanalare quel sentimento religioso che l’Uomo si portava dentro fin da quando aveva imparato ad aver paura dei fenomeni naturali ai quali, nella sua ignoranza non sapeva dare una spiegazione plausibile. Coloro che, all’interno delle nuove società, avevano il compito di alimentare questo sentimento religioso, basato sul timore che  catastrofi potessero abbattersi sui campi, rovinando i raccolti e compromettendo il lavoro e la sopravvivenza di numerose persone, riuscirono a creare le sovrastrutture necessarie per incanalare, sui binari che la società indicava, il legittimo desiderio degli uomini di acquistarsi la benevolenza di chiunque fosse il responsabile di questi eventi catastrofici. I capi delle organizzazioni religiose trovarono risposte utili alle domande del popolo che si sentiva così appagato e poteva avere, in più, almeno la speranza di poter fare qualcosa per evitare che il proprio lavoro potesse essere vanificato dall’intervento di un Dio ostile. Le credenze popolari nascevano proprio dalla osservazione e dalle esperienze che il popolo viveva; le autorità religiose avevano il compito di raccogliere queste credenze, mettendo un pò di ordine e creando dogmi e dottrine da rispettare. Questi dogmi e dottrine erano credibili proprio perchè avevano come base le esperienze quotidiane del popolo e la sua stessa sopravvivenza, I pericoli cui era esposta una popolazione erano notevoli e andavano dalle invasioni di altri popoli, alle epidemie, alle condizioni climatiche sfavorevoli. 

scrittura sumera

Questi fattori determinavano la decisione di intraprendere nuove migrazioni per evitare una scomparsa spesso più che sicura. Le condizioni climatiche erano, comunque,  il fattore che, più di ogni altro polarizzava l’interesse di quegli antichi abitatori di terre sottoposte a frequenti alluvioni e inondazioni e che, proprio nella frequenza di questi eventi, trovavano il segreto della loro fertilità. Periodi lunghi di siccità si alternavano a periodi di profonde perturbazioni con uragani, alluvioni disastrose, piogge torrenziali, paurose inondazioni nella piana compresa tra il Tigri e l’Eufrate dove gli insediamenti erano numerosi. Lo scioglimento dei ghiacciai sui monti della attuale Turchia e dell’Iran, dovuto ai bruschi cambiamenti del clima, era causa ulteriore di inondazione dei territori sottostanti, E’ in questa ottica, ad esempio, che va letto il racconto della Bibbia sul diluvio universale e su Noè che salvò sopra una arca le specie animali che popolavano la terra: Questi racconti, dapprima tramandati oralmente di generazione in generazione, e poi messi per iscritto, parlavano alle generazioni future di episodi secondo i quali il genere umano veniva sottoposto a punizioni divine che si rendevano necessarie  a causa della sua malvagità e dei suoi peccati.


74-Tradizioni






Anche la storia di Adamo ed Eva va vista in questa ottica. La credenza popolare aveva creato questo mito secondo cui uomini che vivevano in un mondo idilliaco, venivano cacciati e costretti a vivere nella sofferenza. Infatti, per gli antichi abitanti della Palestina, regione frequentemente colpita da carestie e siccità, la vicina regione della Mesopotamia, regione fertile, ricca di acqua e vegetazione dove la terra dava grandi quantità di frutti, poteva apparire come un paradiso in terra. la Mesopotamia era stata, infatti, la culla delle prime civiltà agricole del Medio Oriente e agli abitanti dei paesi vicini doveva apparire proprio come l’Eden. La tradizione popolare diceva ancora che, alle porte di quel giardino, che si trovava ad Oriente, Dio pose dei Cherubini armati di spada fiammeggiante, per impedire  l’accesso all’albero della vita, e maledisse la terra che dava i suoi frutti spontaneamente, per punire la disubbidienza dell’uomo. Sempre in questa ottica, la spada fiammeggiante dei Cherubini può essere vista come il simbolo di un sole accecante che distrugge i campi e le foreste, e costringe l’Uomo a procurarsi il cibo con fatica. Tutto questo viene narrato nella Genesi, primo libro della  Bibbia ed è il primo esempio di mito. Seguiranno poi altri episodi e racconti di credenze popolari tramandati di generazione in generazione che davano una spiegazione mitologica di quanto avveniva nel mondo e che l’uomo si trovava quotidianamente ad affrontare. Questi racconti andarono poi a costituire l’ossatura del Vecchio Testamento, che, in futuro, il Cristianesimo adotterà come libro sacro, o testo scritto ispirato direttamente da Dio e che servirà da guida per i seguaci di quella Religione. Ma prima ancora di giungere al Cristianesimo, quelle antiche popolazioni avevano i loro miti, spiegazioni pratiche  ed alla portata di uomini comuni, di eventi naturali causati da presenze soprannaturali. 

luogo dove poter esercitare le prime forme di religiosità

Le strutture religiose non facevano altro che dare libero sfogo alla esigenza di vita interiore e spirituale che  gli uomini di allora già possedevano. Ingabbiati in strutture societarie funzionanti, dove ognuno aveva il proprio compito, non essendo più impellente il bisogno di trovare di che vivere, giorno per giorno, in quanto la società provvedeva, nel suo insieme, a tale compito, gli uomini di allora, o solo alcuni più predisposti immaginavano la presenza di un lato spirituale della vita nel quale c’era posto per credenze in esseri superiori che vegliavano sul mondo e sugli uomini, facendo sentire, ogni tanto la loro presenza da interpretare ora come approvazione, ora come disapprovazione nei confronti delle vicende umane.




75-Nuovi mondi



Prima ancora che nascessero le prime popolazioni dell’Asia sud occidentale, uomini si erano staccati da questi primitivi insediamenti per migrare verso altri territori. Come già detto molti uomini si dispersero verso i territori che oggi prendono il nome di Europa e Asia, mentre alcuni riuscirono a passare, nel corso di millenni, lo stretto di Bering per dilagare giù nelle Americhe. Queste popolazioni, che ormai avevano perso ogni contatto con i progenitori asiatici, svilupparono culture e civiltà e sè stanti fin da circa 4 mila anni fa. Ad esempio il golfo del Messico, per la presenza del mare, di corsi d’acqua e per il clima temperato fu una zona ideale per il sorgere di insediamenti. Fu da queste parti che gli uomini cessarono, 3 mila e 5 cento anni fa, di essere cacciatori e impararono a coltivare il mais usandolo come principale fonte di sostentamento. Intorno a queste coltivazioni crebbero culture e civiltà, si svilupparono e conobbero il loro declino. Quando Cristoforo Colombo giunse da queste parti ormai le grandi civiltà del Centro America erano morte e sepolte e quei marinai spagnoli ebbero modo di fare la conoscenza solo di quelle popolazione indigene sopravvissute nelle foreste e con culture molto primitive. 


Persino la flora e la fauna era molto diversa da quella a cui noi europei eravamo abituati. Testimonianze di quelle antiche ed evolute civiltà furono successivamente scoperte e ci rivelano il grande passato di quelle popolazioni. Di loro sappiamo che producevano enormi opere di architettura  e scultura, non conoscevano però la scrittura. Le civiltà del Centro America si estesero anche agli attuali Equador, Colombia e in Sud America, l’attuale Perù, dove si sviluppò la civiltà Andina che fu una delle più importanti. Di essa abbiamo numerose testimonianze. Parallelamente a queste popolazioni occidentali, anche ad oriente del Mediterraneo era notevole il fermento culturale. Si ha notizia di una cultura cinese sorta 3 mila e 5 cento anni fa. Le culture che si svilupparono nei territori dell’India e della Cina non vennero mai in contatto con le culture occidentali. Curioso il fatto che la civiltà Cinese mostri alcuni elementi di contatto con le culture occidentali di quel tempo, specialmente Sumerica, ad esempio nella struttura della scrittura. Ma comunque queste culture ebbero uno sviluppo a sè e furono caratterizzate, agli inizi, oltre che dall’uso della scrittura anche dalla coltivazione del riso, dall’uso del bronzo (2 mila e 5 cento anni fa) e dall’ allevamento del bestiame. A  proposito di ciò c’è da dire che troviamo mammiferi di grossa taglia, che l’uomo imparò a domesticare per propria utilità, solo nelle civiltà  dell’Asia Sud occidentale e in quelle orientali, ma non nelle civiltà delle Americhe. Queste ultime ad esempio non conoscevano il bue e nemmeno il cavallo. Se consideriamo pertanto il periodo immediatamente seguente al neolitico e cioè l’era in cui l’uomo iniziò a forgiare i metalli invece della pietra, dobbiamo dire che nel Vecchio Mondo l’inizio si può datare intorno ai 6 mila anni fa, nelle Americhe intorno ai 3 mila anni fa, nel mondo orientale intorno ai 5 mila anni fa.

venerdì 22 luglio 2016

Dove si parla dei progressi fatti dall'uomo, dalla creazione dei primi manufatti artistici fino alla domesticazione degli animali, la nascita della agricoltura e la fondazione delle prime città.




67-Rinascimento




Una sepoltura risalente a 23 mila anni fa; sullo scheletro del defunto sono chiaramente visibili i resti di un abito sontuoso, tempestato di perline in osso, ornato di braccialetti e di denti di volpe artica, con una banda di avorio lavorato sulla fronte. Portava pantaloni, calze e stivali, di cui si sono ritrovati i fermagli. Molte altre sepolture mostrano ornamenti analoghi, e copricapi che chiaramente non erano destinati solo a proteggere dal freddo, ma rispondevano ad un gusto estetico, e forse servivano anche a dare importanza al personaggio. 



un cranio di 23 mila anni fa




Il ritrovamento, in Israele, di un bambino sepolto con un cucciolo di cane tra le braccia, ci indica che, in questa ultima fase della età della pietra, l’uomo comincia già a domesticare gli animali. Alcuni ricercatori pensano addirittura che alcuni siti individuati non fanno pensare a semplici accampamenti di sapiens sapiens, ma a degli insediamenti assai più consistenti, forse a delle città abitate da molti individui che vi risiedevano per lungo tempo. Altri ritrovamenti, come capanne costruite con ossa di mammut, aghi in osso per cucire abiti, bottoni in avorio, strumenti musicali (un flautino in osso di uccello), statuette snodabili, ci indicano una vera e propria esplosione culturale che può essere definita come una specie di Rinascimento preistorico. Tutto ciò doveva preludere a nuove importanti rivoluzioni anche nella organizzazione sociale. Bisogna, a questo punto, aprire una parentesi per inquadrare il problema delle razze. Gli uomini e donne che oggi popolano il pianeta, sono, in definitiva, tutti discendenti da una unica donna vissuta in Africa circa quattro milioni di anni fa. L’albero genealogico di questa donna, per successive ramificazioni si è esteso dapprima in Africa, poi si è propagato nei vari continenti, dove gli altri animali e i vegetali l’avevano preceduto. Dovunque egli affermava la propria superiorità grazie alla sua enorme capacità di adattamento. Proveniente dalla calda Africa, l’uomo riuscì ad adattarsi a climi ben più diversi da quello di origine, e fu proprio la risposta a questa diversità di situazioni climatiche, sotto forma di trasformazione delle proprie caratteristiche somatiche a determinare la nascita delle razze. Infatti un uomo partito dall’Africa alla volta delle regioni artiche del nord, essendo ovviamente di pelle scura, avrebbe potuto sopravvivere ed assicurare sopravvivenza ai suoi figli solo cambiando il colore della sua pelle e adottando altri piccoli accorgimenti che ora vediamo in dettaglio. La prima regola è che dove fa caldo conviene essere di pelle scura, mentre nelle regioni dove fa freddo conviene essere chiari di pelle. La pelle scura, infatti, protegge più della chiara dai raggi del sole, compresi i più pericolosi ultravioletti. Ma queste sono le trasformazioni più superficiali e appariscenti; in realtà le innovazioni biologiche determinate dalle mutazioni genetiche e  accettate dall’ambiente, che si sono verificate, hanno determinato la formazione di diverse caratteristiche del corpo e della faccia, che fanno parte del design biologico più adatto ai vari climi.
68-Razze




Vediamo come l’ambiente possa aver favorito e determinato l’insorgenza  di quei caratteri somatici che oggi sono peculiari delle diverse razze Ad esempio in un clima caldo umido come è quello equatoriale della foresta tropicale si sono sviluppati, degli uomini caratterizzati dalla bassa statura. Infatti a causa della forte umidità si suda parecchio e il sudore evaporando produce freddo. Siccome gli uomini piccoli hanno una superficie cutanea maggiore il raffreddamento in essi avviene più facilmente. 




i pigmei sono di bassa statura


Oltre alla bassa statura altre caratteristiche sono: la testa di grandezza normale, il torace muscoloso, braccia e gambe sottili e affusolate, gambe un pò corte; l’insieme è però aggraziato, sono atletici e salgono con agilità sugli alberi. Gli occhi sono lunghissimi e il naso molto largo; anche questo è un adattamento alla foresta in quanto l’aria calda può arrivare con maggiore facilità ai polmoni. Dove il clima, invece, è freddo, è utile avere le narici piccole in modo che l’aria abbia più tempo per arrivare ai polmoni e quindi riscaldarsi. Gli occhi sono protetti da cuscinetti di grasso dentro le palpebre che riducono la fessura palpebrale: a questi climi l’individuo tende ad essere simile ad una palla, più corto e largo, grande e rotondo con una superficie minima rispetto al volume del corpo  tale de diminuire la dispersione del calore prodotto dal corpo. Accanto ai cambiamenti biologici determinati dalle differenze climatiche, sono avvenute anche importanti innovazioni culturali. La selezione naturale, pertanto, se non agisce in modo diretto, lo fa in modo indiretto. Questi due estremi nelle condizioni climatiche del pianeta (caldo umido e freddo secco), ci hanno permesso di delineare le caratteristiche somatiche di due razze ancora oggi presenti sulla terra: i pigmei e gli esquimesi. Evidentemente situazioni climatiche intermedie e ambienti diversi alle diverse latitudini e longitudini hanno portato alla nascita di caratteristiche diverse e, quindi, di nuove razze. Da quanto detto sin qui e dal fatto che in realtà tutti gli uomini esistiti sulla terra sono figli di quegli ominidi partiti dalla savana africana per disperdersi su tutte le terre emerse, si capisce che la differenza tra gruppi insediatisi nei vari punti del globo, dando origine con la discendenza alle varie razze umane, non è sostanziale ma solo superficiale. E’ un semplice adattamento della pelle e della struttura esterna alle condizioni climatiche, onde potersi proteggere dal caldo o dal freddo. Oggi, infatti, abituati a notare le differenze tra pelle bianca e pelle nera o tra le varie strutture facciali, siamo portati a credere che debbano esistere grandi differenze tra europei, africani, asiatici e così via. La realtà è che ad essere premiate dall’ambiente sono state le differenze determinate dalle mutazioni dei geni responsabili dei caratteri superficiali. Una più lunga sopravvivenza nell’ambiente ha premiato, nel corso dei millenni, quegli individui che presentavano caratteristiche più idonee a vivere e a sopravvivere in quell’ambiente. Piccolissime modificazioni hanno portato a trasformazioni superficiali che si sono trasmesse geneticamente alle generazioni successive.

69-Storia culturale




Oggi popolazioni che vivono in una determinata regione più o meno vasta, hanno tutti gli stessi caratteri somatici pur con le profonde differenze tra individuo e individuo. L’ambiente, infatti, non tollera troppa variazione individuale per caratteri che controllano la capacità di sopravvivere nell’ambiente stesso. Ma il resto della costituzione genetica non presenta differenze sostanziali. Avevamo lasciato il nostro uomo, ormai padrone del globo, non più solo cacciatore e nomade, ma anche artista. I ritrovamenti di grotte con le pareti affrescate sparse in diversi punti della terra, di statuette, sepolture e altre testimonianze di questo genere ci danno ampia documentazione di come egli sia giunto ad un elevato livello culturale e tecnologico. Si può ben dire che a questo punto è finita la storia biologica dell’Uomo e comincia quella culturale. L’uomo di questo periodo è simile a noi nei tratti somatici ed un suo neonato, opportunamente educato, potrebbe diventare un letterato, un fisico, un agente di borsa. Il suo cervello è al suo massimo sviluppo e il suo pensiero, la sua capacità di pensare non ha eguali nella scala biologica. E’ veramente l’ultimo gradino.




agricoltura nel neolitico

 A questo punto della sua storia l’Uomo, pre adattato nelle sue capacità cerebrali, ha potuto imprimere una nuova velocità ai suoi stessi cambiamenti. Non erano più necessarie invenzioni genetiche da sottoporre al vaglio dell’ambiente sperando in un adattamento che risultasse vincente e, quindi, trasmissibile alle generazioni future. Quello che occorreva, erano solo invenzioni culturali. Le invenzioni genetiche avevano richiesto tempi lunghissimi perchè basati su nuovi assemblaggi del DNA, le invenzioni culturali, invece, richiedevano tempi molto più brevi perchè basate su assemblaggi di conoscenze e di idee. Si può così arrivare in breve alla nascita di nuove organizzazioni sociali, economiche e, infine, anche politiche. Sta per finire l’età della pietra, l’Uomo inventa l’arco, nasce l’allevamento e l’agricoltura, comincia ad addomesticare gli animali, ancora per poco l’Uomo lavorerà la pietra, in attesa della invenzione dei metalli, tecnologia destinata a cambiare, ancora una volta profondamente, le società antiche. In poche migliaia di anni la storia dell’Uomo ha visto una accelerazione notevole dello sviluppo culturale e tecnologico. Con un susseguirsi di invenzioni nei campi più diversi l’Uomo ha sviluppato tutta la sua creatività. Ha inventato la ruota, la scrittura, la matematica. In pochi secoli poi è nata la stampa ed il cinema; in pochi anni, infine, la televisione, i computers e le sonde interplanetarie. Ci vollero circa 4 milioni di anni per passare dall’essere scimmiesco che camminava su due piedi, al Sapiens sapiens. Quest’ultimo, invece, giunse, in 50 mila anni, alla capacità di addomesticare gli animali. In seguito tutto avvenne con una accelerazione progressiva, a cominciare dalle prime civiltà che sorsero come aggregazione di molti uomini, fino ai giorni nostri. Finita la preistoria, cominciava la Storia.

70-Città





Cose rivoluzionarie avvennero 8 mila anni fa; l’uomo addomesticava ed allevava animali, ma, soprattutto, coltivava alcune piante producendo cibo. Fu questa la molla che spinse i primi coltivatori, che sembra vivessero nell’Asia sud occidentale, a fermarsi vicino ai campi coltivati. Quelle tribù nomadi di cacciatori, impararono che era più utile coltivare i campi, nei pressi dei quali cominciarono a fermarsi per creare i primi insediamenti stabili e, col tempo, divennero dei veri centri abitati da numerose persone e dotati di strutture fisse e durature. Scelsero posti attraversati da fiumi che potessero garantire, con la abbondanza di acqua, una più sicura sopravvivenza e la possibilità  per i campi una abbondante produzione di cibo. Fu proprio in Asia sud occidentale. presso una sorgente, all’estremità della valle del Giordano, che 8 mila anni fa sorse Gerico, considerata la prima  città della Storia. Altre città seguirono in Anatolia, Siria, Palestina, Giordania e Libano; tutte erano costruite in zone abbracciate da fiumi. Il Nilo, il Tigri, l’Eufrate, il mar Rosso furono la culla delle prime civiltà. Intorno ad essi le popolazioni crescevano rapidamente e si svilupparono culture. Sumeri, Assiri, Babilonesi, Ittiti, Egiziani si susseguirono nel corso di millenni nella fertilissima regione che si trova a cavallo tra l’Asia e l’Africa. 






prime città sumere

Popolazioni giungevano, sviluppavano la propria cultura ed estendevano il proprio dominio fin dove era possibile ed esercitavano la propria influenza fino a che non giungeva un nuova popolazione che soppiantava la precedente e sostituiva la cultura precedente con la propria. Spesso uomini di una popolazione, infatti, decidevano di abbandonare il proprio popolo per andare alla ricerca di nuovi luoghi, meno affollati, dove creare nuovi insediamenti e sviluppare così nuove civiltà. Migrazioni continue, pertanto, permettevano il ricambio delle culture e il loro sviluppo nel corso dei millenni. Come tutti sappiamo, dai libri di Storia, quelle popolazioni possedevano dei livelli di cultura molto elevati ed una tecnologia di tutto rispetto; ciascuna cultura finiva per esercitare la propria influenza anche e soprattutto dopo essere stata soppiantata da quella di un altro popolo, e così, per stratificazioni si sommavano esperienze che portavano a livelli culturali sempre più elevati. Le società avevano una organizzazione sempre più complessa. Accanto a coloro che avevano il compito di coltivare le terre e allevare gli animali, per rifornire di cibo la popolazione, vi erano coloro che avevano il compito di difendere gli insediamenti dagli assalti di altri popoli attirati dal miraggio di una zona fertile e facile da coltivare. Spesso popolazioni vicine si contendevano un canale le cui acque erano utili per l’irrigazione dei campi e quindi fonte di vita utile per la sopravvivenza degli insediamenti. L’organizzazione sociale, politica e religiosa era abbastanza complessa e costituirono le basi per le future società  greca e romana.